27 Ottobre 1858. In quella gelida mattinata autunnale, al numero 28 della Ventesima East Street nel quartiere di Manhattan, New York, nasceva dalla mondana signora Marta ‘’Mittie’’ Bulloch un bambino pallidino e dall’aspetto gracile che minacciava una salute malferma, presagi che poi si sarebbero concretizzati nella prima infanzia. Era il secondo figlio della signora Bulloch, il cui marito e padre del bimbo (oltre che della primogenita Anna e di Elliott e Corinne, che sarebbero arrivati dopo) era l’imprenditore e filantropo Theodore Roosevelt sr. – un cultore e patrono delle arti che sarebbe stato fra coloro che avrebbero fondato il Metropolitan Museum di New York. Il bimbo fu battezzato Theodore jr, ma divenne presto ‘’Teddy’’ per amici e familiari.
Il nome Roosevelt era noto e aveva un certo peso già alla nascita del piccolo Theodore, ma allora non erano molti che immaginavano la rilevanza storica e politica che avrebbe ricoperto, negli USA come nel mondo.

Quanti personaggi e grandi nomi avrebbero portato il nome Roosevelt? Beh, naturalmente c’è il grande FDR, Franklin Delano Roosevelt, che ridotto in sedia a rotelle dalla malattia e dalla paralisi avrebbe guidato l’America nel fronteggiare la minaccia contro il mondo libero presentata dalla Germania nazista e dai suoi alleati dell’Asse, e che purtroppo non avrebbe vissuto abbastanza a lungo per vedere la pace e i frutti dei suoi sforzi. E naturalmente non possiamo dimenticare la sua lontana cugina nonchè consorte, la First Lady Eleanor Roosevelt, e il loro figlio Elliott (da non confondersi con il fratello di Teddy), che avrebbe combattuto nella Seconda Guerra Mondiale diventando generale di brigata nella Air Force, o Kermit (nipote di Teddy) che sarebbe stato fra gli ufficiali che avrebbero costituito la CIA, la Central Intelligence Agency.
Ma che dire del piccolo Teddy, che soffriva di una terribile asma e terrori notturni, che teneva i suoi genitori terrorizzati in lunghe notti insonni e sempre pronti a fare una corsa disperata dal dottore in caso di attacchi?

Quel bambino dalla costituzione malferma che avrebbe studiato da casa sotto l’occhio vigile della madre e di tutori privati, perché giudicato troppo fragile per andare a scuola? Quel bambino che a sei anni partecipò al corteo funebre di Abraham Lincoln? Quel bambino così tanto interessato agli animali e agli insetti, al punto da farsi dare una testa mozzata di una foca al mercato e imparare l’arte dell’imbalsamatura a soli sette anni?
Beh, quel bambino gracilino, il piccolo Teddy, sarebbe diventato scrittore di ben trentacinque libri, avventuriere, storico, cowboy, capo della polizia, cavallerizzo, esploratore, naturalista, Governatore, Assistente Segretario della Marina, Vicepresidente e infine Presidente degli Stati Uniti d’America. Avrebbe inoltre commissionato il Canale di Panama, il Servizio Forestale degli Stati Uniti d’America, e una gran quantità di parchi naturali in tutti gli Stati Uniti – quindici in tutto – più quattro riserve di caccia, cinquantuno riserve ornitologiche e ben quasi centocinquanta foreste riconosciute.
Da ragazzo il piccolo Teddie fu uno studente attento e vivace. Il 27 Settembre 1876 entrò ad Harvard, dove eccelse in scienze, filosofia e retorica, anche se aveva ripetuti problemi e lacune in greco e latino. Leggeva e imparava con memoria fotografica e divenne presto un apprezzato naturalista – dopotutto biologia era una delle sue materie preferite – e aveva già pubblicato alcuni articoli di ornitologia. Quando il padre spirò il 9 Febbraio 1878, Roosevelt ne fu profondamente sconvolto ma dopo un momento di smarrimento e dolore intensificò le sue attività e raddoppiò il suo entusiasmo per gli studi. Nonostante il padre gli avesse lasciato un’eredità di 125 mila dollari – l’equivalente di circa tre milioni e trecentomila dollari al giorno d’oggi – che gli avrebbero permesso di vivere di rendita per il resto della sua vita, Roosevelt decise comunque di studiare legge alla Scuola di Legge di Columbia, anche se personalmente trovava che ‘’la legge fosse spesso irrazionale’’.

Nello stesso periodo entrò in politica, una scelta poco comune fra i giovani uomini del suo gruppo sociale, partecipando agli incontri del Partito Repubblicano a Morton Hall. Dopo aver sconfitto politicamente un membro dell’assemblea legato al senatore Roscoe Conkling, Roosevelt decise di abbandonare gli studi di legge e dedicarsi interamente alla politica.
L’esperienza politica di Roosevelt fu vivace e ricca d’avvenimenti. In qualità di uomo politico, Roosevelt aveva una visione rivolta al futuro che era all’avanguardia per i suoi tempi, specialmente quando si trattava di questioni sociali. Mentre era in corsa per la presidenza nel 1912, divenne il primo importante candidato presidenziale a sostenere il pieno suffragio universale per le donne, avendo sostenuto l’uguaglianza per le donne almeno dal 1880. Si era anche prodigato in difesa di molti gruppi di minoranze etniche e culturali che subivano gravi discriminazioni durante il suo tempo: cattolici, ebrei, afroamericani e cinesi. Testimonianze riportano che ai tempi in cui era commissario di polizia di New York, un predicatore tedesco antisemita pretendeva di essere protetto durante le sue scorrerie nel quartiere ebraico.

In quanto uomo di fede, Roosevelt fu obbligato ad assegnarli una scorta. Per una visita intesa esclusivamente ad antagonizzare e tormentare la popolazione ebraica, Roosevelt apparentemente gli assegnò una nuova scorta composta interamente da robusti poliziotti di fede ebraica. L’umiliazione fu troppo grande per il predicatore che da quel giorno interruppe tutti i suoi odiosi sermoni.
Tuttavia, sotto moltissimi aspetti Roosevelt era anche in larga parte un prodotto del progressismo razzista dell’inizio del XX secolo e quindi profondamente in linea con le convenzioni del suo tempo su alcune questioni. Credeva nel concetto del ‘’Fardello dell’Uomo Bianco’’, specialmente relativo all’Africa e al Sud America, e nutriva un odio quasi patologico contro i pellerossa che fortunatamente si andò ad ammorbidire di molto negli anni della vecchiaia. In veste di Governatore di New York, sapeva spendersi in molto in favore dei più deboli e bisognosi come già aveva fatto quando aveva ricoperto il ruolo di commissario della polizia.
Fra le parentesi della vita politica, anche la vita privata di Roosevelt fu molto frastagliata, avventurosa e a tratti anche tragica. Fra le avventure nella giungla, battaglie navali sulle coste cubane durante la Guerra ispano-americana in cui egli si distinse come colonnello, e i suoi studi nei campi della biologia e della natura, il ‘’piccolo Teddy’’, ora cresciuto in un uomo forte, vigoroso e mascolino, dovette fare i conti con una serie di tragedie che colpirono la sua famiglia.

Oltre all’adorato padre con cui aveva un rapporto molto affettuoso, Roosevelt presto perse l’adorata prima moglie. Infatti Alice morì lo stesso giorno di sua madre nel giorno di San Valentino del 1884 dopo aver dato alla luce la figlia a cui venne dato il nome della suocera, fatto che avrebbe messo a dura prova il rapporto di Theodore con la figlia per il resto della sua vita. Il fratello minore di Theodore, Elliott, nonostante il suo bell’aspetto e la sua personalità affascinante, combatté contro l’alcolismo e la malattia mentale che si intensificarono dopo la morte di sua moglie Anna, e morì nel 1894 all’età di soli trentaquattro anni, lasciando i suoi tre figli – inclusa la futura First Lady Eleanor Roosevelt – senza un padre. Nonostante la sua retorica in difesa della guerra e dell’interventismo americano, Roosevelt rimase devastato dalla morte del figlio Quentin nella Prima Guerra Mondiale mentre l’altro figlio Kermit, dopo aver combattuto contro la depressione per tutta la vita, ebbe un crollo definitivo dopo la morte del padre giungendosi a togliersi la vita ad appena cinquantatré anni. E così, la seconda moglie di Theodore Roosevelt, Edith, finì per sopravvivere non solo a suo marito ma a tre dei suoi quattro figli. Le tragedie che avevano colpito i Roosevelt sono oggi comparate da alcuni a quelle che colpirono i Kennedy mezzo secolo dopo.

Il Partito Repubblicano sentiva di averne avuto abbastanza del suo estro e della sua ‘’originalità’’ dimostrate nella sua tenuta come Governatore di New York e lo nominò quindi Vice Presidente, dove si presumeva che sarebbe stato impotente – visto che all’epoca l’ufficio del Vice Presidente era visto come un mero ruolo istituzionale senza alcun potere effettivo. Tuttavia non tutti furono d’accordo con questa mossa. Quando venne a sapere di questo stratagemma, Mark Hanna, presidente del Comitato Nazionale Repubblicano, aveva platealmente esclamato “Nessuno di voi si rende conto che c’è solo una vita a frapporsi tra quel pazzo e la Presidenza?”
E destino volle che meno di un anno dopo, il presidente McKinley fu assassinato, facendo salire Roosevelt alla Presidenza. Ciò suscito diversi commenti – alcuni ilari, altri infuriati – ma tutti sulla falsariga di “Quel dannato cowboy non può davvero essere il Presidente!”. Ma così fu. Roosevelt fu eletto a pieno titolo nel 1904 – il primo “presidente per caso” a fare ciò, e il più giovane Presidente della storia americana a soli quarantadue anni – e vinse il Premio Nobel per la Pace mentre era ancora in carica per aver mediato un accordo di pace tra l’impero giapponese e quello russo e diventando il primo americano a vincere un premio Nobel in assoluto. Inviò una flotta statunitense in una crociera globale non violenta, che in realtà fu più che una serie globale di feste e ricevimenti per mostrare la forza navale degli Stati Uniti. Si fece da parte alla fine del suo mandato in modo che William Howard Taft potesse essere eletto presidente.

Nel corso dei quattro anni successivi, tuttavia, Roosevelt restò deluso da Taft e dal suo governo, che aveva cominciato ad avvicinarsi verso l’ala conservatrice dei repubblicani, mentre Roosevelt era dell’ala liberale e progressista, e decise quindi di sfidarlo per la nomination repubblicana.
Quando tale iniziativa non ebbe seguito, Roosevelt non si diede per vinto e diede vita al suo partito politico – il Partito Progressista, noto anche con il nome più evocativo di Bull Moose Party (Partito dell’Alce, nome proveniente dal simbolo del suddetto) – in modo da potersi candidare contro Taft nelle elezioni del 1912.
Purtroppo questa iniziativa finì per per dividere il voto dei repubblicani e consentire al candidato democratico Woodrow Wilson di vincere le elezioni, al tempo stesso dimostrando perché i partiti di terza parte non durano a lungo sulla scena politica americana. Ciò nonostante Roosevelt ottenne più voti di Taft. Fu la seconda e ultima volta che un candidato di un terzo partito si fu classificato secondo o superiore in un’elezione Presidenziale degli Stati Uniti.
Imparando da questa esperienza, Roosevelt si riappacificò con il Partito Repubblicano mentre i capi del partito, una volta compreso appieno l’uomo straordinario con cui avevano a che fare, erano pronti a sostenerlo come candidato per le elezioni del 1920, che Teddy avrebbe quasi certamente vinto se purtroppo non fosse morto il 6 gennaio 1919 a soli sessant’anni. L’asma che l’aveva sempre tormentato, combinata ad altre malattie che aveva contratto nelle sue spedizioni nelle giungle del mondo, si rivelò fatale. All’annuncio della sua morte, il figlio Archibald aveva tristemente telegrafato ad amici e parenti “Il leone è morto”. A tale notizia, il Vice Presidente in carica Thomas Riley Marshall ebbe a dire “La morte ha preso Roosevelt nel sonno, perché se avesse tentato di prenderlo da vivo lui le avrebbe dato battaglia!”. Dopo un breve servizio funebre privato nella casa di Sagarmore Hill, un altro funerale fu tenuto alla Chiesa Cristiana Episcopale di Oyster Bay. La salma fu traslata al Youngs Memorial Cemetery, scortata sotto una nevicata da un battaglione di poliziotti a cavallo del dipartimento di New York.

Figura carismatica e dalle dimensioni epiche, immortalata nel monumentale Monte Rushmore insieme ad altri tre grandi presidenti della storia americana – George Washington, Thomas Jefferson e Abraham Lincoln – Roosevelt è ammirato e preso a esempio sia dai liberali per le sue opinioni e azioni di carattere progressista, sia dai conservatori per la sua dedizione alla legge, alla difesa dello stato di diritto, dovere civico e disciplina militare. Nonostante alcune critiche per le sue visioni di carattere interventista e imperialista nei confronti delle nazioni ‘’non civilizzate’’, è una figura rispettata e amata in tutto il mondo e considerato fra i cinque più grandi Presidenti degli Stati Uniti d’America nonchè una vera personificazione dei valori del “sogno americano”.
Bibliografia:
- Edmund Norris – The Rise of Theodore Roosevelt
- Henry F. Pringle – Theodore Roosevelt: A Biography