Quel tedesco che rifiuto’ di arrendersi

Alle 11 del mattino dell’11 novembre del 1918, come stabilito dall’armistizio firmato a Rethondes tra Germania e Alleati dell’Intesa, le armi finalmente tacquero sul Fronte Occidentale. Aveva così fine la Grande Guerra. Tuttavia, a decine di migliaia di chilometri dal Vecchio Continente, nel cuore dell’Africa, qualcuno sparava ancora. Quella che vogliamo raccontarvi oggi è una delle storie più straordinarie fra le tante riguardanti la prima guerra mondiale. Di seguito racconteremo infatti come un ufficiale tedesco risoluto, alla testa di qualche migliaio di soldati africani ed europei, seppe tenere testa ad un impero.

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Una stampa dell’epoca della Conferenza di Berlino sull’Africa.

Il nostro racconto è ambientato nel Continente Nero, in quella che oltre cento anni fa si chiamava “Deutsch-Ostafrik”, “Africa Orientale Tedesca”, oggi corrispondente grosso modo alle repubbliche di Tanzania, Ruanda e Burundi. Essa faceva parte di un più vasto impero coloniale comprendente territori sparsi in Africa, Estremo Oriente e Oceania. Pur essendosi unificata relativamente tardi, nel 1871, già all’inizio degli Anni Ottanta del XIX secolo la Germania diede inizio ai suoi tentativi per assicurarsi un “posto al sole”. In principio la politica del Reich in campo coloniale fu estremamente cauta in virtù della riluttanza del “Cancelliere di Ferro” Otto von Bismarck a porsi in competizione con la Francia e soprattutto con il Regno Unito, ossia le due principali potenze coloniali dell’epoca. Ciò tuttavia non impedì allo stesso Bismarck di convocare tra il 1884 e il 1885 a Berlino un congresso internazionale in cui discutere delle questioni africane. L’atteggiamento prudente del Reich mutò decisamente in seguito all’ascesa al trono del trentenne Guglielmo II di Hohenzollern (1888) e alle dimissioni del vecchio Bismarck dalla carica di Cancelliere (1890). Il nuovo Kaiser era infatti intenzionato ad assicurare al proprio Paese un impero coloniale proporzionato alla crescente forza economica e militare tedesca.

Map of Former German Colonies throughout History
La Germania (in blu) e i suoi possedimenti coloniali (in azzurro) nel 1914.

Alla vigilia della Grande Guerra la Germania controllava il terzo impero coloniale più vasto del pianeta, vasto circa 2,6 milioni di chilometri quadrati. Tuttavia, arrivata in ritardo nella corsa alle colonie anche a causa della sua tardiva unificazione, essa dovette accontentarsi di possedimenti sparsi e non collegati fra loro in un vasto unicum. In Africa la Germania aveva esteso il suo controllo su Togo, Camerun, Africa del Sud Ovest (Namibia) e Africa Orientale Tedesca (Ruanda, Burundi e Tanzania eccetto Zanzibar) mentre in Oceania essa controllava la Nuova Guinea, le isole di Nauru e Bouganville e gli arcipelaghi delle Caroline, delle Marianne, delle Bismarck, delle Marshall, delle Salomone e delle Samoa occidentali.

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La colonia dell’Africa Orientale Tedesca, il più vasto e popoloso tra i possedimenti tedeschi.

A questi territori bisognava poi aggiungere le basi di Taingtao e Kiaochow nello Shandong cinese e quelle di Wilhelmland e Luitpoldland in Antartide, rivendicate ma mai effettivamente occupate. Di tutti questi possedimenti l’Africa Orientale Tedesca, con i suoi 994.141 chilometri quadrati di estensione e i suoi circa 8 milioni di abitanti (dei quali appena 6 mila erano coloni europei), costituiva certamente la colonia più vasta e popolosa dell’impero tedesco.

Facciamo ora la conoscenza del protagonista della storia di oggi. Proveniente da una famiglia con tradizioni militari, Paul Emil von Lettow-Vorbeck nacque il 20 marzo 1870 a Saarlouis, nell’allora Provincia prussiana del Reno, dove suo padre era di guarnigione come ufficiale dell’esercito tedesco. Dopo essersi diplomato nel 1890 come ufficiale d’artiglieria, nel 1900 fu aggregato al corpo di spedizione tedesco in Cina incaricato della repressione della rivolta dei Boxers assieme alle truppe dell’Alleanza delle Otto Nazioni.

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Il colonnello Paul Emil von Lettow-Vorbeck fotografato nel 1913.

Quattro anni dopo lo ritroviamo per la prima volta in Africa, in Namibia, dove prese parte alla guerra Herero, conclusasi con il quasi completo sterminio di questa popolazione, avendo modo di studiare sul campo le tecniche della guerriglia. Ferito all’occhio sinistro, von Lettow trascorse un periodo di convalescenza in Sudafrica, a Città del Capo, dove conobbe il generale boero Jan Smuts suo futuro avversario nella Grande Guerra. Successivamente, tra il 1909 e il 1913 ebbe il comando del Secondo Battaglione della Kriegsmarine. Infine, ormai quarantaquattrenne, von Lettow-Vorbeck fu nominato comandante delle truppe coloniali germaniche (Schutztruppe) nell’Africa Orientale Tedesca, dove giunse nel gennaio del 1914.

Di lì a pochi mesi, tra la fine di luglio e l’inizio di agosto, l’Europa e il mondo intero precipitarono nell’abisso della Grande Guerra. Per il Regno Unito, entrato nel conflitto il 4 agosto 1914 in seguito alla dichiarazione di guerra alla Germania, diventava a quel punto fondamentale mantenere il controllo dei collegamenti marittimi con il resto dell’Impero attraverso cui era possibile far affluire gli uomini e i mezzi necessari allo sforzo bellico. La principale minaccia al dominio inglese degli oceani era costituita – oltre che dalla guerra sottomarina, in ogni caso limitata al Mare del Nord e al Canale della Manica – da quelle navi tedesche in grado di svolgere azioni corsare lungo le rotte transoceaniche.

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Un tratto della Usambara Railway nel 1907. Costruita a partire dal 1891 dalle autorità tedesche, la ferrovia metteva in collegamento il porto di 
Tanga sull’Oceano Indiano con l’entroterra della colonia.

Tuttavia tali navi avrebbero dovuto disporre di basi d’appoggio ove rifornirsi di carburante, viveri, acqua e munizioni. In questo senso le poche e sparpagliate colonie germaniche acquisivano un valore strategico, finendo nel mirino delle forze dell’intesa già nelle settimane immediatamente successive allo scoppio delle ostilità.

La colonia del Togo venne occupata già nell’agosto del 1914. Un ostacolo più duro si rivelarono invece le foreste equatoriali del Camerun e fu solo all’inizio del 1916 che la guarnigione tedesca venne costretta alla resa da forze congiunte anglo-franco-belghe. Più a sud, il Primo Ministro sudafricano, generale Louis Botha, che un tempo aveva combattuto contro l’Inghilterra e che ora era invece al suo fianco, organizzò una spedizione che portò alla presa di Windhoek e alla conquista dell’intera Africa Tedesca del Sud-Ovest (luglio 1914). Questa mossa non piacque a una parte della popolazione boera del Sudafrica che organizzò una rivolta, duramente repressa dallo stesso Botha.

Colonna di Askari (i soldati indigeni) in marcia con i propri ufficiali tedeschi.

Per quanto riguarda invece l’Africa Orientale, all’inizio delle ostilità essa si trovava quasi completamente circondata lungo i suoi quasi 4 mila chilometri di confini: a nord come a sud-ovest si trovavano i possedimenti britannici del Kenya, dell’Uganda e della Rhodesia così come a ovest la grande colonia belga del Congo. Soltanto a sud il Mozambico portoghese rimaneva per il momento neutrale. A est invece la costa, lunga come da Kiel a Königsberg, era completamente indifesa mentre l’Oceano Indiano era sotto l’assoluto controllo navale britannico. Inoltre poco dopo l’arrivo a Dar es Salaam del telegramma che annunciava l’invasione tedesca del Belgio e l’inizio delle ostilità con la Gran Bretagna ogni altra comunicazione con la madrepatria cessò in quanto le linee telegrafiche passavano attraverso le colonie inglesi. La situazione era talmente disperata che il governatore della colonia, Heinrich Schnee, si adoperò per evitare un inutile spargimento di sangue negoziando con i britannici una resa onorevole. Anche se in teoria il governatore era un suo superiore, Von Lettow era di tutt’altro avviso: deciso a fare il proprio dovere di soldato fino in fondo egli era deciso a resistere fintanto che avesse avuto ai propri ordini anche solo un reparto in grado di combattere.

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Cannone tedesco usato durante la campagna in Africa Orientale custodito al National Museum di Dar es Salaam.

All’inizio del conflitto la guarnigione del protettorato agli ordini di von Lettow era composta da appena 216 bianchi e 2.540 ascari (i soldati indigeni), ripartiti in 14 Feldkompanien composte da 16 europei e 180 africani ciascuna con due mitragliatrici Maxim modello 08 calibro 7,92mm. Inoltre, allo scopo di garantire i necessari rifornimenti nel corso degli spostamenti, ogni compagnia aveva alle sue dipendenze dai 200 ai 300 portatori. La Schutztruppe disponeva inoltre di un certo numero di pezzi d’artiglieria da 75/17 mod. 08 e qualche pezzo leggero da 37mm. Per quanto riguarda l’armamento individuale soltanto i bianchi erano dotati dei fucili d’ordinanza Mauser 1898 calibro 7,92mm mentre le truppe indigene erano state equipaggiate con il vecchio Mauser 1871, monocolpo calibro 11mm, che oltretutto produceva molto fumo. Questo perché sino a quel momento le compagnie di ascari erano state impiegate solamente per fronteggiare possibili ribellioni dei nativi, l’ultima delle quali era stata la rivolta dei Maji Maji, scoppiata nel 1905 e repressa due anni dopo. Proprio allo scopo di garantire l’ordine le autorità coloniali avevano arruolato anche una forza di polizia composta da 45 bianchi e 2.140 ascari.

Un ascaro (soldato africano delle truppe coloniali tedesche) in uniforme armato di fucile Mauser 1871.

La prima azione di rilievo della campagna dell’Africa orientale fu l’attacco anfibio condotto dai britannici contro la cittadina costiera di Tanga, secondo porto dell’Africa Orientale Tedesca nonché terminale della Usambara Railway, che collegava la città a Neu Moshi, ai piedi del Kilimangiaro. A partire dal 2 novembre 1914 la 27° Bangalore Brigade e la Imperial Service Brigade dell’Indian Army (8 mila uomini in tutto), al comando del maggiore generale Arthur Aitken presero terra senza incontrare resistenza. Il giorno successivo però, quando i soldati anglo-indiani tentarono di occupare l’insediamento vennero colti di sorpresa dall’ostinata resistenza di sei compagnie della Schutztruppe (circa mille uomini) e falciati dal micidiale tiro della fucileria e delle mitragliatrici. Quando poi gli ascari tedeschi attaccarono alla baionetta lanciando le loro urla di guerra gli uomini di Aitken vennero completamente presi dal panico e l’ufficiale inglese non poté far altro che ordinare la ritirata sulle navi, abbandonando a terra una notevole quantità di materiale bellico (fucili, telefoni da campo, mitragliatrici, vestiti e qualcosa come 600 mila proiettili).

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La battaglia di Tanga, combattuta tra il 2 e il 5 novembre 1914. Nel dipinto di vedono le truppe anglo-indiane attaccare da destra mentre i tedeschi si difendono sparando con le mitragliatrici a sinistra.

La vittoria ebbe un effetto indubbiamente positivo sul morale delle truppe tedesche e, cosa altrettanto importante, consentì a von Lettow di equipaggiare numerose altre compagne tanto che per la metà del 1915 il suo esercito contava ben 3 mila bianchi e 12 mila ascari. Tanga venne in seguito ricordata anche come la “battaglia delle api” in quanto nel corso dei combattimenti gli spari disturbarono alcuni sciami di api che, inferocite, si gettarono sui militari impegnati nella battaglia prendendo di mira particolarmente gli inglesi. Comunque, furono messi fuori combattimento dalle punture anche gli inservienti di due mitragliatrici tedesche.

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L’incrociatore Königsberg nel porto di Dar es Salaam.

Alla guerriglia terrestre ne corrispose un’altra sui mari. Allo scoppio delle ostilità l’incrociatore leggero Königsberg, al comando del capitano di corvetta Karl Loof era salpato da Dar es Salaam con l’ordine di attaccare i mercantili britannici nell’Oceano Indiano. Dopo aver compiuto una serie di azioni di disturbo nelle acque del golfo di Aden e aver sorpreso e affondato, il 29 settembre, l’incrociatore britannico Pegasus al largo di Zanzibar, a causa della mancanza di carbone e coi motori ormai in avaria, nell’ottobre del 1914 Loof era stato costretto a rifugiarsi nel delta del fiume Rufiji. Ai primi di novembre il nascondiglio del Königsberg fu scoperto da una squadra navale britannica comandata dal capitano Sidney R. Drury-Lowe ed ebbe inizio un assedio rimasto unico nella storia navale. Gli inglesi, non riuscendo ad avvicinarsi abbastanza per colpire l’incrociatore furono costretti ad attendere l’arrivo dalla Gran Bretagna di due monitori (batterie galleggianti) armati di cannoni da 150 mm con cui bombardare la nave tedesca, che fu infine affondata l’11 luglio 1915. Trentadue marinai tedeschi persero la vita nel combattimento, mentre altri 125 (tra cui lo stesso Loof) rimasero feriti; i superstiti recuperarono inoltre alcuni dei cannoni da 105 mm dell’incrociatore e formarono un improvvisato battaglione, continuando a combattere come fanteria al fianco delle truppe di von Lettow fino alla conclusione delle ostilità.

Soldati della Schutztruppe recuperano i cannoni del Königsberg affondato dai britannici nel delta del fiume Rufiji.

Ad ogni modo il comandate tedesco non si limitò semplicemente a difendere la colonia. Ben sapendo di trovarsi su un fronte assolutamente secondario nell’immenso orizzonte del conflitto mondiale, il colonnello, pur sapendo di non avere alcuna speranza di vittoria, agì animato da una semplice quanto lucida considerazione strategica: ogni soldato britannico trattenuto in Africa non avrebbe potuto essere inviato in Europa, ovvero nel teatro dove il Reich avrebbe giocato la partita decisiva. Bisognava dunque prolungare la lotta il più possibile, inducendo il nemico a stornare su quel teatro di guerra sempre più uomini e materiali che avrebbero potuto essere più utili altrove. In effetti, secondo quanto emerge dai rapporti ufficiali, i britannici giunsero a schierare circa 300 mila soldati mentre le perdite sono stimate in 80-100 mila soldati di cui 20 mila europei e indiani e 60-80 mila africani a cui bisogna aggiungere 2 mila automezzi e 14 mila tra muli e cavalli. In tutto lo sforzo bellico in Africa Orientale costò all’Impero britannico la bellezza di 12 miliardi di sterline odierne!

Le unità di portatori ebbero un ruolo fondamentale per soddisfare le esigenze logistiche degli eserciti impegnati nei combattimenti nel difficile ambiente africano.

Come von Lettow ebbe a scrivere nelle sue memorie “le forze avversarie si sarebbero lasciate trattenere solo se noi avessimo attaccato, o almeno minacciato il nemico, in qualche punto per lui davvero importante”. Uno di questi era senza dubbio la Uganda Railway, la ferrovia principale dell’Africa Orientale britannica che metteva in collegamento Mombasa al Lago Vittoria, il cui tracciato correva a poche giornate di marcia dal confine tra i possedimenti tedeschi e quelli inglesi. Le continue incursioni delle Feldkompanien tedesche andarono avanti per buona parte del 1915, costringendo gli inglesi a presidiare e pattugliare centinaia di chilometri di strada ferrata. Guerrigliero più per necessità che per vocazione, von Lettow non disdegnò comunque un approccio più diretto alla guerra. A differenza del suo contemporaneo, il celebre Lawrence d’Arabia, il colonnello tedesco continuò a considerare la battaglia campale come il mezzo migliore sia per mantenere il nemico sotto pressione sia per tenere acceso lo spirito marziale dei propri soldati.

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Soldati dell’esercito sudafricano. Inviati in Africa Orientale contro i tedeschi soffrirono gli effetti delle malattie tropicali durante la marcia.

La Schutztruppe riuscì a mantenere il controllo di gran parte del territorio dell’Africa Orientale Tedesca fino al 1916, quando ebbe inizio la controffensiva alleata coordinata dal generale sudafricano Jan Smuts, posto al comando di un esercito forte di 13 mila sudafricani, britannici e rhodesiani e 7 mila indiani e africani, supportati da oltre 73 mila portatori. L’attacco principale venne sferrato da nord, partendo dal Kenya britannico mentre forze consistenti dal Congo belga avanzavano da ovest su due colonne, attraversando il Lago Vittoria e la Rift Valley. Un altro contingente avanzò da sud, attraverso il Lago Malawi. Sotto la pressione delle forze avversarie von Lettow venne costretto a ripiegare nel sud della colonia mentre la stessa Dar es Salaam veniva occupata (3 settembre 1916). A quel punto, dopo aver perso migliaia di uomini a causa delle malattie Smuts iniziò a sostituire i soldati europei e indiani con gli ascari appartenenti al corpo dei King’s African Rifles. Il risultato fu che se all’inizio del 1917 il contingente britannico era composto per oltre la metà da africani, alla fine della guerra essi avrebbero costituito la quasi totalità dei suoi effettivi.

Soldati appartenenti al corpo dei King’s African Rifles. I comandi britannici iniziarono a schierare massicciamente militari africani in Africa Orientale dopo avere constatato la scarsa resistenza alle malattie tropicali delle truppe di origine europea.

Il 23 novembre 1917 la Schutztruppe attraversò il confine meridionale dell’Africa Orientale Tedesca e penetrò nella colonia lusitana del Mozambico (il Portogallo era sceso in guerra a fianco dei britannici il 9 marzo 1916) allo scopo di saccheggiare armi e rifornimenti. Nel gennaio 1918 von Lettow divise le proprie forze in tre colonne di marcia affidando il comando di due di queste al maggiore generale Kurt Wahle e al capitano Franz Koehler. Nell’agosto del 1918 del le forze tedesche, una volta rientrate nella propria colonia, sconfinarono nuovamente, questa volta nella Rhodesia britannica. Il 13 novembre 1918 occuparono la località di Kasama in quella che oggi è la Repubblica dello Zambia. Proprio qui le forze di von Lettow vennero informate della firma dell’armistizio tra Intesa e Imperi Centrali, firmato due giorni prima in seguito alla cattura di un soldato inglese che viaggiava a bordo di una motocicletta per portare la notizia ai commilitoni.

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Scontro tra truppe coloniali tedesche e portoghesi durante l’invasione del Mozambico attuata da von Lettow tra il novembre del 1917 e l’agosto del 1918.

Von Lettow inizialmente non volle crederci e pensò che si trattasse di una menzogna del nemico. Mutò parere soltanto a mezzanotte, una volta ricevuta la conferma della resa tedesca da parte del comandante in capo avversario, il generale sudafricano Louis Jacob van Deventer. Von Lettow, fino a quel momento all’oscuro di tutto, venne inoltre aggiornato a proposito del caos politico e sociale che regnava nel suo Paese: il Kaiser aveva abdicato il 9 novembre fuggendo in Olanda mentre i marinai della flotta erano in rivolta e l’intera Germania si trovava sull’orlo della rivoluzione!

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Paul Emil von Lettow-Vorbeck sfila in parata a Berlino alla testa dei veterani del suo reparto. Il colonnello al rientro in patria fu accolto come un eroe dai connazionali.

Il 25 novembre infine avvenne la resa formale degli ultimi reparti tedeschi combattenti in Africa. In tutto si trattava di 20 ufficiali e 125 graduati tedeschi, 1.156 ascari e 1.598 portatori indigeni. La cerimonia si svolse nella piazza di Abercorn (oggi Mbala), in Rhodesia, dove i soldati della Schutztruppe gettarono le loro armi ai piedi della bandiera britannica. Ironia della sorte si trattava di fucili inglesi e portoghesi preda di guerra. Dopo la resa von Lettow-Vorbeck si adoperò per riportare in patria i soldati tedeschi e per garantire il giusto trattamento dei suoi soldati africani. Nonostante la sconfitta una volta tornato in Germania fu promosso a maggiore generale accolto come un eroe dai connazionali: egli del resto era l’unico comandante tedesco a non essersi mai arreso al nemico, ma anzi aveva riportato numerose vittorie contro forze soverchianti ed infine era persino riuscito ad invadere il territorio avversario. Perciò il 2 marzo 1919 a lui e al suo reparto venne concesso l’onore di sfilare sotto la Porta di Brandeburgo. Tuttavia, contrariamente a quanto da lui auspicato, a seguito del Trattato di Versailles la Germania venne privata di tutti i suoi possedimenti coloniali, spartiti tra i Paesi vincitori a cui vennero assegnati sotto forma di mandati della neo costituita Società delle Nazioni.

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Il monumento all’ascaro eretto nel 1927 a Dar es Salaam dai britannici.

In quello stesso anno von Lettow sposò Martha Wallroth, dalla quale ebbe quattro figli. Nel 1923 si trasferì con la famiglia a Brema. Militarista e conservatore, divenne una figura di spicco della locale sezione dell’associazione di reduci di destra Stahlhelm. Durante la Repubblica di Weimar, Tra il 1928 e il 1930, fu eletto deputato al Reichstag nelle file del Partito Popolare Nazionale Tedesco (DNVP), formazione di destra. Dopo l’avvento al potere di Hitler rifiutò di aderire al nazismo nonostante quest’ultimo avesse cercato di impadronirsi della sua leggenda a scopi propagandistici. Nel 1938, all’età di 68 anni, venne nominato “generale per specifici scopi” ma non fu mai richiamato in servizio. Gli anni della seconda guerra mondiale furono segnati dalle disgrazie: entrambi i figli maschi di von Lettow, Rüdiger e Arnd,  e il figliastro Peter Wallroth, militari nella Wehrmacht, caddero al fronte mentre la sua casa venne distrutta in un raid dell’aviazione alleata. Poiché inizialmente non ricevette alcuna pensione dopo la guerra, il suo avversario della prima guerra mondiale, Jan Christiaan Smuts e altri ufficiali sudafricani e britannici suoi ex nemici riuscirono ad ottenere per lui un modesto vitalizio da pagare fino alla sua morte.

Nel 1953 compì un viaggio nella sua seconda patria, l’Africa orientale, dove ricevette una calorosa accoglienza da parte dei suoi vecchi ascari che per l’occasione intonarono Heia Safari! il canto delle truppe coloniali tedesche. Paul Emil von Lettow-Vorbeck si spense nella sua casa di Amburgo il 9 marzo 1964, pochi giorni prima del suo novantaquattresimo compleanno. Dopo la sua morte il governo tedesco decise di destinare una somma di denaro ai suoi ascari in Tanzania: venne istituito un Ufficio Cassa temporaneo a Mwanza, sul Lago Vittoria. Dei 350 anziani che si presentarono, solo un pugno di essi poterono esibire i certificati rilasciati loro da von Lettow nel 1918. Altri mostrarono brandelli delle loro vecchie uniformi come prova. Il banchiere tedesco responsabile dell’operazione ebbe un’idea: ad ognuno dei richiedenti venne data una scopa. Coloro che ancora sapevano rispondere agli ordini di marcia impartiti in tedesco vennero considerati beneficiari provati del sussidio. Nessuno di essi fallì la prova.

Per saperne di più:

  • Paul Emil von Lettow-Vorbeck, La guerra in Africa Orientale 1914-1918. Le memorie di un generale tedesco imbattuto al comando di soldati africani.

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