Lo Zarevic Pëtr Alekséevič Románov e futuro Zar di tutte le Russie Pietro il Grande, nacque il 9 giugno 1672 a Mosca, figlio Zar Alessio Michajilovič e della sua seconda moglie Natal’ja Kirillovna Naryškina. Il giovane Pietro iniziò molto presto ad appassionarsi all’arte della guerra cominciando a giocare “a soldatini” grazie ad un vero e proprio esercito in miniatura formato da servitori e aristocratici di corte, con il quale inscenava battaglie su grande scala. Altre grandi passioni dello Zar furono le flotte e la navigazione. Pietro si guadagnò il soprannome di “Grande” non solo per il carattere forte dimostrato sin da bambino, bensì anche per la sua impressionante statura di poco più di 2 metri.

Il suo regno iniziò presto, ad appena dieci anni, in co-reggenza con il fratellastro Ivan, affetto da salute cagionevole, che infatti morì appena trentenne nel 1696 lasciando Pietro unico sovrano. il 27 aprile (7 maggio per il calendario gregoriano) 1682, alla morte senza eredi di Fëdor III, figlio di primo letto ed erede di Alessio I Romanov, l’assemblea di boiari proclamò Pietro nuovo Zar sotto la reggenza di sua madre.
La sorellastra di Pietro, Sof’ja Alekseevna Romanova, contrariata da tale scelta, con l’appoggio di alcuni nobili di corte istigò alla rivolta i reggimenti degli Strel’cy, le guardie personali dello Zar istituite da Ivan il Terribile. Nel maggio del 1682 una folla di Strel’cy e di cittadini di Mosca saccheggiò la capitale, prese d’assalto il Cremlino e linciò alcuni boiari. Al termine dell’insurrezione il fratellastro di Pietro, Ivan, fu nominato “primo” zar, mentre il giovane Pietro I fu relegato in seconda posizione. Sofia invece divenne la loro reggente restando al potere per i successivi sette anni. Durante questo periodo vennero firmati il Trattato di Pace Eterna del 1686 con la Polonia, quello di Nerčinsk con la Cina del 1689 e furono condotte due campagne militari in Crimea contro i turchi nel 1687 e nel 1689.

La fine del potere di Sofia giunse nel 1689 quando l’ormai diciassettenne Pietro, forte dell’appoggio degli Strel’cy e del Patriarca di Mosca Ioakim, decise di affrancarsi dalla tutela della sorellastra. La reggente venne così deposta e costretta a ritirarsi a vita nel convento di Novodevicij. Il 16 ottobre 1689 Pietro fece finalmente ritorno a Mosca tra due ali di folla in ginocchio che lo salutarono come nuovo monarca assoluto. Alla vittoria seguì, spietata, la vendetta.
Il primo a cadere fu Šaklovitij, comandante degli Strel’cy fedele a Sofia: interrogato sotto tortura confessò di aver tramato contro Pietro e fu per questo condannato a morte e decapitato quattro giorni dopo fuori dalle mura del convento. Il Principe Vasilij Golicyn, Primo Ministro e amante della reggente, ebbe invece salva la vita per essersi arreso a Pietro ma venne comunque privato del proprio titolo nobiliare e delle sue proprietà ed esiliato con la famiglia in un villaggio dell’Artico.

Sempre nel 1689, quando Pietro aveva solo diciassette anni, sua madre combinò le sue nozze con Evdokija Fedorovna Lopuchina, figlia di una famiglia nobile. Dall’unione nacquero tre figli: Alessio (1690), Alessandro (1691) e Paolo (1693), dei quali solo il primo sopravvisse all’infanzia. Tuttavia già dopo pochi anni l’unione naufragò e il giovanissimo Zar intraprese una relazione clandestina con Anna Mons, la prima delle sue amanti. Nel 1696, Pietro decise di divorziare dalla moglie di rinchiudere Evdokija in un convento, cosa che avvenne due anni dopo quando la zarina venne definitivamente bandita dalla Russia e relegata nel Convento dell’Intercessione di Suzdal’. Evdokija sarebbe stata riabilitata soltanto molti anni dopo con l’ascesa al potere del nipote Pietro II.
Nel marzo del 1697 Pietro decide di compiere un viaggio in incognito all’estero, più precisamente in Europa, chiamato “La grande ambasceria” dove vennero visitate: la Livonia, la Curlandia, Brandeburgo, l’Olanda, l’Inghilterra e Vienna. Definire questo viaggio “in incognito” è ironico, dal momento che il giovane Zar, nonostante il cambio del nome per camuffarsi, avesse a seguito più di 250 servitori. Egli comunque rimase molto umile, facendosi assumere come semplice impiegato in cantieri navali di Amsterdam e Zaandam, visitando successivamente anche i cantieri di Inghilterra, la Zecca reale e partecipando ad una seduta del parlamento londinese.

Il 15 luglio 1698, quando tutto era pronto per la partenza dell’Ambasceria alla volta di Venezia, giunse da Mosca un dispaccio urgente con notizie inquietanti: gli Strel’cy avevano tentato un vero e proprio colpo di stato nel tentativo di reinstallare sul trono Sofia. Inutile dire che la rivolta venne repressa ancor prima del ritorno dello Zar, con estrema rapidità ed in un bagno di sangue che fece giustiziare all’incirca 1300 pretoriani ribelli. In seguito gli Strel’cy vennero re-inquadrati nelle forze militari “ordinarie” russe fino al loro definitivo smantellamento nel 1720. Ritornato dal suo viaggio nell’agosto del 1698, Pietro iniziò il suo grande periodo di riforme basate su ciò che aveva appreso durante la sua permanenza in Occidente.

Gli interventi riformatori spaziarono dal “semplice” carattere estetico, come l’obbligo del taglio della barba – accompagnato dall’imposizione di una tassa per chi la volesse tenere – la liberalizzazione dell’uso del tabacco – proibito dalla Chiesa Ortodossa – l’adozione di abiti occidentali imposto agli aristocratici, ad ambiti più importanti come la riforma del calendario, passando dall’anno 7208 del calendario Bizantino all’anno 1700 del calendario Giuliano. Altre riforme di gran rilevanza avvennero in ambito culturale: fu favorito lo sviluppo di una letteratura laica e venne riformato l’alfabeto, con la modifica o l’eliminazione di molti caratteri della scrittura cirillica, l’obbligo per gli editori di pubblicare libri tecnici e storici con il nuovo sistema di scrittura. Durante il regno di Pietro venne altresì fondato il primo museo russo, la Kunstkamera. Per quanto riguarda gli interventi in campo militare, lo Zar promosse il varo di una flotta militare e introdusse nuove armi nel suo esercito come il mortaio, le granate e le baionette per i moschetti.

L’esercito venne potenziato con l’introduzione della coscrizione obbligatoria e vennero disegnate nuove uniformi di stampo occidentale per i soldati. Anche la Chiesa non venne risparmiata: il clero ortodosso subì espropriazioni di proprietà mentre gli edifici di culto vennero spogliati dei loro oggetti di valore per finanziare le campagne militari dello Zar. Infine, alla morte del Patriarca Adrian di Mosca (1700), già oppositore delle riforme dello Zar, Pietro abolì il Patriarcato riducendo di fatto la Chiesa a un ministero alle dipendenze della Corona.
Queste riforme, per quanto innovative, portarono ad alcuni lati negativi di grande rilevanza come la netta divisione tra il popolo colto europeizzato d’elite ed i semplici popolani contadini o il risultato solo superficiale di europeizzazione sulla cultura, causato dal carattere veloce e improvvisato di queste riforme.
Tra il 1700 e il 1721 fu combattuta la Grande guerra del Nord contro la Svezia, rivale di lunga data della Russia. Entrambe le fazioni si contendevano il controllo delle coste del Baltico. Dopo una prima sconfitta nella battaglia di Narva (30 novembre 1700), che evidenziò l’impreparazione dell’esercito russo, le forze zariste si riorganizzarono conquistando nel 1702 il territorio di Nöteborg, dove l’anno successivo Pietro fondò la città destinata a diventare la nuova capitale dell’Impero Russo: San Pietroburgo.

Fondata alla foce del fiume Neva, la città divenne ben presto un importante snodo commerciale. La sua costruzione costò enormi sacrifici, in quanto a causa del territorio paludoso difficile da modellare e delle condizioni climatiche pessime più di 25 mila manovali perirono durante i lavori di costruzione, rendendola letteralmente una “città costruita sugli scheletri”, come già si usava dire durante il dominio di Pietro. San Pietroburgo oltre ad essere caratterizzata da una fortissima influenza architettonica europea, venne vista come una “finestra sull’occidente” simbolo del cambiamento radicale che il sovrano portò alla cultura russa.

Nel 1703 Pietro cambiò di nuovo amante, scegliendo come consorte Marta Skavronska, ovvero la futura Caterina I, con cui si sposerà nel 1712 e con cui darà alla luce una dozzina di figli di cui si salverà solo la futura zarina Elizaveta Petrovna. Marta era una donna analfabeta in grado di scrivere solo il suo nome e precedente amante del consigliere e miglior amico del sovrano Aleksandr Mensikov, successivamente nominato conte, principe e generale feldmaresciallo. Egli sarà anche il consigliere di Caterina dopo la morte di Pietro, cercando di concentrare buona parte del potere nelle sue mani.
Nel 1708 la Grande Guerra del Nord infuriava tra Russia e Svezia, con l’invasione da parte di quest’ultima dell’Ucraina e della Russia occidentale grazie anche al tradimento dell’alleato russo Ivan Stepapnovic Mazepa, atamano dei cosacchi ucraini. Nonostante ciò, la Russia inflisse un’importante sconfitta alla Svezia a Poltava, obbligando il sovrano svedese Carlo XII alla fuga nell’impero ottomano e facendo affermare la Russia come grande potenza europea. Poco dopo, Pietro I occupò anche le regioni della Livonia e dell’Estonia.

Durante la sua permanenza in Turchia Carlo di Svezia riuscì a convincere il sultano Ahmed III ad invadere la Russia, dando il via alla campagna del Prut, nel 1711, dove Pietro subì una pesante sconfitta e fu costretto ad un trattato di pace con gli ottomani, cedendo loro la fortezza di Azov e permettendo a carlo XII di tornare in patria.
Pietro I compì un secondo viaggio all’estero nel 1716 visitando la Francia, i Paesi Bassi e la Germania. Questo viaggio ampliò ancora di più i suoi orizzonti intellettuali e lo portarono ad introdurre nuove riforme. A causa di ciò, nello stesso anno, il figlio di Pietro Aleksej Petrovic (1690-1718), non essendo d’accordo con le riforme del padre decise di fuggire a Vienna e successivamente a Napoli, ma venne obbligato a tornare in patria subito dopo con la promessa – non mantenuta – di perdono da parte del padre. Difatti, dopo il suo ritorno, Pietro lo fece rinchiudere nella fortezza dei santi Pietro e Paolo, dove morirà nel 1718 dopo svariate torture.
Pietro Il Grande morì nel 1725, quattro anni dopo essere stato incoronato Imperatore di Russia, per una malattia alla vescica lasciando come sua erede la moglie Caterina che verrà incoronata Zarina nel 1724. Dopo la morte di Pietro, la Russia affronterà un periodo di governi prettamente influenzati da giudizi stranieri e regni corrotti e repressivi, che caratterizzeranno il futuro della dinastia dei Romanov.