Live To Fly, Fly to Live, Aces High!

Nel corso della campagna sul fronte occidentale, iniziata il 10 maggio 1940, il successo conseguito nell’operazione “Sichelschnitt” (Colpo di falce) consentì alla Wehrmacht tedesca di rinchiudere in una gigantesca sacca le forze anglo-francesi accorse in difesa del Belgio invaso dai nazisti. Gli Alleati furono quindi costretti alla ritirata verso le coste. A quel punto lord John Gort, comandante della BEF (British Expeditionary Force) ricevette l’autorizzazione a mettere in salvo le proprie truppe. Ebbe così inizio l’operazione Dynamo, vale a dire l’evacuazione generale alleata dal porto francese di Dunkerque verso la Gran Bretagna.

Carta delle operazioni nella prima fase del Fall Gelb.

Il reimbarco ebbe inizio il 26 maggio e vide il coinvolgimento di migliaia di imbarcazioni di ogni tipo, dalle navi da guerra ai mercantili, dagli yacht di lusso alle barche di semplici pescatori. Fino al 3 giugno esse fecero incessantemente la spola tra le sponde della Manica sotto il fuoco micidiale degli Stuka tedeschi, portando in salvo in Inghilterra centinaia di migliaia di soldati britannici, ma anche francesi e belgi.

Complessivamente furono evacuati 338.226 soldati alleati anche se l’esercito britannico fu costretto ad abbandonare sul continente circa 2 mila cannoni, 60 mila automezzi oltre a centinaia di migliaia di tonnellate di munizioni, carburante e altri rifornimenti che caddero nelle mani dei nazisti. Lo storico militare inglese B.H. Liddell Hart affermò in seguito che Hitler perse la grande occasione di annientare una volta per tutte l’esercito alleato. Probabilmente il Führer sperava con questo gesto di “buona volontà” di indurre la Gran Bretagna a trattare la pace con il Reich, cosa che in ogni caso il governo di Sua Maestà si guardò bene dal fare.

Una drammatica fase del reimbarco alleato a Dunkerque.

Se per gli inglesi la ritirata costituì la salvezza, o almeno la possibilità di continuare la lotta, per la Francia, ormai fiaccata nel morale, la sconfitta fu inevitabile. I tedeschi proseguirono la loro offensiva e il 14 giugno entrarono a Parigi mentre il governo francese fuggiva a Bordeaux e migliaia di profughi cercavano scampo verso sud. L’esecutivo di Paul Reynaud fu costretto a dimettersi e la guida del governo andò al vecchio maresciallo di Francia Philippe Pétain, il quale il 22 giugno firmò l’armistizio con la Germania a Rethondes nella stessa località e nello stesso vagone ferroviario in cui i tedeschi erano stati costretti ad accettare la capitolazione nel 1918. Con la sconfitta della Francia, la Gran Bretagna rimase sola a fronteggiare la potenza nazista.

Nonostante la situazione apparisse disperata, come abbiamo già accennato il governo britannico, guidato fin dal 10 maggio da Winston Churchill, rifiutò qualunque ipotesi di pace con la Germania hitleriana. Il nuovo premier del resto era sempre stato apertamente contrario a ogni forma di compromesso con i tedeschi, criticando duramente la politica di “appeasement” perseguita nel corso degli Anni Trenta dall’esecutivo conservatore guidato dal suo predecessore Neville Chamberlain.

Il Primo ministro inglese Winston Churchill.

Nel suo discorso di insediamento Churchill, confidando nell’appoggio delle nazioni del Commonwealth e degli Stati Uniti, dichiarò che la Gran Bretagna si sarebbe impegnata in una guerra “per mare, per terra e nell’aria, con tutte le nostre energie” e che l’unico obbiettivo sarebbe stato “la vittoria a tutti i costi […] per quanto lunga e dura potesse essere la strada”. Ai suoi concittadini egli disse non poter promettere altro che “sangue, travagli e sudore”.

Constatata l’impossibilità di giungere ad una pace di compromesso con il Regno Unito, nel luglio del 1940 Hitler ordinò all’Alto Comando tedesco di predisporre i piani di invasione dell’isola di Gran Bretagna. L’inizio dell’operazione, nota con il nome in codice di “Seelöwe” (Leone Marino) era previsto per la metà di settembre. Essa prevedeva lo sbarco sulle coste inglesi di una ventina di divisioni della Wehrmacht appoggiate da unità di paracadutisti (Fallschirmjäger) che sarebbero stati lanciati nell’entroterra. Per poter effettuare l’invasione era tuttavia vitale ottenere il controllo delle acque della Manica, tuttora in mano alla Royal Navy britannica.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è 566px-Operazione_Leone_Marino.svg.png
Le fasi dell’operazione Seelöwe secondo il piano tedesco.

La strategia tedesca era influenzata dalla dottrina del bombardamento strategico, già preconizzata dal teorico italiano della guerra aereo, Giulio Douhet, nel suo saggio  Il dominio dell’aria, pubblicato nel 1921. In base a queste teorie, peraltro già applicate dagli stessi tedeschi a Guernica nel 1937 durante la guerra civile spagnola, l’aviazione avrebbe dovuto colpire non soltanto le forze armate avversarie, ma anche, e soprattutto, le città densamente popolate allo scopo di spezzare il morale dei civili.

Dopo la guerra di Spagna, l’attenzione tedesca si era orientata principalmente verso operazioni aeree di carattere tattico. In Polonia e Francia, la Luftwaffe aveva operato principalmente in appoggio alla Wehrmacht, dando vita alla Blitzkrieg o “guerra lampo”. Nella battaglia d’Inghilterra, invece, la Luftwaffe avrebbe dovuto operare da sola, non come supporto all’offensiva delle truppe di terra ma come arma decisiva. Gli alti comandi nutrivano grande fiducia nell’efficacia del bombardamento strategico e Göring vedeva nell’imminente battaglia l’occasione per dimostrare che cosa era in grado di fare la sua forza aerea.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è 568px-Heinkel_He_111_during_the_Battle_of_Britain.jpg
Bombardieri Heinkel He 111 durante la battaglia di Inghilterra.

Le stime iniziali della Luftwaffe circa la durata della campagna prevedevano quattro giorni per sconfiggere il Comando Caccia (Fighter Command) della RAF nell’Inghilterra meridionale, cui dovevano far seguito altre quattro settimane in cui bombardieri e caccia a lungo raggio avrebbero spazzato il resto del paese e distrutto l’industria aeronautica britannica. Il piano prevedeva di iniziare attaccando gli aeroporti vicino alla costa, estendendo in seguito gli attacchi verso l’entroterra, verso Londra e l’anello di aeroporti incaricati della sua difesa.

Tuttavia occorre evidenziare le gravi carenze del servizio di informazioni tedesco circa l’apparato difensivo britannico. Nel 1940 il Reich disponeva di pochissimi agenti operanti nel Regno Unito e il tentativo di infiltrare spie in territorio inglese complessivamente fallì. A causa di ciò, per tutta la durata della battaglia d’Inghilterra la Luftwaffe operò di fatto alla cieca, senza conoscere l’effettiva forza dell’avversario, né le sue capacità né il suo schieramento. Ad esempio, in più di un’occasione gli alti comandi tedeschi si convinsero che il Comando Caccia britannico fosse stato ridotto allo stremo, oppure vennero condotti raid contro basi del Comando Bombardieri o della Difesa Costiera nella errata convinzione che fossero aeroporti del Comando Caccia. I risultati dei bombardamenti e degli scontri aerei, poi, furono sovrastimati, col risultato che la visione della situazione che avevano gli alti comandi della Luftwaffe finì progressivamente con l’allontanarsi dalla realtà.

Sir Hugh Dowding, comandante del Comando Caccia della RAF.

Per difendersi dalla devastante minaccia che stava per abbattersi su di loro gli inglesi potevano fare affidamento su due aerei che proprio la battaglia d’Inghilterra consegnerà alla leggenda: i caccia Spitfire e Hurricane. Un altro asso nella manica di Sua Maestà era rappresentato dalla complessa organizzazione di avvistamento, comando e controllo che gestì la battaglia, nota come il “sistema di Dowding”, dal nome del suo principale artefice, il Maresciallo dell’Aria (Air Chief Marshall) Sir Hugh Dowding, comandante del Comando Caccia della RAF.

Tale sistema era costituito da una complessa rete di stazioni distribuite lungo tutte le coste inglesi, che attraverso l’uso dei radar potevano intercettare in anticipo l’approssimarsi di aerei tedeschi, e da squadre di Corpo Avvistatori (Observer Corp) che seguivano da terra le rotte degli incursori mediante l’uso di binocoli. Le informazioni raccolte erano passate quindi alla Sala Filtro del Comando Caccia e poi alla Sala Operativa, nella quale si trovavano grandi mappe sulle quali le formazioni delle forze in campo erano rappresentate da pedine la cui posizione era continuamente aggiornata sulla base delle informazioni che man mano affluivano. Nella sala operativa del gruppo, il controllore di turno, che almeno nelle prime fasi della battaglia era un ufficiale pilota con esperienza di combattimento, decideva quale settore doveva contrastare l’incursione e quanti caccia bisognava far intervenire.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è f4913fd959811500689b50b8c165e4d2.jpg
Mappa che mostra le basi inglesi e tedesche e la zona coperta dai radar.

Sebbene a quel tempo fosse il più sofisticato sistema di difesa aerea del mondo, il “Sistema di Dowding” presentava molti limiti. Nella lettura dei dati radar si potevano verificare gravi errori di interpretazione (ed era compito della Sala Filtro cercare di ridurne il numero), mentre il Corpo Avvistatori non era in grado di seguire le forze attaccanti di notte e col cattivo tempo. Altri problemi erano legati ai limiti delle trasmissioni radio con gli apparecchi in volo, che costringeva gli squadroni a operare unicamente nel proprio settore di competenza o al limite in uno adiacente. Nonostante questi limiti, il Comando caccia della RAF riuscì a raggiungere alti livelli di efficienza, riuscendo ad ottenere anche tassi d’intercettazione superiori all’80%.

Dopo un mese di attacchi preliminari ai danni dei convogli mercantili in rotta attraverso il canale della Manica, la  Kanalkampf, o “battaglia del Canale”, l’inizio della campagna di bombardamenti dell’Inghilterra, soprannominata “Adlerangriff ” (Attacco dell’Aquila) dal comandante della Luftwaffe Hermann Göring, fu fissato per l’11 agosto 1940 ma a causa delle avverse condizioni meteorologiche il cosiddetto Adlertag (“Giorno dell’aquila”), venne rimandato di due giorni. Partendo dalle basi e dai campi d’aviazione situati nel nord della Francia, gli aerei tedeschi iniziarono a martellare gli aeroporti situati lungo la costa, ossia le basi avanzate degli apparecchi della RAF.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è 640px-Battle_of_britain_air_observer.jpg
Una vedetta scruta i cieli sul tetto di un edificio a Londra

Nel corso della settimana successiva gli attacchi si spostarono verso l’interno e vennero lanciate ripetute incursioni contro la rete di radar. Il 15 agosto fu il “gran giorno”, quello in cui la Luftwaffe lanciò il massimo numero di incursioni di tutta la campagna. Il 18 agosto fu invece ricordato come il “giorno più duro”, nel corso del quale entrambi gli schieramenti subirono il massimo delle perdite. In seguito a ciò, alla prostrazione fisica degli equipaggi e al maltempo, il ritmo delle operazioni rallentò, consentendo alla Luftwaffe di fare il punto della situazione. Quel giorno segnò l’uscita di scena dei bombardieri in picchiata  Junkers Ju 87, i famigerati Stuka, che vennero ritirati dal teatro delle operazioni in quanto ritenuti troppo vulnerabili agli attacchi dei caccia inglesi.

A partire dal 24 agosto, la battaglia fu essenzialmente un feroce combattimento fra la Luftflotte 2 del Feldmaresciallo Albert Kesselring e l’11º Gruppo del Maresciallo dell’Aria (di origini neozelandesi) Keith Park. La Luftwaffe profuse il massimo impegno nell’annientare il Comando Caccia dedicandosi quindi a reiterati attacchi agli aeroporti. Tuttavia i limiti dell’intelligence nazista, precedentemente evidenziati, portarono il comando tedesco a disperdere tempo ed energie. Per esempio gli aerei della Luftwaffe tentarono almeno sette volte di attaccare la base di Eastchurch, nel Kent, ritenendo (a torto) che fosse una base del Comando Caccia.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è 633px-SpitfireIX_2_611Sqn_Biggin_Hill_1943.jpg
L’aereo da caccia britannico Spitfire.

In ogni caso nelle settimane successive all’Adlertag la RAF subì perdite devastanti negli scontri aerei. Per esempio Downing, tra morti e feriti, perse circa l’80% dei comandanti di squadriglia. La carenza di piloti costrinse inoltre ad accorciare drasticamente i tempi di addestramento delle reclute che vennero ridotti dai sei mesi dell’anteguerra a solamente 15 giorni. Per compensare la mancanza di aviatori esperti in questo frangente si rivelò fondamentale l’apporto dei piloti provenienti dai Dominion del Commonwealth fossero essi australiani, sudafricani, neozelandesi o canadesi. Nuovi squadroni vennero inoltre formati impiegando aviatori polacchi o cechi ma anche francesi, belgi e persino statunitensi. Un altro vantaggio per la Gran Bretagna era costituito dal combattere una battaglia sul proprio territorio. In caso di abbattimento infatti, questo garantiva a un pilota della RAF di  lanciarsi col paracadute e di fare ritorno alla propria base in un tempo relativamente breve. Al contrario per un aviatore germanico essere abbattuto sul suolo inglese significava la certezza di essere catturati mentre cadere sulla Manica equivaleva invece a morte certa per annegamento o assideramento. Ciò finì inevitabilmente per incidere sul morale dei piloti, che iniziarono a soffrire di una forma di stress nota come iniziò kanalkrankheit, o “Malattia della Manica”.

Un fotomontaggio della propaganda nazista mostra un He 111 sui Docks di Londra.

Pur tra mille difficoltà alla fine dell’agosto 1940 gli inglesi reagirono all’aggressione nazista eseguendo un raid su Berlino nella notte tra il 25 e il 26, considerato una risposta alla prima, accidentale, incursione tedesca su Londra. A quel punto Hitler, adirato, ordinò che da quel momento in avanti la capitale britannica non venisse più risparmiata dai bombardamenti. L’incursione su Berlino scosse profondamente l’orgoglio di Göring, che in precedenza aveva proclamato che mai sarebbe stato permesso agli inglesi di bombardare la città. Il Reichsmarschall era infatti arrivato a dichiarare “Se un aeroplano inglese riesce a forzare le nostre difese aeree, se una sola bomba cade su Berlino, voglio chiamarmi Mayer [tipico cognome ebreo ndr]”.

Le prime bombe tedesche iniziarono a piovere su Londra a partire dal 7 settembre 1940, quando vennero colpite i moli nell’East End. Tuttavia accanto alle installazioni portuali, che potevano considerarsi un obbiettivo legittimo, i tedeschi finirono con l’operare bombardamenti indiscriminati. Durante questo difficile periodo i londinesi non si persero d’animo, sopportando stoicamente le difficoltà. A risollevare il morale della popolazione contribuì l’esempio fornito da Re Giorgio VI, il quale scelse di restare a Buckingham Palace rifiutando qualunque piano di evacuazione già predisposto, contribuendo a rinsaldare la fedeltà del popolo britannico nei confronti della Corona.  

Danni a Londra a seguito dei bombardamenti.

Nonostante le notevoli devastazioni perpetrate, paradossalmente l’accanimento tedesco su Londra diede nuovamente respiro alla RAF che riuscì a ripristinare le proprie basi nell’Inghilterra meridionale, duramente colpite nelle settimane precedenti. Fu il punto di svolta della campagna, in quanto gli attacchi sulla capitale continuarono a scapito delle azioni contro gli aeroporti. Senza dubbio, l’aspetto più negativo della nuova strategia tedesca per gli attaccanti era la maggior distanza di Londra dalle loro basi di partenza. I Messerschmitt 109 di scorta non portavano abbastanza carburante: una volta sulla capitale, avevano solo dieci minuti di volo prima di dover tornare alle proprie basi. Molte volte i bombardieri si trovarono completamente indifesi, perché la loro scorta era dovuta rientrare. Il risultato fu una serie di attacchi disastrosi, che raggiunsero il loro culmine il 15 settembre (i britannici sostennero di avere abbattuto addirittura 195 apparecchi nemici). Di fronte a questo rovescio Göring sfogò la propria frustrazione accusando di mancanza di combattività i piloti del Reich che vennero coraggiosamente difesi dall’asso dell’aviazione germanica Adolf Galland.

Winston Churchill cammina tra le macerie della cattedrale di Coventry durante una visita alla città.

Finalmente il 19 ottobre 1940, accertata l’impossibilità di neutralizzare la RAF, Hitler rinviò a tempo indefinito l’operazione Seelöwe. Le incursioni aeree tedesche tuttavia non cessarono: dall’ottobre 1940 fino all’inizio dell’Operazione Barbarossa (22 giugno 1941), vennero lanciate ancora 40 mila sortite e vennero sganciate più di 38 mila tonnellate di bombe. simbolo della devastante efficacia dei bombardamenti tedeschi fu, ancor più di Londra, la cittadina di Coventry, che nella notte tra il 14 e il 15 novembre 1940 fu letteralmente rasa al suolo al punto che venne coniato il neologismo “coventrizzare” come sinonimo di “annientare”.

La battaglia combattuta nei cieli d’Inghilterra fu senza dubbio una significativa vittoria britannica offrendo nel contempo una prova del potenziale distruttivo dell’arma aerea. Le analisi effettuate nel dopoguerra mostrarono che tra luglio e settembre la RAF perse 1.023 caccia, mentre gli aerei persi dalla Luftwaffe furono 1.887, di cui 873 erano caccia. Anche se non bisognerebbe fare la Storia con il se, appare chiaro che qualora Hitler avesse trionfato il corso degli eventi sarebbe stato decisamente diverso. La tenace resistenza degli inglesi aveva invece ottenuto un successo determinante soprattutto dal punto di vista psicologico, imponendo al Führer la prima, seria, battuta d’arresto dall’inizio del conflitto. La Gran Bretagna, rafforzata dalla prova appena superata, divenne allora un punto di riferimento per tutti gli oppositori e i perseguitati dal regime nazista.

Pubblicità

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...