Sono tante le figure storiche considerate ”maledette”, specialmente quando si parla di sovrani, presidenti o altri personaggi di una certa rilevanza. Figure in cui il mito e la leggenda, assieme alla credenza popolare si mischiano con la realtà storica e il rilievo del loro impatto politico. Potremmo passare ore a parlare di Vlad Tepes e come il suo soprannome di Dracùl abbia fornito gli elementi per creare la figura letteraria di Dracula; o della figura della spietata Contessa Elizabeth Báthory, la cui indole sanguinaria assieme a tendenze da serial killer avrebbe poi ispirato decine di film horror.

Quando consideriamo questi personaggi storici, tendiamo a puntare al sensazionalismo e a tutto ciò che appella al nostro senso del macabro, alla nostra curiosità morbosa, quasi al nostro cattivo gusto. Ma nel far ciò spesso e volentieri dimentichiamo quanto gran parte di queste figure siano in realtà storie tragiche, storie di esseri umani veri, che sono realmente esistiti e hanno sofferto per davvero, nonostante il passare dei secoli e la loro immagine sia trasmessa a noi solo per testo o tramite quadri e ritratti.
Per esempio, non molti sanno che le voci più orripilanti su Vlad Tepes erano in larga parte propaganda politica, sia sua che dei suoi nemici; o che negli ultimi anni sta prendendo piede una teoria che vedrebbe la Contessa Báthory come vittima di una cospirazione per sottrarle le terre. È come quando sentiamo di un qualche scandalo alla televisione riguardo qualche personaggio politico o dello spettacolo – anche se la notizia è totalmente falsa o messa fuori proporzione, oramai il pubblico ha formato la propria immagine di quella persona ed è restio a cambiarla. Una di queste figure ”maledette”, in un senso più triste che macabro, è Carlo II d’Asburgo, l’ultimo regnante Asburgo dell’Impero spagnolo, dal 1665 al 1700.

Gli Asburgo sono ricordati ancor oggi come una delle famiglie più potenti e ambiziose d’Europa – con una serie di raffinati intrighi politici, interventi armati e una spregiudicata politica matrimoniale, i suoi esponenti sono arrivati a essere Imperatori del Sacro Romano Impero, hanno governato in Austria come duchi, arciduchi e imperatori, e sono stati sovrani di Spagna e del Portogallo. La dinastia mantenne il potere sino al 1918, quando, in seguito alla disfatta subita nella Grande Guerra, la duplice monarchia austro-ungarica si dissolse.
La morte di Carlo II costituì un duro colpo per la dinastia, in quanto, a seguito dell’estinzione del ramo spagnolo, gli Asburgo persero il controllo del trono iberico, da loro detenuto fin dal 1516, anno dell’ascesa al potere del giovane Carlo di Gand, meglio conosciuto come l’Imperatore Carlo V. La perdita della Spagna è imputabile, per ironia della sorte, proprio a uno dei sistemi maggiormente utilizzati dagli Asburgo per accumulare potere, prestigio e territori, vale a dire la politica dei matrimoni dinastici.
Tale politica infatti faceva propria una gran pratica di unioni che noi non esiteremmo a definire incestuose: era infatti pratica abituale combinare matrimoni fra cugini primi o fra zio e nipote. Matrimoni al di fuori del casato erano ammessi solo se essi portavano un vantaggio politico o un’espansione territoriale. Di conseguenza, tale pratica portò enormi vantaggi dal punto di vista politico, ma enormi svantaggi dal punto di vista genetico e della salute degli eredi. Molti pargoli Asburgo morivano in fasce a causa dei difetti genetici, o sviluppavano condizioni croniche quali idrocefalia, deformazioni del fegato e la più vistosa e famosa delle deformazioni, considerata fino a un certo periodo un segno di ottimo lignaggio – il cosiddetto mento asburgico o mandibola Asburgo: una mandibola sporgente rispetto alla mascella, una condizione che causa malocclusione, difficoltà masticatorie, problemi fonetici e dentali e constanti nevralgie.

Tale difetto divenne abbastanza comune anche in altre famiglie europee in quanto esse seguivano pratiche matrimoniali simili o s’imparentavano con gli Asburgo, ma gli Asburgo rimasero gli esponenti più vistosi di tale difetto e questo ha permesso a storici e ricercatori di tracciare efficacemente le genealogie della famiglia confrontando immagini e descrizioni di membri che presentavano tale caratteristica.
Carlo II non era esente – anche lui sfoggiava un notevole mento asburgico, assieme a una pletora di altri difetti genetici e problemi di salute, il culmine della pratica spregiudicata dei suoi avi. Quando Carlo nacque nella fredda giornata del 6 Novembre 1661, vi furono grandi celebrazioni e festeggiamenti sia a palazzo che tra il popolo. Egli era l’unico figlio sopravvissuto del suo predecessore, Filippo IV e della sua seconda moglie, Mariana d’Austria. La sua nascita era attesa con entusiasmo dal popolo spagnolo, che aveva paura del conflitto che sarebbe scoppiato se Filippo IV fosse morto senza eredi maschi. Con la nascita di Carlo, tale conflitto fu rimandato di quarant’anni, anche se nessuno immaginava che sarebbe stata una sorta di tregua temporanea.

1666 ), opera di
Juan Carreño de Miranda.
La Gaceta de Madrid diffuse in lungo e in largo la voce della sua nascita, descrivendo il principe ereditario come “un uomo robusto, molto bello … una bella testa proporzionata, capelli neri …”. È interessante notare che, non molto tempo dopo, un rapporto inviato al re di Francia Luigi XIV dall’ambasciatore in Spagna descriveva una situazione totalmente diversa, ben lungi dai toni celebratori e festosi della Gaceta: “il Principe pare estremamente debole, ha l’erpetico (quello che oggi chiameremmo herpes, nda) su entrambe le guance. La testa è ricoperta di croste, una specie di fluido sanguigno o umore che trasuda sotto l’orecchio destro… occhi vacui e il destro coperto di una pellicola come quelli dei ciechi…”
Il giovane Carlo non aveva dunque cominciato sotto il migliore degli auspici. Fatto Re a soli quattro anni nel 1665, il bambino era fisicamente disabile, sfigurato, affetto da un grave ritardo mentale e in seguito si dimostrò anche impotente, poiché nessun figlio nacque dai suoi due matrimoni. Inoltre, per tutta la vita, egli soffrì di diverse malattie – non proferì parola fino all’età di quattro anni, non camminò fino all’età di otto-dieci anni. Nella sua età compresa tra i sei e i dieci anni, soffrì il morbillo, la varicella, la rosolia e il vaiolo.
Il giovane Re fu sempre trattato come un bambino fino all’età di trent’anni e, temendo che questo fragile bambino venisse eccessivamente sovraccaricato di lavoro, egli rimase quasi completamente ignorante del vero stato di cose e degli affari del Regno.

A causa della sua incapacità, gli anni del regno di Carlo II furono anni di agonia per la Spagna – sua madre fu reggente per la maggior parte del suo regno e altre figure assunsero questo ruolo assieme e dopo di lei. Come accennato in precedenza, il Re non era solo ritardato mentalmente ma anche disabile fisicamente e sfigurato da un prognatismo mandibolare – condizione ereditata dalla famiglia degli Asburgo (un esempio estremo della cosiddetta mascella asburgica di cui abbiamo parlato prima), che era già stata notata nel suo antenato, Carlo V, che aveva la stessa mascella prominente. La mandibola di Carlo II era così gravemente deformata che riusciva a malapena a parlare o masticare, e quindi era costretto a ingoiare quasi completamente il cibo, cosa che spesso gli causava indigestioni e vomito. È conosciuto nella storia come El Hechizado (letteralmente lo stregato, in italiano è più comune il maledetto). Sia lui che le persone a lui vicine, che il popolo credevano che la sua incapacità fisica e mentale fosse dovuta ad un “atto di stregoneria”. Tuttavia, come sappiamo ulteriori ricerche hanno poi dimostrato che la forte preferenza per l’endogamia all’interno del ramo spagnolo della famiglia reale asburgica ha portato alla sua segregazione verso le comunità vicine e all’emergere della consanguineità. Fin dai primi anni di vita, Carlo II fu esorcizzato nel tentativo di guarirlo, e tutti gli esorcisti del Regno furono convocati per scacciare i demoni che credevano possedessero il Re e che avrebbero dovuto espellere. Inoltre, le reliquie di Sant’Isidoro e di San Iago furono portate nel palazzo reale, dove sono rimaste per sei mesi, nella speranza che il Re trasse giovamento dalla loro presenza sacra e taumaturgica. Si riprese parzialmente da alcune delle sue condizioni più gravi, ma rimase in uno stato di imbecillità mentale, malinconia e letargia fino alla fine della sua vita: “anche la sua mente era in costante preda di una malinconia corrosiva, che sembra essere stato prodotto in gran parte dalle superstizioni più ignobili e femminili” – questo è ciò che lascia scritto uno dei suoi cortigiani.

Emblematico fu un episodio in cui all’età di vent’anni, s’accostò timidamente a un gruppo di damigelle. Aveva già i capelli sottili e grigi e la pelle era già piena di rughe, dandogli l’aspetto di un sessantenne. Le damigelle lo scambiarono per un anziano cortigiano e furono costernate nell’apprendere che si trattava del giovanissimo Re. Carlo si richiuse in lacrime nelle sue stanze e la sua già debole autostima ne risentì grandemente. La vita solitaria nelle grandi sale del palazzo, isolato e protetto da tutti gli altri eccetto che per una ristretta cerchia di persone, non fecero nulla per alleviare lo stato di malessere e le insicurezze del giovane Re.
Eppure, anche nelle situazioni più buie esiste una luce che fa capolino fra le nubi. Il Re, che a vent’anni ne dimostrava sessanta, nonostante il suo impedimento mentale e atteggiamento infantile sapeva essere molto delicato e sensibile con le persone a lui care. In un’epoca in cui gli ambienti familiari nei luoghi di potere e della nobiltà erano all’insegna dell’etichetta e della formalità, egli ebbe la fortuna di avere i suoi mali alleviati da un ambiente ricco d’amore e sincero affetto – dalla madre, dalle mogli, dai cortigiani e le damigelle di palazzo. Sotto questo punto di vista Carlo era molto più felice di tanti altri regnanti, come ad esempio il contemporaneo Luigi XIV che era sempre cresciuto come strumento e fine ultimo della monarchia dalla madre, che mai aveva avuto un vero e proprio rapporto familiare con lui – e lui stesso aveva una relazione formale ma non familiare con i suoi figli.
Purtroppo, ciò non era destinato a durare. Carlo soffrì di crisi epilettiche sempre peggiori negli ultimi anni della sua vita. Gli storici americani Will e Ariel Durant descrissero Carlo II come “basso, zoppo, epilettico, senile e completamente calvo prima dei trentacinque anni, era sempre sull’orlo della morte, ma ripetutamente sconcertò la cristianità continuando a vivere”. Verso la fine della sua vita, la fragile salute di Carlo iniziò a peggiorare ancora di più, portandolo alla sua morte alla ben precoce età di trentotto anni, a Madrid – soltanto cinque giorni prima del suo trentanovesimo compleanno. Ci rimane la sua autopsia, che ha concluso che il cadavere del Re “non conteneva una sola goccia di sangue; il suo cuore aveva le dimensioni di un granello di pepe; i suoi polmoni erano corrosi; i suoi intestini erano marci e in assoluta cancrena; aveva un solo testicolo, nero come il carbone, e la sua testa era piena d’acqua”
Un anno più tardi, ciò che gli spagnoli avevano temuto di più divenne realtà. Mancando un erede e incapaci di trovare un accordo sulla successione, i pretendenti al trono di Carlo fecero scoppiare la Guerra di Successione Spagnola. La vita, il regno e l’intera esistenza di Carlo II erano stati solo una tregua temporanea.
Fonti e riferimenti:
- García-Escudero López A, Arruza Echevarría A, Padilla Nieva J, Puig Giró R. Carlos II: del hechizo a su patología génito-urinaria.
- Calvo Poyato J. Carlos II el Hechizado. Barcelona: Planeta; 1996.