La figura di Cleopatra è senza dubbio una delle più intriganti e misteriose di tutto il mondo antico. Per secoli non ha smesso di affascinare poeti, romanzieri, commediografi e, in ultimo, cineasti: come dimenticare del resto le memorabili interpretazioni della Regina d’Egitto da parte di dive come Liz Taylor, Vivien Leigh o la nostra Sophia Loren?

Tuttavia di lei nel corso dei secoli non è sopravvissuta quasi traccia. Per esempio non sappiamo nemmeno dove riposino i suoi resti mortali. In effetti già durante la sua vita e dopo la sua scomparsa Cleopatra fu oggetto di una vera e propria campagna diffamatoria orchestrata dal grande vincitore, Ottaviano, il futuro Augusto. Cleopatra in effetti visse in un’epoca di grandi cambiamenti, attraverso decenni che videro il definitivo tramonto della Res Publica e la sua sostituzione con l’Impero romano, un evento destinato ad avere profonde conseguenze sulla successiva storia dell’Occidente.
Cleopatra venne al mondo intorno al 70 a.C. ad Alessandria, capitale del Regno d’Egitto. La dinastia a cui appartiene la futura regina, quella dei Tolomei, però non era egiziana ma greco-macedone. La famiglia regnante infatti discendeva da Tolomeo I Sotere, generale e vecchio compagno d’arme di Alessandro Magno. Alla prematura morte di quest’ultimo, nel 323 a.C., Tolomeo divenne padrone dell’Egitto facendosi incoronare Faraone e dando inizio ad una propria dinastia.
Pur adottando alcune delle consuetudini degli antichi faraoni – tra cui l’usanza del matrimonio incestuoso tra fratello e sorella – i Tolomei furono nei fatti dei sovrani di lingua e cultura greca. La loro stessa capitale del resto non fu Menfi o Tebe – città legate al glorioso passato faraonico – ma Alessandria, una città greca, fondata dallo stesso Alessandro all’estremo limite occidentale del Delta del Nilo. Sotto il governo dei Tolomei essa divenne il principale centro propulsore della cultura ellenistica, nata dall’incontro tra oriente e occidente seguito alla spedizione di Alessandro.

Cerchiamo ora di conoscere più da vicino la famiglia della nostra protagonista. Il padre di Cleopatra era il Faraone Tolomeo XII Neo Dioniso, noto anche con l’epiteto di “Aulete”, dal greco Aulētḕs, ossia “il suonatore di flauto”, in quanto pare che amasse intrattenere la corte suonando questo strumento similmente a quanto amava fare Nerone con la cetra. L’identità della madre di Cleopatra ci è invece ignota. È da escludere che si trattasse dell’omonima Cleopatra VI Trifena, sorella e unica sposa legittima dell’Aulete, dalla quale il sovrano ebbe una figlia, Berenice IV, sorellastra della nostra Cleopatra.

È probabile che la madre della regina fosse una donna egiziana, forse un’esponente dell’aristocrazia sacerdotale di Tebe. Sappiamo inoltre che Cleopatra aveva un’altra sorella, Arsinoe IV, e due fratelli, omonimi del padre, in seguito ascesi al trono in coppia con Cleopatra coi nomi rispettivamente di Tolomeo XIII e Tolomeo XIV. La nostra storia ha inizio nei primi anni del I secolo a.C.. In questo periodo, pur continuando ad essere il Paese più ricco del mondo allora conosciuto, l’Egitto aveva da tempo cessato di essere una superpotenza. Ormai da diversi decenni le Due Terre sussistevano in un universo mediterraneo dominato da Roma. L’influenza della Res Publica iniziò a farsi sentire in maniera sempre più pesante sul Regno del Nilo proprio a partire dal regno di Tolomeo XII.

Questi divenne Faraone nell’80 a.C. succedendo al cugino Tolomeo XI Neo Alessandro, il quale, posto sul trono dal Dictator perpetuo Lucio Cornelio Silla, era stato linciato ad Alessandria dalla folla inferocita dopo appena diciotto giorni di regno. Tolomeo XII dovette barcamenarsi in un contesto internazionale segnato dall’espansionismo di Roma, che dopo avere annesso nel 74 a.C. la Cirenaica e nel 63 a.C., al termine della terza guerra mitridatica, anche la Siria, minacciava direttamente l’indipendenza del suo regno forte del testamento di Tolomeo XI che avrebbe autorizzato la Res Publica a incorporare nei propri domini anche l’Egitto.
Tuttavia l’Aulete si rivelò un pessimo sovrano, molto più versato per le arti e la musica che non per la politica e il governo. Nel tentativo di puntellare il suo traballante trono cercò di guadagnarsi l’amicizia di importanti uomini politici romani come Cesare, Pompeo e Crasso a suon di promesse e soprattutto di soldi.

Tanti soldi: parliamo di tangenti da migliaia di talenti d’argento per volta, equivalenti alla somma di diverse entrate annuali del regno d’Egitto. Tuttavia non disponendo delle ingentissime somme necessarie alla sua politica il sovrano fu costretto a ricorrere ai prestiti di un usuraio romano, Gaio Rabirio Postumo, che glieli accordò a tassi di interesse esorbitanti.
Quando però, in barba agli accordi, nel 58 a.C. i romani annessero l’isola di Cipro – sulla quale regnava un altro Tolomeo, fratello dell’Aulete, che in seguito alla perdita del trono preferì suicidarsi – la popolazione di Alessandria d’Egitto insorse in un moto di orgoglio costringendo Tolomeo XII ad una precipitosa e ignominiosa fuga. Mentre il deposto sovrano trovò asilo a Roma, in Egitto il trono fu occupato da sua moglie Cleopatra VI Trifena e da sua figlia Berenice IV Epifanìa.
Dopo tre anni di esilio la Res Publica provvide a restaurare Tolomeo sul trono. Il compito fu affidato al governatore della Siria Aulo Gabinio, uomo di fiducia dello stesso Pompeo, che nel 55 a.C. ricopriva la carica di console insieme a Marco Licinio Crasso. Non è da escludere che anche Cesare avesse dato il suo pieno appoggio all’operazione. Tolomeo tornò ad Alessandria con lo status di “alleato e amico del popolo romano” ma di fatto il suo rientro coincise con la trasformazione dell’Egitto in un vero e proprio protettorato di Roma: la Res Publica infatti impose al sovrano la nomina di Gaio Rabirio Postumo alla carica di dioiketes – ossia ministro delle finanze – mentre ad Alessandria si installò un presidio di legionari romani, i cosiddetti milites Gabiniani. Ma soprattutto in Egitto si riversò, vorace come uno sciame di cavallette, una torma di banchieri e creditori dell’Aulete che nei tre anni di soggiorno a Roma si era coperto di altri debiti.
Il secondo regno di Tolomeo XII durò altri quattro anni, fino alla sua morte nel 51 a.C.. Gli succedettero i due figli maggiori ancora in vita, la diciannovenne Cleopatra VII e l’undicenne Tolomeo XIII. Tra i due fratelli regnanti però i rapporti non dovevano essere particolarmente cordiali: non solo tra i due non venne celebrato il tradizionale matrimonio dinastico ma addirittura in un primo tempo Cleopatra escluse il giovanissimo fratello da qualunque attività governativa.

I primi due anni di regno però non furono affatto facili: le piene del Nilo furono meno abbondanti del solito e di conseguenza i raccolti furono scarsi e l’Egitto cadde preda della carestia. Contemporaneamente la Res Publica romana fu sconvolta da una nuova guerra civile: nel gennaio del 49 a.C. Cesare disobbedendo all’ordine del Senato passò in armi il Rubicone venendo dichiarato nemico pubblico. Mentre la maggioranza degli optimates fuggiva in Oriente, Pompeo inviò l’omonimo figlio maggiore ad Alessandria per chiedere supporto a Cleopatra in vista dell’imminente scontro con Cesare. La Regina concesse al giovane Gneo cinquecento legionari tra quelli di stanza in Egitto e sessanta navi cariche di frumento. Questa decisione mandò su tutte le furie gli alessandrini che non potevano accettare che la loro sovrana donasse il grano dell’Egitto ai romani mentre il suo popolo moriva di fame.
A questo punto Tolomeo XIII e soprattutto i suoi tre tutori – l’eunuco Potino, il comandante dell’esercito Achillas e il precettore Teodoto di Chio – ebbero buon gioco a scatenare un’insurrezione che nel 48 a.C. costrinse Cleopatra a fuggire assieme alla sorella minore Arsinoe dapprima nella Tebaide e poi in Siria dove il padre aveva avuto molti amici, con lo scopo di formare un esercito per riconquistare il trono.

A rimescolare le carte nella faida in corso tra Cleopatra e Tolomeo contribuirono gli sviluppi della guerra civile romana. Il 9 agosto del 48 a.C. le armate di Cesare e Pompeo si affrontarono nella battaglia di Farsalo, in Tessaglia. Sconfitto, il Magno cercò scampo in Egitto, presso la corte di Tolomeo. Mentre il generale stazionava al largo con la sua flotta, all’interno dell’entourage del sovrano maturò l’idea di assassinare Pompeo nel tentativo di ingraziarsi Cesare a sua volta già in viaggio per l’Egitto. Il piano omicida scattò il 28 settembre quando Pompeo venne attirato con l’inganno a bordo di un’imbarcazione egiziana e pugnalato a tradimento dai sicari di Tolomeo, i quali compiuto il loro sanguinoso compito ne decapitarono il cadavere.
La testa e l’anello del Magno furono offerti a Cesare quale macabro “regalo di benvenuto” quando il trionfatore di Farsalo sbarcò ad Alessandria tre giorni dopo. Contrariamente alle attese degli assassini di Pompeo, Cesare si mostrò profondamente contrariato non potendo accettare l’uccisione a tradimento di un cittadino romano che per di più era stato anche suo genero.
Cesare non impiegò molto per rendersi inviso alla popolazione alessandrina: Sbarcato in Egitto ostentando le insegne del potere e installatosi a palazzo reale come un conquistatore decise di restarvi anche dopo avere appreso della morte di Pompeo allo scopo di riscuotere le somme ancora dovute dal Regno del Nilo a Roma a causa dei debiti contratti dall’Aulete. Ostentando i fasci littori simbolo della sua condizione di console in carica decise di ricomporre le controversie tra Tolomeo e Cleopatra, forte del testamento del loro padre, che affidava al popolo romano la custodia su di loro e chiamò entrambi a comparire al suo cospetto.

È a questo momento che risale il famoso, primo incontro fra Cesare e Cleopatra. La Regina sapeva fin troppo bene che qualora avesse cercato di recarsi nella capitale avrebbe rischiato di cadere vittima delle trame del fratello: chi non aveva esitato a fare assassinare un comandante romano potente e temuto come Pompeo non avrebbe certamente avuto alcuna pietà per lei. Pertanto con la complicità di un amico, Apollodoro di Sicilia, Cleopatra riuscì a entrare ad Alessandria e ad introdursi a palazzo. Una volta che Apollodoro fu ammesso alla presenza di Cesare srotolò il fagotto che portava sulle spalle e con grande stupore del condottiero da esso emerse Cleopatra.
Per Tolomeo ritrovare la sorella a palazzo e per di più ora alleata – e amante – di Cesare non dovette essere la migliore delle sorprese. Forte della sua autorità quest’ultimo impose a Tolomeo e Cleopatra di sciogliere le rispettive truppe e di giungere ad una pacificazione. Come gesto di buona volontà inoltre annullò l’annessione romana dell’isola di Cipro che venne assegnata a Tolomeo XIV e ad Arsinoe. Tuttavia il sovrano egizio e i suoi collaboratori non erano assolutamente disposti a condividere il potere con Cleopatra e pertanto iniziarono a tramare per liquidare sia la Regina che il comandante romano. Potino tentò di avvelenare entrambi durante il banchetto che avrebbe dovuto sancire la riconciliazione tra Tolomeo e la sorella ma il piano fallì in quanto un servo di Cesare, venuto a conoscenza del complotto, ne mise al corrente il padrone.
A quel punto la situazione degenerò sfociando nel conflitto aperto. La guerra d’Alessandria – Bellum Alexandrinum – vide inizialmente Cesare in difficoltà: il console infatti disponeva di 3 mila legionari soltanto e finì col trovarsi praticamente assediato assieme ai suoi soldati (e a Cleopatra) nel quartiere del Bruchion, corrispondente al complesso dei palazzi reali.
Mentre Cesare spediva accorate richieste di aiuto ai suoi clienti e alleati in tutto il Mediterraneo orientale e poi, nel tentativo di ridurre la pressione del nemico, diede fuoco alle navi egizie, Achillas, una volta richiamato l’esercito reale accampato a Pelusio e bloccato il porto con 72 navi da guerra, tentò di schiacciare l’avversario grazie alla sua superiorità numerica. Cesare allora rispose incendiando la flotta nemica ma presto il rogo si propagò coinvolgendo tutta l’area del porto. Nacque allora l’equivoco per cui in quell’occasione sarebbe stata bruciata anche la celeberrima Biblioteca di Alessandria, che invece si trovava all’interno della reggia.
Visto che i rinforzi tardavano ad arrivare Cesare decise di giocare d’astuzia: liberò Arsinoe mandandola al campo di Tolomeo confidando che l’arrivo della giovane principessa avrebbe generato divisioni nello schieramento avversario. Accusò poi l’eunuco Potino di avere architettato la fuga della principessa e ne ordinò la decapitazione, liberandosi così di quell’infido personaggio. Il calcolo di Cesare si rivelò esatto: entrata in urto con Achillas, Arsinoe lo fece assassinare dal fidato eunuco Ganimede, che assunse il comando delle truppe egiziane. Ganimede però si rivelò un generale ancora più energico e fidato di Achillas: costretto ad accettare lo scontro nel tentativo di occupare l’isola di Faro per riprendere il controllo del porto, Cesare subì una severa sconfitta e fu costretto fuggire a nuoto per salvare la pelle.

Finalmente con l’inizio del nuovo anno gli eventi iniziarono a prendere una piega favorevole a Cesare: a febbraio del 47 a.C. sbarcò a Pelusio l’esercito arruolato fra Siria e Cilicia dal suo alleato Mitridate di Pergamo, rafforzato da un contingente di 3 mila soldati ebrei guidati da Erode Antipatro – padre del biblico Erode il Grande – radunati dal Sommo Sacerdote di Gerusalemme Ircano II. Con i rinforzi ottenuti Cesare poté passare al contrattacco sbaragliando l’esercito egiziano nella battaglia del Nilo durante la quale Tolomeo XIII perse la vita annegando nel grande fiume trascinato sul fondo dal peso della sua corazza d’oro.
Pacificato l’Egitto Cesare confermò sul trono Cleopatra a cui affiancò il giovanissimo Tolomeo XIV. Anche se con ogni probabilità la Regina d’Egitto e il comandante romano non divennero amanti la notte del loro primo incontro la loro relazione nacque e sviluppò nei giorni concitati della guerra alessandrina. Cleopatra aveva allora poco più di vent’anni mentre Cesare aveva già passato la cinquantina, un’età se non anziana sicuramente abbastanza avanzata per l’epoca. Data anche la grande differenza d’età è probabile che la loro unione fosse dettata innanzitutto dal reciproco interesse: da una parte Cleopatra, assicurandosi la protezione dell’uomo più potente di Roma rafforzava il suo potere di sovrano e dall’altra Cesare per mezzo del suo legame con la Regina otteneva il controllo dell’Egitto, vero e proprio “granaio” del Mediterraneo.

Il suggello della loro relazione fu rappresentato dalla nascita di un figlio: Tolomeo Filopàtore Filometore Cesare, che il popolo di Alessandria ribattezzò Cesarione. Il bambino venne al mondo nell’estate del 47 a.C. mentre il padre era impegnato nella campagna contro Farnace del Ponto. L’anno dopo Cleopatra si trasferì assieme al figlio e al fratello-marito a Roma, dove Cesare aveva nel frattempo celebrato il suo trionfo dopo la vittoria sui pompeiani alla battaglia di Tapso. La Regina risiedette nell’Urbe per poco meno di due anni alloggiando in una delle ville del dittatore sul Gianicolo, sulla sponda destra del Tevere. A quel periodo risale la costruzione del tempio di Venere Genitrice, al cui interno, a fianco della statua della dea, Cesare ne fece porre una di bronzo raffigurante Cleopatra nelle vesti di Iside.
Durante il suo soggiorno a Roma, Cleopatra non riuscì a far riconoscere ufficialmente al dittatore il figlio avuto dalla loro relazione. Cesare del resto era già sposato con la sua quarta moglie, Calpurnia, e Cleopatra, in quanto straniera, non avrebbe potuto in ogni caso sposare un console romano. Inoltre Cleopatra, che aveva organizzato una propria corte di stampo orientale, era malvista da diversi esponenti della nobiltà capitolina, come ad esempio Cicerone, e probabilmente la sua presenza a Roma contribuì a esacerbare i malumori verso Cesare, che avrebbero poi condotto alla sua uccisione.

Come noto Giulio Cesare fu assassinato il 15 marzo del 44 a C. da un gruppo di senatori nostalgici della Repubblica al culmine di un complotto organizzato da Gaio Cassio Longino e Marco Giunio Bruto. In seguito alla morte dell’amante, Cleopatra decise di fare ritorno in patria assieme a tutta la sua corte. Sbarcata ad Alessandria trovò ad attenderla un Egitto fiaccato dalla carestia in seguito a diversi anni di cattivi raccolti mentre cresceva il malcontento a causa dell’eccessivo carico fiscale. Fu proprio allora che Cleopatra diede prova delle sue qualità come statista. Una politica economica audace, attuata riformando il sistema monetario, riducendo i secolari privilegi detenuti dai templi e liquidando una volta per tutte i prestiti ricevuti da Roma, consentì a Cleopatra di stabilizzare la la malandata economia del Regno guadagnandone parecchio in popolarità.
Nello stesso periodo, poco dopo il ritorno in Egitto il fratello e co-reggente di Cleopatra, Tolomeo XIV, morì. A tal proposito vi sono forti sospetti che sia stata proprio lei a farlo eliminare. Secondo la tradizione la Regina era comunque obbligata a nominare un altro co-reggente. La scelta cadde sul piccolo Cesarione, di appena tre anni. Cleopatra poté così assumere il controllo assoluto del Regno.

Nello stesso periodo il mondo romano ricadde ancora una volta nell’abisso della guerra civile tra i vecchi sostenitori di Cesare e i suoi assassini. Mentre Bruto e Cassio fuggirono in Oriente dove iniziarono ad ammassare truppe, si costituì l’alleanza tra Caio Ottavio, nipote diciannovenne di Cesare – sua nonna Giulia Minore era sorella del condottiero – nonché suo erede designato e figlio adottivo, Marco Antonio e Marco Emilio Lepido – luogotenenti e fedelissimi dello stesso Cesare – che prese il nome di secondo triumvirato. Mentre si preparava lo scontro decisivo Cleopatra ricevette richieste di alleanza da parte di entrambe le fazioni. Non bisogna infatti dimenticare che a suo tempo Cesare aveva lasciato in Egitto tre legioni – poi diventate quattro in vista della progettata campagna contro i Parti ad oriente – allo scopo di consolidare il controllo sull’Egitto. Si trattava in tutto di circa 16 mila veterani il cui apporto poteva rivelarsi prezioso per ciascuna delle due parti in lotta. Cleopatra scelse di accettare la proposta del proconsole di Siria Publio Cornelio Dolabella, cesariano, il quale inviò in Egitto un suo legato, Allieno. Questi però, una volta assunto il comando delle legioni, con un incredibile voltafaccia passò nel campo dei cesaricidi!

L’anno successivo Ottaviano e Marco Antonio sbarcarono le loro forze in Macedonia per affrontare le forze di Bruto e Cassio. Lo scontro decisivo si consumò a Filippi nell’ottobre del 42 a.C.. Inizialmente Bruto mise in rotta le truppe di Ottaviano mentre Antonio ebbe la meglio contro Cassio, il quale, vistosi perduto si tolse la vita. Nella seconda fase, combattuta con estremo accanimento da entrambe le parti, Antonio diresse con grande energia le sue forze che finirono per sbaragliare completamente l’esercito di Bruto, che a sua volta preferì suicidarsi. Anche se Cleopatra aveva nel frattempo assunto personalmente il comando di una flotta da battaglia salpata da Alessandria, a causa di una tempesta le sue forze non fecero in tempo a raggiungere quelle dei triumviri.
Dopo la vittoria sui cesaricidi Antonio e Ottaviano si spartirono il potere sulle province romane mentre Lepido fu presto emarginato. Al primo andò l’oriente mentre al secondo toccò l’occidente. Dopo essersi installato ad Atene Antonio mosse verso est, nei territori precedentemente controllati dai cesaricidi. Giunto a Tarso, in Cilicia, nell’estate del 41, mandò a chiamare Cleopatra per chiederle spiegazioni riguardo alla posizione da lei assunta durante la guerra contro Bruto e Cassio.

Cleopatra ignorò con regale stizza l’ordine di Antonio. Solamente quando l’emissario del generale romano, Quinto Dellio, si recò personalmente ad Alessandria, Cleopatra si convinse a recarsi a Tarso. La Regina giunse in città risalendo il fiume Cidno a bordo del suo sontuoso thalamegós – il panfilo reale – ostentando una ricchezza e uno sfarzo tali da impressionare vivamente Antonio quando questi giunse a bordo dell’imbarcazione per partecipare ad un banchetto degno di un re tra stoviglie d’oro e tovaglie di porpora.
Cleopatra riuscì così facilmente a scagionarsi dalle accuse di aver aiutato Cassio e sfruttò l’occasione per ottenere dal triumviro l’eliminazione dell’ultima sorella superstite, Arsinoe, rifugiatosi a Efeso nel famoso santuario di Artemide. Nel novembre del 41 a.C. Cleopatra tornò ad Alessandria e invitò Antonio a raggiungerla nella capitale dove lui peraltro divenne subito molto popolare. Com’è già avvenuto con Cesare, Cleopatra scelse di legarsi ad Antonio per salvaguardare l’indipendenza e l’integrità territoriale del suo Paese e garantire la successione al trono per suo figlio Cesarione.
Non è escluso tuttavia che la relazione tra il triumviro e la Regina d’Egitto non fosse dettata unicamente dal reciproco interesse: Antonio dopotutto, oltre a essere un donnaiolo impenitente era allora un quarantenne aitante e virile – un marcantonio appunto – per di più al culmine della carriera politica e militare. Pur essendo ancora legalmente sposato con la seconda moglie, Fulvia, dalla quale aveva avuto due figli, Antonio intraprese una relazione amorosa con Cleopatra, restando a vivere con lei a palazzo sino all’inizio del 40. Nel frattempo Ottaviano aveva dovuto fronteggiare una rivolta interna, capeggiata dalla moglie di Antonio, Fulvia, e dal di lui fratello Lucio.

Antonio stava progettando una campagna militare contro il Regno dei Parti a oriente ma aveva bisogno dell’appoggio delle legioni di Ottaviano. I due pertanto si riappacificarono con la mediazione di Mecenate. A suggello della pace di Brindisi Antonio, da poco rimasto vedovo di Fulvia, sposò Ottavia, sorella minore di Ottaviano, dalla quale avrà due figlie, Antonia Maggiore, nonna dell’Imperatore Nerone, e Antonia Minore, madre dell’Imperatore Claudio e del condottiero Germanico nonché nonna di Caligola. Presto però Antonio decise di tornare da Cleopatra, la quale nella seconda metà del 40 a.C. gli aveva dato due gemelli, un maschio, Alessandro Elio, e una femmina, Cleopatra Selene a cui nel 36 a.C. si sarebbe aggiunto il terzogenito, Tolomeo Filadelfo.
Quello stesso anno Antonio diede inizio alla spedizione contro i Parti ma a causa di errori tattici e di tradimenti questa si risolse in un disastro, costringendo il generale romano ad una drammatica ritirata attraverso l’Armenia. Così nel 35 a.C. Antonio era nuovamente in Siria nel tentativo di riorganizzare le sue demoralizzate truppe. Avendo saputo di dissidi interni al regno nemico era intenzionato a marciare ancora una volta verso oriente ma avendo perso migliaia di veterani aveva bisogno di rinforzi ragion per cui si rivolse a Ottaviano, il quale aveva appena posto fine alla ribellione di Sesto Pompeo ma il figlio adottivo di Cesare gli inviò appena 2 mila soldati, un contributo militare risibile.

Antonio a questo punto doveva fare una scelta: poteva ancora tornare a Roma, da Ottavia, abbandonando Cleopatra e riabilitare la propria immagine in parte rovinata dalla relazione con la Regina d’Egitto e dalla sconfitta contro i Parti. Oppure restare in Oriente, compiere nuove conquiste per potersi presentare come il vero erede di Cesare e conquistare il potere a Roma. Ciò però significava abbandonare definitivamente Ottavia e conseguentemente, rompere in maniera definitiva con Ottaviano. Alla fine, forse per amore o per calcolo politico, o probabilmente per entrambi, Antonio scelse Cleopatra e l’Oriente.
Nella primavera del 34 a.C. Antonio entrò con le legioni in Armenia con lo scopo dichiarato di punirne il sovrano, Artavaside, per il suo infido comportamento durante la campagna partica. Il re fu messo in catene mentre il figlio Artaxias II venne facilmente sconfitto e fu costretto a cercare asilo presso i Parti. L’intera Armenia venne occupata e trasformata in provincia romana.
Rientrato ad Alessandria nell’autunno del 34, Antonio organizzò una fastosa cerimonia simile ad un trionfo romano. Alla fine dei festeggiamenti, l’intera città fu convocata presso il gymnasium di Alessandria, dove Antonio e Cleopatra, vestiti da Dioniso-Osiride e da Iside-Afrodite sedevano su troni d’oro. Antonio proclamò Cleopatra Regina d’Egitto, Cipro, Libia e Celesiria e distribuì i territori dell’Oriente tra i loro figli: ad Alessandro Elio andarono Armenia, Media e Partia mentre alla sua gemella Cleopatra Selene Cirenaica e Creta. Il piccolo Tolomeo Filadelfo fu messo a capo di Siria e Cilicia. Cesarione invece, riconosciuto ufficialmente figlio di Cesare divinizzato, fu proclamato Re dei Re e avrebbe regnato sull’Egitto assieme alla madre.

Il tradizionalismo dell’opinione pubblica romana fu profondamente scosso dalla inconsueta procedura trionfale e dalle decisioni prese nell’occasione di quelle che vennero ricordate come le Donazioni di Alessandria. Ottaviano ebbe così gioco facile a presentare Antonio di fronte al Senato e all’opinione pubblica come un rinnegato e un traditore. Forte del consenso pressoché unanime di cui godeva in Occidente, l’erede di Cesare riuscì a ottenere dal Senato una sollecita dichiarazione di guerra non contro Antonio – circostanza inammissibile per Ottaviano, la cui propaganda lo presentava come colui che aveva posto fine alla stagione delle guerre civili – ma contro Cleopatra, le cui forze, unitesi a quelle del consorte, nel settembre del 32 a.C. avevano risalito le coste della Grecia occidentale minacciando così direttamente la Penisola italiana.
La risposta di Ottaviano si dispiegò a partire dal marzo dell’anno successivo: diretti con grande abilità dal suo fidato ammiraglio e futuro genero Marco Vipsanio Agrippa, la flotta e l’esercito di Ottaviano imbottigliarono senza scampo le forze di Antonio e Cleopatra nella baia di Azio, lungo la costa epirota. Dopo lunghe schermaglie, il 2 settembre del 31 a.C. la flotta antoniana, logorata dalla malaria e dalle diserzioni, attaccò quella avversaria nel tentativo di rompere il blocco. L’esito dello scontro fu determinato dallo sganciamento delle 60 galere egiziane di Cleopatra, rimaste fino ad allora in seconda fila.

La defezione delle navi egiziane provocò uno scompenso decisivo nelle linee di Antonio, che aveva già attuato l’accerchiamento della flotta di Ottaviano. Antonio vedendo la propria compagna lasciare il campo di battaglia la seguì non preoccupandosi dell’andamento della battaglia. I suoi soldati continuarono a battersi fino a sera ma la vittoria arrise agli uomini di Agrippa e Ottaviano, il quale si dimostrò clemente con i soldati del suo avversario promettendo «salva la vita e terre in Italia» a tutti coloro che si fossero arresi.
Per Antonio e Cleopatra la sconfitta di Azio si rivelò decisiva: nell’agosto del 30 a.C. Ottaviano invase l’Egitto e marciò su Alessandria. Antonio gli si fece incontro ma alla vista delle soverchianti truppe avversarie il suo raccogliticcio esercito si liquefece. Sentendosi ormai perduto Antonio decise di uscire di scena da autentico romano gettandosi sulla propria spada.

Quando Ottaviano entrò vincitore ad Alessandria, senza praticamente combattere, Cleopatra, ancora sconvolta per la perdita del consorte, tentò di sedurre il vincitore, ma Ottaviano fu irremovibile e resistette alle offerte della Regina, conscio del fatto che avrebbe potuto benissimo prendersi da solo tutto ciò che lei gli offriva.
Cleopatra dovette allora rendersi conto che tutto era perduto. Tuttavia mai e poi mai avrebbe dato a Ottaviano la soddisfazione di vederla sfilare in catene esposta al ludibrio della plebe durante il suo trionfo a Roma. La volontà di evitare a tutti i costi questa insopportabile umiliazione le diede infine la forza di darsi la morte. È probabile però che, a differenza di quanto comunemente si crede, Cleopatra non abbia fatto ricorso ad un serpente – un’aspide o forse un cobra – ma più realisticamente abbia ingerito una bevanda velenosa. Questa ipotesi è rafforzata dalla rapidità del decesso e dalla mancanza di segni di morsi sul corpo della Regina e delle ancelle suicidatesi con lei.

Pur mostrandosi contrariato dalla morte di Cleopatra, Ottaviano acconsentì a che fosse seppellita accanto ad Antonio nella tomba da loro precedentemente predisposta. Dopodiché provvide a fare eliminare il sedicenne Cesarione, da lui percepito come un pericoloso rivale. Estintasi una volta per tutte la dinastia dei Tolomei Ottaviano, pur rifiutando il titolo di Faraone, annesse definitivamente l’Egitto affidandone il governo ad un prefetto di rango equestre. Con la morte di Cleopatra tramontava l’ultima delle monarchie ellenistiche, sorte dalla spartizione dell’Impero di Alessandro Magno. Poco meno di tre anni dopo, nel gennaio del 27 a.C. il Senato conferì all’erede di Cesare il titolo di Augusto – cioè di “Venerabile” – fatto che segnò l’inizio di un nuovo Impero, quello romano.
Bibliografia:
Fonti storiografiche antiche:
- Plutarco di Cheronea, Vite Parallele – Demetrio e Antonio
Fonti storiografiche moderne:
- A. Angela, Cleopatra. La regina che sfidò Roma e conquistò l’eternità
- L. Canfora, Giulio Cesare. Il dittatore democratico
- L. Canfora, Augusto. Figlio di Dio
- A. Spinosa, Cleopatra, la regina che ingannò sè stessa