STORIA DELLA GUERRA DELLA TRIPLICE ALLEANZA 1864-70
Quello di cui racconteremo oggi è stato senza dubbio uno dei conflitti più sanguinosi e distruttivi di tutto il XIX secolo e ciò nonostante oggi risulta essere pressoché dimenticato. Stiamo parlando della cosiddetta guerra paraguaiana, conosciuta anche come guerra della Triplice Alleanza, dal nome della coalizione formata da Argentina, Brasile e Uruguay, che nel corso del conflitto di oppose alle velleità di potenza del Paraguay.

Per capire le ragioni di quello che fu un vero e proprio macello, il peggiore che abbia mai funestato la già travagliata storia dell’America Latina, dobbiamo tornare agli anni iniziali dell’Ottocento, quando le nazioni latinoamericane iniziarono una dopo l’altra a emanciparsi dal dominio coloniale di Spagna e Portogallo. Tra i nuovi Stati però sorsero immediatamente un gran numero di dispute relative alla delimitazione delle frontiere, derivanti dall’indeterminatezza dei confini che aveva caratterizzato il periodo coloniale. Anche il Paraguay, indipendente dal 1811, avanzava rivendicazioni di natura territoriale nei confronti dei vicini argentini e brasiliani (dapprima Regno Unito di Portogallo, Brasile e Algarve, dal 1822 Impero del Brasile).
Tuttavia durante gli anni del governo del dittatore paraguaiano José Gaspar Rodriguez de Francia, al potere tra il 1813 e il 1840, tali controversie non sfociarono in guerra aperta essenzialmente per due motivi: innanzitutto la costituzione delle zone franche di Itapúa e Fuerte Olimpo, che consentivano al Paraguay di commerciare con il vicino carioca al di fuori del monopolio con la Spagna. In secondo luogo, a causa del mancato riconoscimento dell’indipendenza del Paraguay e del suo diritto di commerciare lungo il fiume Paraná da parte del caudillo argentino Juan Manuel de Rosas, il governo di Asunción fu costretto a stringere una tacita alleanza con quello di Rio de Janeiro.

I rapporti tra i due Paesi sarebbero tuttavia nuovamente mutati dopo il 1852, quando Rosas venne deposto portando così al riemergere delle tensioni tra Paraguay e Brasile, con il secondo impegnato questa volta ad imporre al primo il riconoscimento dei confini da lui rivendicati.
A tenere il Paraguay al riparo da turbolenze e conflitti regionali contribuì poi la stessa politica interna di Rodriguez de Francia. El Supremo, questo il suo soprannome, era un leader decisamente atipico nel panorama latinoamericano, caratterizzato da figure di caudillos spesso violenti e pronti alla lotta: uomo dalle abitudini semplici e dalla riconosciuta onestà, Rodriguez de Francia impose ai concittadini un rigido isolamento e una ferrea autarchia, in ciò favorito dalla mancanza di sbocchi sul mare.
Nello stesso tempo ridimensionò i classici “poteri forti” sudamericani vale a dire la Chiesa, i militari e la grande proprietà latifondista, avviando una campagna di alfabetizzazione su vasta scala. Con la morte di Rodriguez de Francia, avvenuta nel 1840, la guida del Paraguay fu assunta da Carlos Antonio Lopez, fatto che segnò l’inizio di una nuova stagione per il Paraguay. Sotto di lui, infatti, il Paese ruppe il suo forzato isolamento aprendosi al commercio internazionale e alla modernità: furono realizzate le prime reti ferroviarie e telegrafiche, varata una flotta fluviale e costruiti arsenali e industrie siderurgiche da cui uscivano navi a vapore e cannoni.

Carlos Antonio Lopez morì nel 1862 dopo ventidue anni di vero e proprio regno lasciando il potere a suo figlio Francisco Solano Lopez, già ministro della guerra e comandante in capo dell’esercito. Il nuovo caudillo trentacinquenne era un uomo ambizioso al limite della megalomania. Ammiratore di Napoleone, durante un viaggio a Parigi aveva sostato a lungo in contemplazione di fronte al mausoleo di Bonaparte all’Hôtel des Invalides. Nel corso dei suoi viaggi in Europa aveva inoltre potuto apprezzare il sistema militare prussiano basato sulla leva di massa, da lui introdotto in Paraguay. L’esercito passò così da 7 a 28 mila soldati che alla vigilia della guerra divennero 64 mila con l’arruolamento di tutti i maschi abili di età compresa tra i 16 e i 50 anni. Al momento di massimo impegno nel conflitto le forze armate paraguaiane giunsero a contare 150 mila effettivi, un numero impressionante, se di considera che la popolazione complessiva del Paese di aggirava intorno ai 525 mila abitanti!
La politica di riarmo di Lopez finì inevitabilmente col mettere in allarme Argentina e Brasile ma la scintilla che fece detonare la polveriera venne accesa in Uruguay. Per l’economia paraguaiana era infatti di vitale importanza avere accesso via fiume all’oceano Atlantico attraverso l’estuario del Rio de la Plata, cosa possibile grazie all’alleanza con il governo conservatore dell’Uruguay.

Nel 1863 il leader del Partido colorado (liberale) Venancio Flores, con il prezioso supporto del Brasile e dell’Argentina, promosse una ribellione ai danni del presidente Bernardo Prudencio Berrò, esponente del Partido blanco (conservatore), e contro il suo successore ad interim Atanasio Cruz Aguirre. A quel punto il governo brasiliano pretese che quello uruguaiano risarcisse i proprietari terrieri brasiliani residenti nel nord dell’Uruguay che avevano subito furti di bestiame in seguito allo scoppio dei disordini. Aguirre rispose che, data la situazione interna dell’Uruguay, gli era impossibile soddisfare le richieste brasiliane senza contare che buona parte di quei fazenderos avevano impugnato le armi a fianco dei ribelli. La crisi si allargò quando, nell’agosto del 1864 Aguirre sollecitò formalmente l’intervento del Paraguay in suo favore mentre il ministro brasiliano José Antonio Saraiva inviò un ultimatum al governo uruguaiano minacciando rappresaglie se fossero nuovamente ignorate le precedenti richieste dell’Impero.
Preoccupato per la rottura degli equilibri economici e strategici della regione, López, dopo aver tentato invano una mediazione, reagì all’ultimatum brasiliano con una dura nota di protesta nella quale affermava che l’eventuale occupazione del territorio uruguaiano sarebbe stata considerata una dichiarazione di guerra e accelerando nel contempo i preparativi per la guerra.

La situazione precipitò il 12 ottobre 1864, quando il generale brasiliano José Luis Mena Barreto varcò i confini dell’Uruguay alla testa di 12 mila uomini, impossessandosi due giorni più tardi della città di Melo. La notizia dell’invasione arrivò ad Asunción tra il 9 e il 10 novembre. López reagì ordinando il sequestro del Marquês de Olinda, una nave che effettuava regolare servizio di merci e passeggeri tra Montevideo e la città di Corumbá. Il 12 novembre, il piroscafo paraguaiano Tacuarí catturò la nave brasiliana, che trasportava tra i passeggeri anche il nuovo presidente della provincia del Mato Grosso, Federico Carneiro de Campos, e la condusse ad Asunción. Due giorni dopo, il 14 novembre, López ruppe ogni relazione con il Brasile. La parola a quel punto passava alle armi.
Anziché intervenire subito in aiuto degli alleati uruguaiani, Lopez si lanciò nell’invasione del Mato Grosso, approfittando della debolezza militare degli avversari carioca: nel 1864 infatti il Brasile poteva contare su un esercito di appena 18 mila effettivi, per di più sparpagliati su tutto il vastissimo territorio dell’Impero. Le forze paraguaiane scacciarono quelle brasiliane dalle fortezze e dalle colonie militari di Coímbra, Albuquerque, Corumbá, Miranda e Dourados, per conquistare all’inizio del 1865 la città di Coxim. Anche se il piano elaborato dagli stati maggiori paraguaiani non lo specificava, tutto indica che l’obbiettivo ultimo fosse la città di Cuiabá, capitale del Mato Grosso. L’avanzata si fermò però poco oltre Coxim, mentre sul fiume Paraguay non giunse oltre Sará, a 400 chilometri dalla stessa Cuiabá.

Dato l’enorme isolamento del Mato Grosso, nonostante le vittorie militari López non poteva trovare in quel fronte una vittoria decisiva, pertanto chiese autorizzazione al presidente argentino, il generale Bartolomé Mitre, affinché le truppe paraguaiane potessero attraversare il territorio argentino per intervenire in Uruguay. Liberando quest’ultimo Paese dall’influenza brasiliana López sperava in tal modo di trovare un alleato e guadagnare uno sbocco sul mare. Mitre tuttavia non autorizzò la manovra per due motivi: permettere il passaggio avrebbe voluto dire rimanere coinvolti nel conflitto, senza contare che esisteva da anni una solida alleanza tra Mitre e il capo del Partido colorado, Venancio Flores, nemico dichiarato di López.
López rispose convocando per il 15 febbraio la riunione del Congresso paraguaiano, il quale autorizzò il presidente a dichiarare guerra anche all’Argentina, cosa che López fece il giorno stesso. Circa due mesi dopo, il 13 aprile 1865, cominciò la campagna militare paraguaiana contro l’Argentina: le truppe di López catturarono imbarcazioni nemiche sul fiume Paraná e occuparono la città di Corrientes, capoluogo delle provincia omonima. Gli invasori imposero un triumvirato provvisorio formato da elementi federales, da sempre avversari agli unitarios vicini al governo di Mitre a Buenos Aires.

Dopo l’occupazione della capitale provinciale, il generale paraguaiano Wenceslao Robles scese alla testa di 25 mila uomini lungo il corso del Paraná impossessandosi di ogni villaggio fino al fiume Santa Lucía, nei pressi di Goya. Simultaneamente un’altra colonna di 12 mila uomini al comando del tenente colonnello Antonio de la Cruz Estigarribia avanzò da Encarnación. Dopo aver occupato Santo Tomé, una parte di essa attraversò il fiume Uruguay, prese possesso di São Borja e, soprattutto, occupò il 16 luglio la città di Uruguaiana, in territorio brasiliano. Infine, altri 3 mila uomini, guidati dal maggiore Pedro Duarte, si impossessarono di Paso de los Libres, sulla sponda argentina del fiume. Qui avrebbe dovuto ricevere aiuto dalla colonna di Robles.
Intanto, in risposta all’aggressione paraguaiana, il 1° maggio 1865 Argentina, Brasile e Uruguay firmarono a Buenos Aires il trattato della Triplice Alleanza. Con questo accordo i tre Paesi si impegnavano a proseguire la guerra ad oltranza fino alla caduta di López. In base al trattato il comando dell’esercito venne assegnato a Mitre mentre Argentina e Brasile avrebbero ottenuto tutti i territori in disputa con il Paraguay. Per la verità nessuno dei tre alleati era realmente pronto alla guerra, ma tutti ne avevano bisogno per motivi interni. Il Brasile stava attraversando dal 1864 una seria crisi commerciale e finanziaria e pertanto il governo imperiale aveva bisogno di distrarre l’opinione pubblica. Da parte loro, i governi argentino e uruguaiano erano arrivati solo recentemente al potere e non erano riusciti ancora a consolidare il consenso attorno a loro.

Victor Meirelles).
La reazione alleata si dispiegò tra la fine di maggio e l’inizio di giugno 1865, quando il generale argentino Wenceslao Paunero recuperò (25 maggio) in maniera effimera la città di Corrientes, ma fu costretto ad abbandonarla due giorni dopo. Nel frattempo, l’11 giugno la piccola flotta paraguaiana fu distrutta nella battaglia del Riachuelo, fallendo il tentativo di cogliere la squadriglia brasiliana di sorpresa. Entrambi i fatti impedirono l’avanzata di Robles, che a corto di rifornimenti e minacciato alle spalle fu costretto a ripiegare verso nord. Intanto un esercito alleato avanzò da Concordia, in Argentina, al comando del presidente uruguaiano Flores. Questi il 17 agosto sconfisse la divisione paraguaiana di Duarte nella battaglia di Yatay. Poi, con l’aiuto di un grande contingente brasiliano, pose subito dopo l’assedio a Uruguaiana, che, presa per fame, accettò la resa senza condizioni il 18 settembre. Questi avvenimenti segnarono un cambio radicale del corso della guerra: le truppe paraguaiane dovettero abbandonare precipitosamente Corrientes e mettersi sulla difensiva all’interno dei confini, nella regione situata tra i fiumi Paraná e Paraguay.

Il fallimento dell’invasione di Corrientes offrì alle truppe della Triplice Alleanza la possibilità di invadere il sud del Paraguay. A quel punto però gli alleati dovettero fare i conti con il dispositivo difensivo paraguaiano composto da quattro munite fortificazioni (e chiamato per questo “quadrilatero”) che ostruivano il passaggio verso Asunción sia da terra che dal fiume Paraguay. Il 16 aprile 1866, un esercito alleato di poco meno di 50 mila uomini iniziò ad attraversare il Paraná, entrando in territorio paraguaiano. Due giorni dopo le forze alleate presero la fortezza di Itapirú, sulla sponda destra del fiume, ridotta in macerie a causa del bombardamento della flotta brasiliana. Invece di aspettare gli invasori, i paraguaiani contrattaccarono gli alleati all’Estero Bellaco, venendo sconfitti ma riuscendo a portare gli invasori nella zona strategicamente svantaggiosa dei pascoli di Tuyutí.

Particolare di un dipinto di Cándido López
Il 24 maggio 1866 un attacco frontale ordinato da López portò alla sconfitta paraguaiana nella battaglia di Tuyutí. Lo scontro fu il più imponente di tutta la storia del Sud America: vi presero parte complessivamente 70 mila soldati con 250 cannoni e vi perirono in 20 mila. Nonostante la grande vittoria ottenuta, Mitre continuò ad impiegare una tattica attendista, offrendo a López la possibilità di reperire nuovi contingenti di soldati. Tuttavia le nuove reclute erano formate in gran parte da adolescenti ed anziani, che non erano in grado di sostituire in quantità e qualità le truppe veterane già perdute in battaglia.
Dopo un velleitario tentativo di López di trovare una soluzione diplomatica al conflitto in corso, Mitre decise di attaccare il forte paraguaiano di Curupayty. Il maltempo diede agli uomini di López l’opportunità di migliorare le proprie difese, e obbligò gli attaccanti a combattere in paludi inondate. La flotta brasiliana, guidata dal marchese di Tamandaré, si era impegnata a bombardare le fortificazioni nemiche, ma l’operazione si rivelò meno efficace del previsto. Il 22 settembre 1866 l’attacco delle truppe alleate, soprattutto argentine, fu completamente sbaragliato dall’esercito paraguaiano. Le forze di Mitre, credendo smantellata l’artiglieria nemica, avanzarono rapidamente verso il campo avverso, venendo letteralmente falciate dalle bocche da fuoco nemiche. Gli argentini soffrirono 983 morti e 2002 feriti, i brasiliani 408 morti e 1338 feriti. Da parte loro, i paraguaiani lamentarono 92 perdite in totale.

La vittoria di Curupayty permise a López di arrestare l’offensiva alleata per alcuni mesi. Proprio in questo periodo, nel marzo 1867, scoppiò una violenta epidemia di colera che, portato dai soldati brasiliani, si diffuse rapidamente fra la popolazione paraguaiana. Alla fine di luglio, ripresa l’offensiva, le truppe brasiliane, comandate dal marchese di Caxias, occuparono il forte di Tuyú Cué. Il 19 febbraio 1868, alcune imbarcazioni brasiliane riuscirono a superare la fortezza di Humaitá, e tre giorni più tardi bombardarono brevemente Asunción. Le fortezze avevano così perduto la loro ragione d’essere: Curupayty fu evacuata dai suoi difensori e López partì per la capitale attraverso il Chaco, lasciando il forte di Humaitá difeso solamente da 3 mila uomini, evacuati il 24 luglio mediante canoe.

Ormai impossibilitato a difendere Asunción, l’8 dicembre 1868 López decretò lo spostamento della capitale a Piribebuy. Meno di un mese dopo, il 5 gennaio 1869, i soldati brasiliani e uruguaiani entrarono nell’ormai indifesa Asunción, saccheggiandola spietatamente. In agosto, tra le rovine della capitale, fu costituito un governo provvisorio, costituito da Cirilo Antonio Rivarola, Carlos Loizaga e José Antonio Bedoya, oppositori del regime di López. Dal canto suo il dittatore paraguaiano era ben lungi dal dichiararsi sconfitto e tentò di riorganizzare le sue ultime forze. Tuttavia nel luglio 1869 il Conte d’Eu, Gastone d’Orléans, genero dell’Imperatore del Brasile Pietro II, scatenò l’offensiva finale che portò, il 12 agosto, all’occupazione di Piribebuy. Ancora una volta le truppe occupanti si abbandonarono ad una serie di atti di vendetta: molti civili furono uccisi brutalmente e l’Archivio Nazionale fu dato alle fiamme.
Ormai braccato, López riparò a Curuguaty, che dichiarò nuova capitale del Paraguay. Anche questa città però fu occupata il 28 ottobre 1869, subendo la stessa sorte di Asunción e Piribebuy.

Asunción nel 1869
Con i pochi fedeli rimastigli, il caudillo paraguaiano iniziò una lunga marcia lungo la Cordigliera di Amambay ma la sua fuga terminò il 1° marzo 1870 nei pressi dell’altura chiamata Cerro Corá: raggiunto dalle forze brasiliane, che massacrarono i suoi seguaci, López, ferito, rifiutò di deporre la spada e fu ucciso. La guerra peggiore che avesse mai insanguinato l’America Latina era finalmente terminata.
A seguito della vittoria Argentina e Brasile annessero circa 140 mila km2 di territorio paraguaiano: l’Argentina si prese gran parte della regione di Misiones e parte del Chaco, tra i fiumi Bermejo e Pilcomayo mentre il Brasile ingrandì la sua provincia del Mato Grosso. Entrambe i vincitori richiesero grosse indennità – che tuttavia non vennero mai pagate – e occuparono il Paraguay fino al 1876. Nel frattempo i colorados presero il controllo dell’Uruguay, mantenendolo fino al 1958.

La guerra della Triplice Alleanza ebbe come conseguenza la totale distruzione di ogni struttura sociale ed economica del Paraguay. La guerra si trasformò in un vero e proprio genocidio: dei 525 mila abitanti dell’anteguerra, al termine del conflitto ne sopravvissero appena 221 mila, di cui i maschi adulti erano appena 28 mila! La situazione era tale che il nuovo governo del Paese si vide costretto ad adottare una forte politica di attrazione dell’immigrazione per favorire il ripopolamento. Tuttavia soltanto negli Anni ’30 del XX secolo il Paraguay riuscì a riprendersi completamente dai guasti causati dal conflitto. In ogni caso la violenza della contesa non risparmiò nemmeno gli alleati: Argentina e Brasile persero dal 30 al 40% dei soldati mobilitati mentre per l’esercito uruguaiano il tasso di mortalità può essere considerato anche superiore. Ai caduti sul campo di battaglia si aggiunsero le numerose epidemie scoppiate al rientro dei soldati dal fronte; nell’estate del 1871, per esempio, la febbre gialla uccise a Buenos Aires tra le 14 e le 17 mila persone in soli 6 mesi, una cifra pari all’8% della popolazione cittadina.