Al giorno d’oggi, in Italia, non è mai esistita una famiglia più odiata e calunniata dei Borgia – a lungo dipinti, anche in tempi recenti da certe fiction televisive, come una famiglia di violenti, sensuali, spregiudicati corrotti e corruttori, in realtà la ricerca storica dimostra come le peggiori voci riguardo Borgia hanno origine da ambienti tutt’altro che disinteressati, specialmente nemici politici ed ex-alleati.

Ma facciamo un passo indietro. Il capostipite delle fortune della famiglia, Alfons de Borja – in Italia noto come Alfonso de Borgia o Alfonso Borgia – piantò i semi per la fortuna politica della famiglia durante il suo pontificato con il nome di Callisto III. Già Alfonso veniva definito con disprezzo lo ”scandalo della sua epoca” per i suoi modi ”mostruosamente corrotti”. Alla sua morte avvenuta nel 1458 gli succedette come nuovo patriarca dei Borgia il nipote Rodrigo, che Alfonso stesso aveva elevato al cardinalato e che sarebbe stato eletto papa Alessandro VI nel 1492. Accusato di aver comprato il papato, Rodrigo sarebbe stato il bersaglio di voci e pettegolezzi così diffusi che il diplomatico veneziano Girolamo Priuli affermò che egli avesse ”dato l’anima e il corpo al grande demonio dell’Inferno”.

Rodrigo aveva la fama di vizioso, corrotto, alcolizzato e donnaiolo, e queste voci erano in parte vere – nonostante la sua posizione ecclesiastica, egli aveva numerosi amanti e aveva avuto anche dei figli da queste ultime. Ma il suo comportamento non era affatto inusuale, e molti altri prelati e pontefici prima e dopo di lui avevano tranquillamente ignorato il celibato imposto dalla tonaca. Ancora peggio era la reputazione dei figli di Rodrigo – Lucrezia fu spesso bollata non solo come prostituta, ma anche come avvelenatrice, assassina, strega e incestuosa. Cesare – il ”più bello, affascinante e spregevole di tutti” – era al centro di voci secondo le quali egli avrebbe ucciso suo fratello maggiore Giovanni in un impeto di gelosia, andato a letto con sua sorella Lucrezia e intrapreso una campagna di massacri e conquista volta a ritagliarsi un regno dagli stati sparsi dell’Italia settentrionale. In realtà, tutte queste voci avevano fragilissimo fondamento – o non lo avevano affatto. La morte di Giovanni al giorno d’oggi è imputata alla famiglia Orsini, nemica dei Borgia e con cui egli aveva avuto recenti screzi.

La relazione passionale e violenta con la sorella non era mai esistita – questa voce era nata a causa di alcune lettere trapelate, ora perdute, in cui i due fratelli avevano escogitato una possibile fuga dal padre per poter vivere tranquillamente lontano dalla politica. Nonostante Cesare non fu al di sopra di sfruttare i matrimoni di Lucrezia per ricavare vantaggi politici, il loro rapporto fu sempre molto cordiale ed egli era più sensibile ai problemi della sorella, a differenza del padre.
Entrambi i fratelli inoltre, erano cultori delle arti e non disdegnavano di mettere qualcuno sotto la loro protezione anche se non avevano nulla da guadagnarci – quando Lucrezia passò i suoi ultimi anni a Ferrara fu una protettrice delle arti e una donna di cultura straordinaria – nel nuovo ambiente e nella sua nuova posizione come Duchessa consorte di Ferrara, Lucrezia infatti si trovò libera di perseguire quegli interessi a cui non aveva potuto dedicare molto tempo fino ad allora – si dedicò a una ricerca interiore e spirituale, passando periodi più o meno lunghi in ritiro spirituale in un convento femminile.

La nuova vita di Lucrezia non consisteva solo in ritiri spirituali – si rese infatti protagonista di un rinnovamento culturale all’interno della corte estense, e si fece promotrice e protettrice della cultura rinascimentale – dedicava tempo e risorse economiche a poeti, letterati pittori e musicisti. Dei poeti che frequentavano la corte, Ludovico Ariosto fu uno dei suoi più sinceri ammiratore e decantò la ”fama onesta” e la magnanimità nei suoi versi. Allo stesso modo Lucrezia colpì positivamente gli umanisti Gian Giorgio Trissino, Ercole Strozzi e Pietro Bembo – con quest’ultimo intrattenne un sodalizio intellettuale e teneramente romantico che culminò quando quest’ultimo le dedicò il trattato in tre libri Gli Asolani, e Lucrezia ne fu talmente grata da regalargli una treccia dei suoi capelli color dell’oro, tutt’ora ben conservata in un piccolo contenitore di cristallo.

L’esistenza di Lucrezia fu anche costellata di grandi lutti – Rodrigo era il primo e unico figlio che Lucrezia ebbe dal secondo marito, Alfonso d’Aragona. Quando quest’ultimo fu ucciso per motivi politici, Lucrezia fu costretta a separarsi anche dal bambino e quando si sposò con Alfonso d’Este non riuscì a portarlo con sé a Ferrara, e Rodrigo fu affidato a Francesco Borgia – da non confondersi con il suo omonimo il Giovane, proclamato santo da papa Clemente X nel 1670. S’interessò comunque all’educazione e alla formazione di Rodrigo, e non abbandonò mai le speranze di ricongiungersi con lui – più e più volte infatti tentò d’organizzare degli incontri, che però non furono mai attuati. Ogni speranza fu liquidata quando Rodrigo morì a Bari nel 1512, a soli tredici anni – Lucrezia ne fu straziata e passò un lungo periodo di lutto al convento di San Bernardino, e passò i suoi restanti sette anni a piangerlo amaramente Niccolò Machiavelli restò particolarmente affascinato sia da Lucrezia che da Cesare, che descrisse come ”molto splendido e magnifico, dotato di straordinarie capacita personali a cui si accompagna un perpetua fortuna.” e nonostante ne fece un ritratto che può apparire quasi impietoso ne Il Principe, nelle lettere private continuò a riconoscerne la statura e il carattere intelligente, oltre alla sua straordinaria energia per il lavoro e lo studio.

I Borgia erano quindi innocenti, vittime di una cospirazione? No. Non erano uno ”stuolo di malvagi e perversi” come ci vengono dipinti, ma nemmeno erano immacolati – erano semplicemente prodotti del loro tempo. Come loro, anche i Medici, gli Sforza e i Malatesta compravano, corrompevano, intimidivano e assassinavano per mantenere la loro posizione di spicco. Questo era il modo di fare politica dell’Italia dell’epoca, e loro erano inseriti in questo sistema. Non traevano piacere nel commettere crimini e nemmeno lo facevano gratuitamente – semplicemente come tutte le altre famiglie, agivano in nome dei loro interessi e comunque l’omicidio rimaneva sempre l’ultima risorsa – in genere comprarsi un alleato era meglio che lasciare un cadavere e causare una faida che poteva costare molto più cara.

Perché questa fama orribile, dunque? I Borgia furono sottoposti a questa ”demonizzazione” per alcune ragioni. Primo, erano ”stranieri” trapiantati in Italia dalla Spagna, e alle altre famiglie questa cosa era difficile da digerire, specialmente quando arrivarono a occupare le cariche papali. Per gli storici e i commentatori italiani, questo li rendeva meritevoli di un disprezzo particolare. Secondo, erano cresciuti molto in fretta a livello politico, ed erano crollati altrettanto rapidamente – il loro trionfo e la loro rovina avvennero in poco più di cinquant’anni, mentre le altre famiglie avevano consolidato il loro potere e la loro posizione nell’arco di interi secoli. Con il loro modo di fare, la loro rapidità e spregiudicatezza, e il loro essere ”da fuori”, i Borgia avevano sconvolto un delicato ecosistema tra le famiglie politiche italiane – e anche se vi si erano adattati quasi alla perfezione, ciò non gli fu mai perdonato, né dai nemici, né dagli ex-alleati.