Non sparate, facciamo festa!

LA TREGUA DI NATALE DEL 1914 SUL FRONTE OCCIDENTALE

“I fucili rimasero in silenzio […] senza disturbare la notte. Parlammo, cantammo, ridemmo […] e a Natale giocammo a calcio insieme, nel fango della terra di nessuno”

Christmas 1914, Mike Harding

Copertina del Daily Mirror riportante la notizia della tregua tra soldati britannici e tedeschi durante il Natale 1914.

Quella che vogliamo raccontare oggi è una verità dimenticata dalla Storia e ignota ai più. Accadde centosette anni fa mentre il nostro continente era sconvolto dalla peggiore guerra che il mondo avesse mai conosciuto fino ad allora: la Prima Guerra Mondiale.

Durante l’estate precedente l’Europa era stata incendiata dallo scoppio della Grande Guerra. Cominciato il 28 luglio, a un mese esatto di distanza dall’attentato di Sarajevo, come un confronto limitato tra Impero austro-ungarico e Serbia, ben presto il conflitto si era esteso a tutto il continente a causa dei micidiali meccanismi di alleanza che obbligavano i contraenti a intervenire in aiuto dei propri partner. In capo a una settimana la guerra coinvolse tutte le principali potenze europee: La Germania si schierò con l’Austria dichiarando guerra a Russia e Francia, appoggiate invece dalla Gran Bretagna. Nel corso della sanguinosa contesa sarebbero poi intervenuti altri Paesi come l’Italia oltre al Giappone e agli Stati Uniti, trasformando così la guerra europea nel primo conflitto su scala globale della storia umana.

Soldati tedeschi in partenza per il fronte nell’estate del 1914. Le notizie riguardanti la mobilitazione vennero accolte con entusiasmo. 

Inizialmente la scelta dei governi di scatenare la guerra ottenne il pieno appoggio delle rispettive opinioni pubbliche nazionali. Nell’estate del 1914 le notizie riguardanti le dichiarazioni di guerra e gli ordini di mobilitazione generale furono generalmente accolte con entusiasmo dai popoli coinvolti. Le foto in bianco e nero risalenti a quei giorni ci mostrano infatti i soldati che si avviano a prendere il treno che li porterà al fronte accompagnati dalle proprie compagne, tra due ali di folla festante al suono delle fanfare. Gli stessi militari appaiono sorridenti. In Francia tutti si aspettavano che l’esercito avrebbe lavato con il sangue tedesco l’onta della sconfitta subita oltre quarant’anni prima e costata la perdita dell’Alsazia e della Lorena. Dall’altra parte, in Germania, si era concordi nell’affermare che le armate del Kaiser sarebbero entrate in trionfo a Parigi. In generale tanto i governi quanto le popolazioni degli Stati belligeranti si aspettavano che la guerra sarebbe stata breve e soprattutto vittoriosa. Come affermò lo stesso Imperatore di Germania Guglielmo II la guerra sarebbe “finita per Natale”.

Violenti scontri tra le fanterie francesi e tedesche nelle prime fasi della guerra. 

La realtà nuda e cruda della guerra si rivelò ben presto ai giovani che erano accorsi entusiasti sotto le sue bandiere facendo svanire velocemente l’illusione di una rapida e facile vittoria. Dopo un mese di feroci scontri con gli eserciti francesi, inglesi e belgi, i tedeschi fallirono nel loro obiettivo di conquistare Parigi. Il conflitto si impantanò in una logorante guerra di posizione il cui simbolo furono le trincee, fossati scavati nel terreno in cui i soldati erano costretti a stazionare tra fango, pidocchi e fuoco nemico e da cui essi uscivano solamente per pericolose operazioni di pattugliamento o per compiere assurdi assalti alla baionetta contro le postazioni nemiche, andando incontro, nella maggior parte dei casi, a un massacro.

Questa situazione, unita alla consapevolezza di essere tutti, amici e nemici, nella stessa situazione, portò i soldati degli eserciti contrapposti a fraternizzare o a stipulare tacite tregue, per esempio evitando di fare fuoco durante la distribuzione del rancio. Naturalmente questi episodi non erano tollerati dai comandi e i responsabili rischiavano l’accusa di tradimento e la corte marziale. Compito degli ufficiali era individuare e punire i soldati che si fossero mostrati troppo “concilianti” con il nemico. Con l’approssimarsi del Santo Natale,  il 7 dicembre 1914, Papa Benedetto XV chiese ai governi delle nazioni belligeranti la stipulazione di una tregua natalizia, affinché “i cannoni possano tacere almeno nella notte in cui gli angeli cantano”. La proposta tuttavia cadde nel vuoto.

Soldati tedeschi ricevono pacchetti e lettere da casa in occasione del Natale del 1914.

Finché le regole caddero spontaneamente quella magica notte di dicembre. Quella sera era stato dato ordine alle truppe di non interrompere per nessuna ragione i combattimenti. Ma essendo pur sempre Natale i comandi fecero arrivare ai soldati piccoli pacchetti – regalo contenenti dolci, tabacco o liquori. A Ypres, la sera della Vigilia, i tedeschi addobbarono le trincee, scambiandosi gli auguri. Qualcuno intonò la canzone “Stille Nacht”, ricevendo risposta dalle linee opposte. Per tutta la notte nessuno smise di cantare, ciascuno nella propria lingua.

Durante il giorno di Natale si hanno notizie dai diari e dalle lettere dei soldati che, in vari punti del Fronte Occidentale, uomini dei due schieramenti si incontrarono nella terra di nessuno, scambiandosi auguri e piccoli doni. Addirittura un soldato inglese si mise a tagliare i capelli ai tedeschi in cambio di sigarette. Insieme, tedeschi e anglo-francesi, seppellirono i loro commilitoni caduti nei giorni precedenti i cui corpi erano rimasti sulla terra di nessuno, e fraternizzarono completamente.

File:Christmas Truce by Frederic Villiers.jpg
La notte di Natale del 1914 i soldati preferirono scambiarsi auguri anziché pallottole.

Dalle testimonianze sappiamo che vi furono anche partite di calcio tra i due schieramenti, come per esempio avvenne tra due squadre di scozzesi e di sassoni. Quelle partite divennero uno dei simboli di quell’insolito e indimenticabile Natale. Queste tregue, comunque, furono principalmente un’iniziativa dei soldati semplici venendo duramente osteggiate dagli ufficiali che arrivarono a minacciare severissime sanzioni disciplinari per tutti coloro che si erano resi responsabili di fraternizzazione con il nemico. Non solo: gli alti comandi adottarono contromisure volte a evitare che tali episodi si ripetessero. Le notizie riguardanti le tregue non autorizzate vennero poi censurate su tutti i giornali. In effetti negli anni successivi tali episodi si verificarono molto più raramente e comunque mai più come nel 1914.

Si improvvisarono partite di calcio nella terra di nessuno. 

A dispetto del tentativo di cancellare questi eventi dalla memoria collettiva, a oltre cento anni di distanza da questi fatti mi sembra doveroso ricordare il gesto di quei soldati. Pur coinvolti loro malgrado nei gironi infernali del fronte di guerra essi ebbero la forza di essere uomini e di dimostrare la loro umanità, nel giorno della nascita di Cristo. La tregua di Natale fu forse l’ultima volta in un conflitto in cui gli uomini delle due parti dimostrarono un comportamento cavalleresco gli uni verso gli altri, senza considerarsi come nemici da annientare senza pietà. Dopo di essa si aprirono gli orrori della guerra moderna, destinata a lasciare profondi e duraturi traumi nella memoria umana.

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