Il vero Dracula

Vlad III Draculea fu Voivoda (ossia Principe) di Valacchia per tre volte nel corso ella sua vita, rispettivamente nel 1448, dal 1456 al 1462, e infine nel 1476. Per tutto il suo regno fu un irriducibile oppositore dell’avanzata turca e uno strenuo difensore dell’ortodossia. Per questo Vlad in Romania è celebrato come un eroe nazionale. Altrove però è generalmente ricordato soprattutto per la sua spietatezza e la sua crudeltà. La fama sinistra del Voivoda di Valacchia ha infine contribuito a far sì che nel 1897 lo scrittore irlandese Bram Stoker si ispirasse alla sua figura per dar vita al più celebre dei suoi personaggi, il Conte vampiro Dracula.

Ritratto di Vlad III del 1560 circa, copia di un originale realizzato durante la sua vita (Innsbruck, Castello di Ambras)

Il nostro protagonista venne al mondo intorno al 1431, molto probabilmente a a Sighișoara, in Transilvania, regione che nella prima metà del XV secolo faceva parte del Regno d’Ungheria. È opportuno osservare che tanto il luogo quanto la data di nascita non sono assolutamente certi, dato che gli storici si sono limitati a desumerli dalla ricostruzione dei movimenti dell’omonimo padre di Vlad, il Voivoda di Valacchia Vlad II. Questi probabilmente al tempo della nascita del secondogenito si trovava a Sighișoara assieme la famiglia sotto la protezione del Re d’Ungheria e Imperatore del Sacro Romano Impero Sigismondo di Lussemburgo attendendo il momento propizio per impadronirsi del trono di Valacchia.

Non ci è invece nota l’identità della madre anche se si crede che il padre all’epoca fosse sposato con la principessa Cneajna di Moldavia, figlia maggiore di Alessandro “il Buono”, e zia di Ștefan il Grande di Moldavia. Tuttavia è altrettanto noto che Vlad II avesse nello stesso tempo diverse amanti. Sempre dal padre il nostro trasse il soprannome con cui è passato alla Storia: poiché l’Imperatore Sigismondo aveva elevato Vlad II alla dignità di cavaliere dell’Ordine del Drago – creato per distruggere l’eresia hussita e contenere la potenza turca – Vlad III è passato alla Storia con il patronimico di “Draculea”, che significa “Figlio del Drago”, ma anche “figlio del diavolo”, poiché nel Medioevo il drago era considerato l’incarnazione di satana.

Insegna dell’Ordine del Drago del quale fu investito Vlad II e da cui suo figlio Vlad III trasse il soprannome di “Draculea” che significa “Figlio del Drago”, ma anche “figlio del diavolo”.

Nel 1436, quando suo padre divenne infine Voivoda di Valacchia, Vlad si trasferì a Târgoviște, capitale del principato. Sei anni più tardi, nel 1442, quando Vlad aveva circa undici anni, lui e suo fratello minore Radu furono inviati a Edirne, alla corte del sultano ottomano Murad II, come garanzia per assicurare al Sultano che il loro padre, in un’inversione della sua precedente posizione, avrebbe sostenuto le politiche ottomane – questo ci dimostra quanto la relazione di Vlad III con gli Ottomani fosse complessa e non così chiara come ci viene spesso presentata.

Questo avvenimento dimostra inoltre come l’infanzia di Vlad fu abbastanza dura, e il suo essere stato utilizzato come ”pegno di garanzia” sicuramente contribuì a formarne il carattere duro, arido e diffidente – fu l’inizio di una vita violenta, temprata dalla ferrea determinazione di un uomo pronto a perseguire ordine e stabilità con qualsiasi mezzo.

Vlad fece ritorno in Valacchia nel 1448, dopo essere stato informato dell’assassinio di suo padre e del fratello maggiore Mircea II per mano dei boiardi valacchi l’anno prima – fu quindi posto sul trono valacco dagli Ottomani stessi. Questo suo regno tuttavia non durò a lungo, poiché Giovanni Hunyadi, un potente signore della guerra ungherese e Voivoda di Transilvania noto anche col soprannome di “Cavaliere bianco”, invase la Valacchia e mise sul trono Vladislav II della Casa di Dăneștii.

Il Principato di Valacchia all’inizio del XV secolo, ai tempi del nonno di Vlad III,
Mircea I di Valacchia. In arancio sono indicati i feudi su cui Mircea regnava quale vassallo della Corona ungherese.

Il giovane Vlad intraprese quindi la prima di una serie di sanguinose campagne che lo impegnarono tutta la vita – e che alla fine lo condussero alla morte – per riconquistare il trono che riteneva suo di diritto. Tra i suoi nemici vi erano non i boiardi ma anche il fratellastro minore, Radu III detto il Bello, che ora era sostenuto dal sultano ottomano. Emerse brevemente vittorioso nel 1448, ma fu deposto dopo soli due mesi.

Vlad III non aveva altra scelta che riparare presso suo zio Bogdan II, Voivoda di Moldavia. Nell’ottobre di quello stesso anno però Bogdan fu assassinato da uno zio, Petru III Aron, e Vlad fu pertanto costretto a fuggire nuovamente per cercare protezione in Ungheria. Qui si riappacificò con il suo vecchio nemico Janos Hunyadi, il quale sotto sotto ammirava Vlad per la sua conoscenza delle tattiche militari degli Ottomani e per la sua intima conoscenza della loro corte senza contare che entrambi covavano un odio comune per il sultano Mehmet II. I due pertanto si riconciliarono, e Hunyadi nominò Vlad suo consigliere e luogotenente.

Vlad Țepeș riceve gli inviati del Sultano in un dipinto dell’artista rumeno  Theodor Aman (1831-1891)

Nel 1453, quando Mehmet conquistò Costantinopoli ponendo fine una volta per tutte all’Impero Romano d’Oriente i possedimenti ottomani si estendevano su buona parte dell’Anatolia e dei Balcani, costituendo ormai una minaccio molto seria per l’Europa occidentale. Proprio in quegli anni, mentre i turchi stavano allargando i confini del proprio impero, Vlad III attaccò la Valacchia nel 1456, uccise Vladislav II e riconquistò il trono dopo otto anni di lotta.

Tre anni dopo, nel 1459, nel corso del Concilio di Mantova, Papa Pio II organizzò una nuova crociata contro gli ottomani. In questa crociata, il ruolo principale doveva essere intrapreso dal Re d’Ungheria Mattia Corvino, figlio di János Hunyadi. In questo contesto, Vlad si alleò con Mattia nella speranza di tenere gli ottomani fuori dai suoi territori: la Valacchia era infatti rivendicata da Mehmet II come parte dell’Impero ottomano.

Vlad Țepeș banchetta accanto ai condannati al palo nell’incunabolo del tardo XV secolo edito a Strasburgo.

Fu proprio durante questo secondo regno che Vlad commise le atrocità per le quali divenne famoso. In quello stesso 1459, il Sultano Mehmet inviò a Vlad dei messaggeri per sollecitarlo a versagli un tributo pari a 10 mila monete d’oro e 500 reclute per le truppe ottomane. Il Voivoda tuttavia si rifiutò in quanto ciò sarebbe equivalso ad ammettere che la Valacchia era un vassallo della Sublime Porta pertanto Vlad fece uccidere i messaggeri turchi facendo inchiodare alle loro teste i rispettivi turbanti.

Un altro segno rivelatore della crudeltà di Vlad III di Valacchia è dal sinistro soprannome di “Țepeș” – che in rumeno significa “palo” – perché l’impalamento era il sistema da lui prediletto per giustiziare nemici e prigionieri. Questa terribile sorte toccò al bey di Nicopoli Hamza Pasha e ai mille cavalieri della sua scorta.

All’inizio del 1462, Vlad attraversò il Danubio e devastò l’intero territorio bulgaro nella zona tra la Serbia e il Mar Nero bruciando decine di villaggi e uccidendo decine di migliaia di contadini, senza fare distinzioni tra uomini, donne e bambini che vennero decapitati, bruciati vivi nelle loro case o, per l’appunto, impalati. Furioso. Mehmet II attraversò il Danubio ed entrò in Valacchia ma quando i turchi giunsero in prossimità della sua capitale, Târgoviște, Vlad ne attaccò a sorpresa l’accampamento la notte del 17 giugno e, pur disponendo di forze nettamente inferiori numericamente – 30 mila valacchi contro circa 90 mila ottomani – riuscì a infliggere una severa sconfitta al suo potente rivale.

L’attacco notturno al campo ottomano del 17 giugno 1462 dipinto da Theodor Aman.

Pur vittorioso su Mehmet, Vlad III venne sconfitto dal fratellastro Radu il Bello, il quale, messo a capo di un’armata ottomana dal Sultano, conquistò la fortezza di Poenari, il famoso castello di Vlad. Abbandonato dai mercenari sassoni, rimasti senza paga, e dai boiardi valacchi, scontenti per le sue riforme accentratrici, Vlad fu costretto a riparare in Ungheria dove sperava di ottenere rinforzi da Mattia Corvino. Per tutta risposta invece il sovrano magiaro, tutt’altro che favorevole a farsi coinvolgere in una guerra contro il potente Impero ottomano, lo fece incarcerare. Terminava così il secondo regno di Vlad III di Valacchia il quale però ebbe ancora modo di tornare alla riscossa quattordici anni dopo, nel 1476, a un anno dalla morte di suo fratello Radu.  

Stavolta però il terzo regno di Vlad Dracul durò soltanto pochi mesi: fu infatti ucciso in battaglia nel dicembre dello stesso anno. Tuttora l’esatta ubicazione della sua sepoltura rimane ignota anche se si ipotizza sia ubicata lungo la strada tra Bucarest e Giurgiu.

La presunta tomba di Vlad Țepeș nel monastero di Snagov.

Dopo la sua morte la memoria del Voivoda cadde nell’oblio.  I cronisti valacchi lo menzionano appena e lo confondono con altri principi del XV secolo, le sue efferatezze e le sue gesta passarono sotto il silenzio. Soltanto a partire dal XIX secolo, parallelamente al risveglio indipendentista delle popolazioni rumene contro turchi e austriaci, la figura di Dracula riemerse dall’oscurità. Spinta da chiare motivazioni politiche, la memoria popolare rumena dimenticò l’orrore per le atrocità da lui commesse in favore dell’ammirazione per le sue virtù guerriere, per il suo spirito di libertà, per le coraggiose gesta compiute in difesa della sua terra contro i turchi. Il mito del patriota temerario e quello del savio governante concorsero insieme a consolidare l’immagine di un principe esemplare, in grado di salvaguardare non solo l’indipendenza del regno ma di assicurare all’interno l’ordine e la legalità.

Vlad Țepeș ritratto come il proconsole romano di Patrasso che ordinò la crocifissione di Sant’Andrea – Österreichische Galerie Belvedere, Vienna

Gli storici moderni concordano che, anche per gli standard dell’epoca, le azioni di Vlad III furono particolarmente brutali e al giorno d’oggi sarebbero considerati crimini di guerra e contro l’umanità – nel 1999, in un sondaggio condotto in Romania, solo il 4,1% degli intervistati considerava Vlad tra “i più importanti personaggi storici che hanno influenzato in meglio il destino della Romania” – e la maggior parte dei sostenitori di questa opinione sono residenti proprio nella regione storico-geografica della Valacchia.

Nonostante le cronache dell’epoca, la leggenda nacque solo dopo la morte di Vlad III – il quale non era né più né meno che un prodotto del suo tempo, e la violenza del proprio operato non era particolarmente inusitata tra i suoi contemporanei – si deve principalmente alla propaganda politica verificatasi in Germania contro il regno di Valacchia e in generale contro i popoli dell’Europa orientale, in quanto faceva comodo dipingerli come orde sanguinarie non tanto migliori delle truppe ottomane.

In questo modo tuttavia, la figura di Vlad, che facilmente avrebbe potuto perdersi nelle schiere di tanti signori della guerra anonimi, fu consacrata di doppia vita – una come demone sanguinario della notte nella cultura popolare occidentale; la seconda come protettore indefesso della nazione e dell’orgoglio popolare rumeni.

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