Dici Svizzera e i più pensano a una terra dai paesaggi alpini mozzafiato, celebre per la produzione di cioccolato, formaggi e orologi, per la proverbiale puntualità dei suoi abitanti oltre che, naturalmente, le banche che da sempre fanno del Paese il forziere d’Europa.
In pochi però sospettano che la Svizzera, Paese storicamente neutrale e all’apparenza pacifico, disponga in realtà di uno degli eserciti meglio armati del mondo. Quella svizzera è infatti una neutralità “armata”, dettata dalla collocazione geografica della Confederazione, posizionata al centro del continente e circondata da potenze molto più grosse e rapaci. Il mantenimento di un’efficiente macchina militare nasce dall’antica necessità degli Svizzeri di difendere la libertà delle loro vallate. Una libertà tanto più cara perché ottenuta a caro prezzo, e solo dopo decenni di battaglie e di scontri.

Le origini della Svizzera risalgono infatti al Medioevo, per la precisione alla fine del XIII secolo. Il territorio della futura Confederazione dopo aver fatto parte dell’Impero di Carlo Magno, finì sotto la sovranità del Sacro Romano Impero. Verso la fine del Duecento buona parte di quello che oggi è territorio svizzero era possedimento dei duchi della famiglia Asburgo, che miravano a rafforzare il proprio controllo su quei territori già allora di grande importanza strategica ed economica, essendo la Svizzera area di transito delle carovane commerciali che facevano la spola tra l’Italia e la Germania.
Contrari a un inasprimento dei gravami feudali da parte dei signori erano ovviamente gli abitanti delle vallate alpine dell’area, pastori, contadini e boscaioli, che tutto avevano da perdere da una simile eventualità. Decisi a non accettare nuove imposizioni i rappresentanti delle tre comunità di Uri, Schweiz e Unterwald, i cosiddetti “Paesi Forestali”, o Waldstätte, convennero al Grütli, un grande prato situato sulle rive del Lago dei quattro cantoni, dove stilarono un documento noto come successivamente “Patto eterno confederale”, giurando solennemente di darsi sostegno reciproco in difesa della propria autonomia contro le pretese asburgiche, unendosi in alleanza perpetua. Sembra comunque, stando al testo del trattato, che con quel documento i cantoni non avessero fatto altro che ribadire antichi accordi il cui contenuto, però, purtroppo è a noi ignoto.

Ancora oggi si considera questo giuramento l’atto di nascita della Confederazione Svizzera così come il prato del Grütli, dove il giuramento fu pronunciato, è celebrato come culla della nazione. A ulteriore conferma dell’importanza di questo evento nella memoria nazionale svizzera, il 1° agosto, giorno in cui il patto fu siglato, è stato scelto nel 1891 dal governo elvetico come Festa nazionale.
L’insofferenza al dominio asburgico si manifestò nuovamente un paio di decenni più tardi quando, nel 1313, i contadini ribelli del cantone di Schweiz presero d’assalto l’abbazia di Einsiedeln, il cui abate era balivo (cioè rappresentante locale) degli Asburgo, la cui reazione non si fece attendere: il 15 novembre del 1315 una forza di circa ottomila uomini guidata dal giovane duca Leopoldo I marciò contro i ribelli per schiacciarne definitivamente le velleità autonomistiche. I circa milletrecento fanti svizzeri sconfissero però clamorosamente la pesante cavalleria nobiliare del duca nella battaglia di Morganten.

Leggenda vuole che tra le truppe elvetiche coinvolte in quella battaglia militasse anche il celebre Guglielmo Tell, figura a metà tra mito e realtà, di cui si comincia a trovare traccia nelle cronache medievali solamente a partire dalla seconda metà del XV secolo, oltre centocinquant’anni dopo i fatti narrati. I manoscritti riportano addirittura che fu proprio Guglielmo a dare inizio alla rivolta dei suoi compatrioti rifiutandosi di rendere omaggio al balivo Gessler, rappresentante degli Asburgo. Per la sua sfrontatezza Tell fu condannato, pena la morte, a colpire con la sua balestra una mela posta sulla testa del figlioletto. Superata la prova Guglielmo venne però arrestato per ordine di Gessler ma, mentre veniva tradotto in carcere nella fortezza di Kussnacht riuscì a liberarsi e a uccidere poi il prepotente balivo dando il via alla sollevazione popolare contro gli Asburgo. Un resoconto ancora più tardo, la Chronicon helveticum del 1550 racconta che l’eroe sarebbe morto eroicamente com’era vissuto nel 1354, sacrificando la sua vita per salvare un bambino dalla morte per annegamento.
Guglielmo Tell continuò a vivere nei cuori dei suoi concittadini che lo elessero a eroe nazionale. In suo onore ad Altdorf, città nella quale Tell compì il suo plateale gesto di disobbedienza, venne eretta nel 1895 la celebre statua che lo ritrae con l’inseparabile balestra accanto a suo figlio.

Il successo clamoroso conseguito a Morganten fu “premiato” nel 1316 con la concessione dell’immediatezza imperiale da parte dell’imperatore Ludovico il Bavaro, la cui famiglia era rivale degli Asburgo. Si trattava di una condizione privilegiata che faceva dei cantoni entità soggette direttamente all’Imperatore, liberandoli da ogni vincolo verso poteri e signori locali.
Intanto nuovi alleati aderirono alla confederazione: nel 1332 Lucerna su unì “Paesi Forestali” di Uri, Schweiz e Unterwald, i cantoni fondatori dell’Alleanza. Nel 1336 scoppiarono disordini a Zurigo che contrapposero la nobiltà cittadina al popolo, che costrinse infine le autorità urbane alla stipulazione di una formale alleanza tra Zurigo e la confederazione, nel 1351. Il patto provocò l’intervento del duca Alberto II d’Asburgo l’anno successivo. Durante la guerra i confederati occuparono anche Zugo e Glarona, divenuti poi membri della confederazione a tutti gli effetti rispettivamente nel 1365 e nel 1388. Nel 1353 fu la volta dell’adesione della repubblica di Berna, già alleata dai Paesi Forestali nella vittoriosa battaglia di Laupen del 1339 contro gli odiati Asburgo.

Nonostante le sconfitte accumulate nel corso dei decenni, gli Asburgo non avevano però rinunciato alle loro pretese di sovranità sui territori della nascente Svizzera. La parola passo così di nuovo alle armi: le milizie cantonali affrontarono con successo le truppe dei loro vecchi signori a Sempach nel 1386 e a Näfels nel 1388, uscendone vincitrici in entrambe le occasioni. Solo allora la Casa d’Asburgo riconobbe una volta per tutte l’autonomia della Svizzera.
I successi militari fecero guadagnare agli svizzeri la fama di combattenti provetti, estremamente disciplinati e dotati di grande ardore bellico. La perizia nell’uso delle armi, che li rese in seguito estremamente ricercati come mercenari da tutti i sovrani europei, fu il fattore chiave che permise alla Svizzera di preservare la propria libertà e indipendenza: non a caso, come scrisse Machiavelli ne “il Principe”, “E svizzeri sono armatissimi e liberissimi”.