Il lato segreto del Grande Timoniere

VITA PRIVATA E ABITUDINI DI MAO TSE TUNG (1893-1976)

Mao Tse-tung (occidentalizzato in Mao Zedong) è una figura polarizzante nell’ambito della Cina contemporanea e nelle sue luci e nelle sue ombre è considerato l’uomo che ha gettato le basi dell’odierna Repubblica Popolare Cinese, una delle più importanti superpotenze mondiali a livello economico, politico e culturale.

El presidente Mao Tse Tung y el movimiento de amistad chino-japonés
Mao Tse-tung (1893-1976) Leader del Partito Comunista e della Repubblica Popolare Cinese.

Egli è ricordato come l’uomo che sviluppò una forma propriamente cinese di Comunismo sfidando l’egemonia di Mosca sulla scena internazionale socialista insieme alla Jugoslavia del Maresciallo Tito – e concentrando i suoi sforzi nella creazione di un potente stato cinese come baluardo di un blocco socialista indipendente da quello sovietico.

Dopo anni di aspre lotte contro il Kuomintang – il movimento nazionalista e per un certo periodo, il governo al potere, guidato dal Generalissimo Chiang Kai-shek – messe in pausa giusto per appianare le divergenze e unirsi contro il nemico comune dell’invasione giapponese durante la Seconda Guerra Mondiale, ed aver consolidato il suo potere nell’apparato politico del Partito Comunista Cinese, Mao finalmente si trovò in quella posizione di potere da lui agognata per anni.

Le sue iniziative ambiziose politiche, miranti a trasformare lo sgangherato Stato cinese in una superpotenza moderna capace di rivaleggiare con Stati Uniti e Unione Sovietica, anche se intese verso il miglioramento della vita dei contadini e dei cittadini cinesi spesso trascuravano il fattore umano, conducendo a notevoli perdite di vite – calcolate nei milioni – e nel fallimento degli obiettivi prefissati o comunque in una loro realizzazione molto parziale.

La casa natale di Mao.

Ma chi era quest’uomo, i cui disegni politici furono gravidi di conseguenze per decine di milioni di cinesi? Mao nacque nella tarda mattinata del 26 dicembre 1893, da una famiglia di modesti proprietari terrieri (quelli che in Russia saranno noti in epoca staliniana come “kulaki”) . Il giovane Mao era un ragazzo molto vispo e intelligente, ma con un’indifferenza cronica verso il lavoro nei campi e quella che considerava la piccolezza della vita rurale. A differenza di Stalin, la sua controparte sovietica, Mao non aveva dovuto subire le intemperie di un padre alcolizzato e di una madre rigida e severa il cui principale strumento d’educazione erano le botte ma crebbe coccolato e viziato dai genitori, anche se lui avrebbe poi affermato il contrario.

Mao ventenne in una fotografia del 1913.

Un giorno, l’adolescente Mao ebbe un’aspra discussione con i genitori: secondo alcune fonti, egli avrebbe criticato il padre per non aver svolto una più ampia quota di lavoro in quanto capofamiglia – una cosa impensabile nella cultura contadina cinese, avere un figlio che esortava il padre a lavorare di più – mentre secondo altre testimonianze, egli si sarebbe invece opposto al suo matrimonio combinato dai genitori con Luo Yixiu, una ragazza figlia di un altro proprietario terriero. Inseguito dai genitori, Mao si sarebbe diretto verso l’acquitrino al limitare del villaggio e avrebbe minacciato di buttarvisi se non lo avessero lasciato in pace. Ciò funzionò nel far desistere i genitori dal disciplinarlo, e Mao imparò precocemente che poteva utilizzare questo genere di minacce per ricattare emotivamente gli altri – metodo che avrebbe applicato e affinato per il resto della sua vita e carriera politica.

Sia come sia Mao dovette comunque sposare Luo quando lei aveva solo diciott’anni e lui a malapena quattordici, anche se il matrimonio non fu mai consumato e la ragazza morì tre anni dopo di dissenteria. Mao nel frattempo era fuggito nella vicina Shaoshan e la sua avversione al lavoro manuale era improvvisamente scomparsa in luce della sua determinazione a guadagnare abbastanza per potersi permettere un’istruzione superiore. Mao passava la gran parte del tempo libero leggendo, in particolare opere storiche e classiche come i registri del Grande Storico di Sima Qian, e la Cronaca delle Dinastia Han di Ban Gu; oltre a trattati politici come le Proteste personali dallo studio di Jiao Bin di Feng Guifen.

Yang Kaihui, seconda moglie di Mao. Venne giustiziata dai nazionalisti del Kuomintang nel 1930.

Dopo Yuo, Mao avrebbe avuto altre tre mogli. Yang Kaihui, una compagna di rivoluzione che sarebbe stata tragicamente giustiziata dal Kuomintang nel 1930 e che Mao avrebbe ricordato per tutta la vita, dedicandole il poema di gusto classico Gli Immortali, in cui commemorava Yang e il marito di un’amica morto nel 1933, Liu Chi-hsun. A tal proposito c’è da notare che nonostante Mao avesse mostrato una certa indifferenza alla notizia della morte della prima moglie Luo, tale evento in realtà lo scosse nel profondo e fu sicuramente una delle principali motivazioni che lo spinsero, una volta al governo, a varare un’iniziativa per formare e preparare nell’arco di sei mesi un esercito di ”medici contadini” da inviare nelle campagne per prevenire morti che potevano essere prevenute come quella di Luo.

Le altre due mogli non sarebbero state trattate o ricordate con altrettanto riguardo. Mao divorziò ed escluse dalla vita politica e del movimento la terza moglie, He Zizhen, dopo che questa gli fece una scenata pubblica per la sua infedeltà. Lui la inviò in Unione Sovietica, Paese con cui all’epoca i rapporti erano eccellenti , e qui Nikolai Yezhov, il capo in carica dell’NKVD (la polizia segreta sovietica) fece sì che ella passasse per inferma di mente e venisse ricoverata in un manicomio.

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He Zizhen, terza moglie di Mao tra il 1930 e il 1937.

Un destino lievemente migliore rispetto a quello che toccò a tanti altri comunisti cinesi, ma anche tedeschi, francesi e italiani che si trovavano in URSS durante le Grandi Purghe. Non è mai stato chiaro se furono Mao o altri membri del Partito Comunista Cinese a inoltrare la richiesta di internamento per He Zizhen, anche se una certa corrispondenza cartacea fu trovata nella scrivania del capo del Settore estero NKVD Abraham Slutsky, insieme a certe lettere di altri esponenti e agenti comunisti stranieri quali Ignaz Reiss e Monika Massing (sorella di Hede Massing). Slutsky sarebbe poi morto in circostanze misteriose, Ignaz Reiss assassinato in Svizzera, Monika Massing consegnata alla Gestapo e giustiziata a Ravensbruck, ma nulla accadde a He, il che fa supporre che effettivamente qualcuno dovesse vegliare su di lei – se non Mao, qualche altro esponente del PCC, forse Lin Biao. Infine la quarta moglie, Jiang Qing, avrebbe accumulato un certo potere per tutto il resto della vita di Mao, ma alla morte di quest’ultimo sarebbe stata spogliata delle sue posizioni, accusata di aver fatto parte della ”Banda dei quattro” che avevano causato la Rivoluzione Culturale e avrebbe finito col suicidarsi in carcere.

Mao con la quarta moglie Jiang Qing. Dopo la morte del Grande Timoniere cadde in disgrazia.

La strada per il potere non fu facile e spesso ebbe contrattempi. Forte della sua cultura classica, Mao aveva sicuramente letto e riletto L’arte della guerra di Sun Tzu, e pertanto era saldamente determinato a perseguire il vantaggio personale, in politica come in guerra. Soleva dire ”La politica è guerra senza spargimenti di sangue, la guerra è politica con spargimenti di sangue”. Questa frase, che somma la determinatezza di Mao nel raggiungere il potere assoluto e attestare il proprio vantaggio politico personale, gli causò non pochi problemi. La sua spietata repressione di tutta l’opposizione e il carattere autocratico delle sue azioni nel Soviet di Jiangxi destarono allarme nel più ampio PCC, che presto intervenne con il forte sostegno del Comintern russo. Mao fu retrocesso e sostituito dai cosiddetti “28 Bolscevichi” di Mosca. Gli attacchi militari del KMT di Chiang Kai-shek diminuirono a seguito di un’invasione giapponese nel 1932, ma due anni dopo divenne chiaro che un massiccio assalto KMT era imminente. Il PCC decise di evacuare il Soviet di Jiangxi e, nell’ottobre 1934 iniziò la cosiddetta Lunga Marcia di oltre diecimila chilometri verso posizioni più sicuri nel nord della Cina.

Long march Mao.jpg
Mao a cavallo con i suoi uomini durante la Lunga Marcia nel 1934.

All’inizio della Marcia, Mao, malato e caduto in disgrazia, era un membro relativamente giovane del Politburo al potere. Tuttavia, avrebbe presto mostrato il suo coraggio come leader militare sconfiggendo l’opposizione e, quando la Lunga Marcia terminò nella provincia di Sichuan, nove mesi dopo, era diventato il leader indiscusso del movimento. Sebbene in seguito Mao abbia mitizzato la Lunga Marcia, essa era stata in realtà una sconfitta militare temporanea per il PCC. Continuando a molestare l’Armata Rossa con schiaccianti forze KMT e azioni di schermaglia, Chiang Kai-shek, per ragioni strategiche, si era astenuto dal lanciare un attacco decisivo. In una sola battaglia (un impegno di cinque giorni lungo le sponde del fiume Chiang), il PCC perse metà del suo esercito di 60 mila soldati. Ad un certo punto, Mao rifiutò il sostegno decisivo offerto da un altro esercito di 80 mila uomini, poiché temeva che il suo generale, con il suo esercito più numeroso, lo avrebbe sostituito come comandante in capo. Per Mao il vantaggio personale contava chiaramente più degli interessi del suo esercito.

Mao brinda all’alleanza con il rivale Chiang Kai-shek, leader del Kuomintang. I due siglarono una temporanea intesa contro gli invasori giapponesi nel 1937.

Una volta conclusa la Lunga Marcia, Mao si risolse ad utilizzare le truppe rimaste per insediarsi come leader del Soviet di Yan’an e usò questa posizione per rivendicare la leadership dell’intero PCC alla Conferenza Zunyi del 1935. Dal canto suo Chiang era pronto a distruggere il Soviet, con quasi certe possibilità di successo, quando il Signore della Guerra generale Zhang Xueliang – figlio del defunto Zhang Zuolin, “La Tigre del Nord” – lo rapì e lo costrinse ad accettare un’alleanza con i comunisti contro il Giappone, che nel frattempo, dopo l’invasione della Manciuria, avevano nuovamente attaccato la Cina a partire dal 7 luglio 1937, giorno del cosiddetto “incidente del ponte di Marco Polo”.

Chiang quindi diede la sua parola e annullò l’offensiva, stabilendo il “Fronte unito” contro gli invasori nipponici. Negli anni di guerra Mao cominciò a mettere sempre più in ombra la sua controparte nazionalista e anticomunista, e la fine del conflitto segnò anche la fine del suo più teso e fragile patto con Chiang. Una volta respinto l’invasore giapponese, infatti, la guerra civile cinese riprese nel 1945 più violenta che mai. Inizialmente in ampia inferiorità numerica, gli eserciti del PCC cominciarono a guadagnare un sempre più crescente sostegno popolare e gradualmente a prendere il sopravvento. Quando finalmente Pechino cadde, nel settembre 1949 Chiang Kai-shek lasciò definitivamente la Cina continentale per l’isola di Formosa (Taiwan). Il 1° ottobre 1949 da Piazza Tienanmen Mao annunciò la fondazione della Repubblica popolare cinese (RPC) alla presenza di trecentomila sostenitori esultanti.

Mao proclama la nascita della Repubblica Popolare Cinese il 1° ottobre 1949 da Piazza Tienanmen, a Pechino.

Mao aveva finalmente coronato il suo agognato sogno di potere. Una volta al vertice della neonata Repubblica Popolare s’impegnò appieno nel realizzare quei progetti di modernizzazione che nelle sue intenzioni avrebbero trasformato la Cina in una superpotenza.

Ma nel frattempo, cominciò sempre più a distanziarsi e ad alienarsi da quella massa di cui aveva sempre fatto parte mutando il suo comportamento come nemmeno Chiang Kai-Shek aveva fatto nei suoi anni di potere e assumendo uno stile di vita simile a quello dei vecchi Imperatori. La sua routine quotidiana divenne sempre più erratica e instabile, l’insonnia che lo assillava spesso lo teneva sveglio per trenta, cinquanta o perfino settantadue ore di seguito, per poi abbandonarsi a un sonno profondo che durava per giorni. Egli non portava un orologio e si aspettava che gli altri si adattassero alle sue abitudini irregolari; le riunioni (che avvenivano nella sua camera da letto) dopo la mezzanotte divennero un evento consueto.

Cominciò anche a costruirsi un harem di concubine, convinto com’era che seguendo le norme taoiste in materia sessuale, avrebbe esteso la sua longevità e favorito il suo stato di salute. Le ragazze venivano assunte come ”infermiere”, e alcune erano giovanissime, di appena quattordici o quindici anni. Mao spesso le incoraggiava a presentargli le loro amiche e non mancava di ricoprirle di regali.

Mao Zedong (Mao Tse-tung). Photograph from 1957 showing him laughing and surrounded by a group of deighted women, some in modern and some in ethnic dress. Photo by Michael Nicholson/Corbis via Getty Images
Mao fotografato nel 1957 con un gruppo di ragazze. Il Grande Timoniere amava circondarsi di giovani donne tanto che arrivò a costruirsi un vero e proprio harem.

Quando non era in compagnia delle sue ragazze, Mao s’intratteneva anche a parlare con le sue giovani guardie del corpo, dando loro consigli di vita e in materia sentimentale. Anche se questo comportamento venne valutato da una di queste guardie come un genuino tentativo di mantenere dei contatti umani, Mao si trovò comunque sempre più solo. Non poteva parlare con le ragazze o coi soldati di politica o delle sue vere passioni, quali la poesia e la letteratura cinese classica, e non si fidava fino in fondo dei compagni di partito per intrattenere con loro una vera e propria relazione umana.

Consumava i suoi pasti da solo nella sua stanza e le sue tendenze manipolatorie venivano alla luce nelle interazioni con le sue guardie e le sue concubine – egli guadagnava la loro fiducia al punto che essi dipendevano totalmente da lui e giungevano a confessargli le loro colpe personali, che poi egli
”perdonava”. In questo modo metteva in una posizione di debito e riverenza tutti coloro che facevano parte del suo mondo privato.
Inoltre, secondo gli standard non solo occidentali, ma anche dei suoi contemporanei, Mao manteneva una scarsa igiene personale. Anche se gli piaceva nuotare non faceva mai il bagno, preferendo invece strofinarsi periodicamente con un asciugamano caldo secondo il detto contadino che recitava ”un bagno alla nascita, uno al matrimonio e uno alla morte”. Oltre a ciò non si lavava i denti, ma si sciacquava la bocca ogni giorno con il tè. Rifiutò categoricamente ogni terapia dentale e di conseguenza ebbe problemi e dolori dentali cronici. Per questi motivi i suoi denti erano costantemente ricoperti da una patina verde e nel 1970 aveva perso tutti i denti superiori.

Mao in compagnia di Nikita Khrushev, Ho Chi Minh e Soong Ching-ling durante una cena di stato a Pechino nel 1959. Il leader cinese aveva pessime abitudini alimentari e trascurava profondamente la propria igiene orale.

Preferiva i cibi grassi ed era un forte fumatore di sigarette, che non aiutavano certo la sua condizione respiratoria, resa instabile dalle prime bronchiti che aveva avuto da giovane. Inoltre aveva seri problemi di costipazione che oltre a essere molto dolorosi, lo rendevano irritabile e mal disposto nei confronti del suo staff. Era prono alla depressione e quando qualche evento politico sfavorevole o qualche tragedia avveniva, come quando si assunse la responsabilità dei fallimenti e del prezzo di vite umane del Grande Balzo in Avanti (un’iniziativa per modernizzare a passo forzato la nazione) tendeva a chiudersi nella sua stanza per settimane e rifiutare di comunicare con chiunque. Finchè fu in vita Mao proibì severamente la diffusione di informazioni sulla sua salute pertanto tutte queste notizie sono diventate di dominio pubblico soltanto quando individui come Zhisui Li, suo medico personale per ventidue anni, hanno cominciato recentemente a pubblicare le loro memorie.

Un ormai anziano Mao riceve Nixon durante la visita del presidente americano in Cina nel 1972.

Negli ultimi anni della sua vita, Mao divenne sempre più depresso e chiuso in sé stesso. Sentiva di aver fallito e che la Cina non sarebbe mai diventata una superpotenza. Nel 1974 gli fu diagnosticata la sclerosi laterale amiotrofica (la SLA o sindrome di Charcot, una malattia dei motoneuroni). A causa di questa malattia cominciò a soffrire di debolezza muscolare, disturbi del linguaggio e difficoltà a deglutire. A poco a poco la SLA causò la completa paralisi e rese necessaria l’alimentazione di Mao attraverso un sondino naso-gastrico e l’uso permanente di un respiratore donatogli dal Presidente statunitense Richard Nixon.

La vera natura della malattia non fu mai stata spiegata a Mao e non fu resa nota alla nazione cinese. Quando Mao fu informato della morte di Chiang Kai-shek nell’aprile 1975, organizzò una giornata di lutto privato per il suo avversario di un tempo. La morte del Generalissimo non lo rallegrò affatto ma lo gettò in uno stato di sconforto, forse perché sentiva che non gli rimaneva molto da vivere. Il trattamento di Mao era supervisionato da una squadra di ben sedici medici e oltre venti infermiere ma, in un modo bizzarro, l’accesso al paziente era controllato da una tale Zang Yu-feng, sua segretaria e amante. Parte del suo compito era gestire e contenere le interferenze da parte di sua moglie, Jiang. Mao morì il 9 settembre 1976. Il decesso fu causato da un infarto miocardico. Il corpo del Grande Timoniere fu sepolto in un Mausoleo costruito in Piazza Tienanmen, dove è ancora visitabile al giorno d’oggi.

Bibliografia:

  • Zhisui Li – The Private Life of Chairman Mao (translated by Tai Hung-chao)
  • Jon Halliday, Jung Chang – Mao: la storia sconosciuta
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