James Brooke, il Rajah Bianco

Il suo nome è divenuto celebre grazie alla penna di Emilio Salgari che ne fece l’irriducibile antagonista del pirata Sandokan, la “Tigre della Malesia”. Dall’opera dello scrittore veronese qualche decennio dopo, nel 1976, fu tratto un famosissimo sceneggiato in due puntate per la regia di Sergio Sollima nel quale ancora una volta ad un Sandokan interpretato dall’indiano Kabir Bedi si contrappone lo “sterminatore di pirati” James Brooke, interpretato da uno straordinario Adolfo Celi.

Sir James Brooke, conosciuto anche come il “Rajah bianco” di Sarawak.

Ciò che forse non tutti conoscono è che, a differenza del suo eterno rivale, il personaggio di Sir James Brooke non è stato inventato da Salgari ma semmai è stato ricalcato su quello di un omonimo avventuriero inglese attivo nel Borneo tra gli anni Quaranta e Sessanta dell’Ottocento. James Brooke ricorda da vicino i due protagonisti del romanzo di Rudyard Kipling L’uomo che volle farsi Re pubblicato alla fine degli anni ottanta del XIX secolo. Proprio come loro Brooke era animato da notevole intraprendenza, ambizione e spirito d’avventura, qualità che gli consentirono di conquistare fama, ricchezza e addirittura un trono.

Il nostro protagonista venne al mondo in India, più precisamente a Secrore, sobborgo di Benares, il 29 aprile 1803. In quel periodo vaste porzioni del Subcontinente si trovavano già sotto il dominio della Gran Bretagna che lo esercitava in maniera indiretta attraverso la Compagnia Britannica delle Indie Orientali,  vera e propria società multinazionale che non si limitava a controllare la metà del volume del commercio mondiale dell’epoca ma era investita di funzioni amministrative e di governo dell’immenso territorio indiano. Inoltre, allo scopo di difendere e i propri possedimenti e imporre la propria volontà ai principi indiani, la Compagnia disponeva di un esercito di oltre 200 mila uomini, pari al doppio degli effettivi dell’esercito inglese dell’epoca.

La situazione dell’India all’inizio dell’Ottocento all’epoca della nascita di James Brooke. I possedimenti inglesi sono evidenziati in rosa.

James era il quinto dei sei figli di Thomas Brooke, un giudice di corte d’appello al servizio della Compagnia delle Indie, e di sua moglie Anna Maria Stuart, nobildonna di origini scozzesi, figlia illegittima del colonnello William Stuart, nono Lord Blantyre. Dopo avere trascorso l’infanzia in India assieme ai genitori, all’età di dodici anni James fu inviato in patria a studiare com’era costume tra le famiglia della buona società coloniale inglese dell’epoca. L’adolescente Brooke però rivelò un carattere irrequieto e refrattario allo studio al punto da scappare dal collegio. I genitori, nel frattempo rientrati dall’India e stabilitisi nella cittadina di Bath, nel Somerset, tentarono di affiancargli un insegnante privato ma James non ne aveva alcun rispetto. Quando questi infine diede le dimissioni ebbe termine anche la carriera scolastica di Brooke. A questo punto nel 1819 il sedicenne James ottenne il permesso di recarsi in India per arruolarsi come sottufficiale nelle truppe al servizio della Compagnia delle Indie. Prese parte a diversi scontri inquadrato in un’unità di cavalleria fino alla guerra anglo-birmana del 1824. Nel corso di quest’ultima campagna infatti venne gravemente ferito da una pallottola ad un polmone.

Soldati del Bengal Army al servizio della Compagnia britannica delle Indie Orientali.

Dopo aver lottato tra la vita e la morte fu rimandato in Inghilterra per la convalescenza. Nel 1830 tornò a Madras ma era troppo tardi per ricongiungersi alla sua unità: le regole della Compagnia delle Indie orientali stabilivano che i dipendenti – civili e militari – non potessero allontanarsi dall’incarico per più di cinque anni, il che lo costrinse a rassegnare le dimissioni.

Costretto a reinventarsi, James si dedicò al commercio con la Cina, ma non riuscì ad arricchirsi e fece dunque ritorno a casa a mani vuote. Tuttavia di lì a poco la sua vita conobbe un’altra svolta: nel 1835 suo padre morì lasciandogli in eredità un capitale di 30 mila sterline (pari a circa 3,7 milioni di dollari attuali) che l’allora trentaduenne James investì nell’acquisto di una nave da 142 tonnellate armata con sei cannoni, la Royalist, assume un equipaggio di una ventina di uomini e finalmente nel dicembre del 1838 salpò ancora una volta diretto a Singapore, colonia britannica che già allora costituiva un importantissimo snodo nelle rotte tra l’India e la Cina. Da qui, incuriosito dai racconti uditi dai marinai inglesi, Brooke si spinse ancora più a oriente in direzione del Borneo.

Pengiran Muda Hashim (1799-1852), zio del sultano Omar Ali Saifuddin II nonchè primo ministro del Brunei dal 1818 sino alla morte. Fu amico e alleato di James Brooke.

Questa immensa isola – la terza più estesa del mondo con una superficie di oltre 743 mila km2 – è oggi divisa tra l’Indonesia – che ne controlla la maggior parte – la Malesia e il piccolo sultanato del Brunei. Quest’ultimo tra il XVI e il XVIII secolo aveva un’estensione decisamente maggiore di quella attuale, controllando l’intera isola del Borneo ed estendendo la propria influenza su parte dell’arcipelago filippino. Tuttavia decenni di conflitti dinastici e l’espansione delle potenze coloniali europee avevano notevolmente ridimensionato l’impero del Brunei dal punto di vista territoriale tanto che all’inizio dell’Ottocento ai sultani restava soltanto la regione del Sarawak, nel Borneo settentrionale. Quello del Sarawak era un territorio estremamente interessante sia perchè collocato in posizione strategica, affacciato sul Mar Cinese meridionale, sia per la presenza di materie prime ricercate come l’antimonio. La popolazione era composta da indigeni daiacchi – noti per essere cacciatori di teste – e malesi oltre che da un’attiva minoranza di immigrati cinesi, dediti principalmente al commercio.

Guerrieri daiacchi, popolazione indigena di Sarawak, noti nel XIX secolo per la loro fama di cacciatori di teste.

Dal punto di vista politico il Sarawak era sottoposto all’autorità di un governatore esponente della nobiltà locale. Nel 1827 il viceré Indera Mahkota – cugino del sultano Omar Ali Saifuddin II – aveva fondato la futura capitale Kuching, che significa “piccolo porto”. Quando James Brooke vi giunse nel 1838 la regione era agitata da una pericolosa rivolta dei Daiacchi di Datu Patinggi Ali che minava alla leadership del sultano stesso. La sollevazione era stata provocata dalla spietatezza di Mahkota, che aveva costretto gli indigeni al lavoro coatto nelle miniere.

Nel tentativo di soffocare la ribellione Muda Hassim, zio e favorito del sultano Saifuddin, chiese aiuto a James Brooke offrendogli del denaro ma questi giudicando l’offerta insufficiente rifiutò e fece ritorno a Singapore. Due anni dopo la situazione degenerò: i rivoltosi avevano ormai preso possesso di molti territori il viceré Mahkota rifiutava di collaborare con Muda Hassim. Così il sultano ricontattò l’avventuriero inglese, e questa volta con una promessa ben più allettante: la concessione di un territorio da governare.

Bandiera utilizzata dal Regno di Sarawak (1870–1946) e poi dallo stato malese di Sarawak. (1963-1973)

James Brooke fece nuovamente vela verso il Sarawak e grazie alla sua esperienza militare e ai cannoni della Royalist la regione venne pacificata e l’autorità del sultano restaurata. A titolo di ricompensa dei suoi servigi il 24 novembre 1841 James Brooke venne solennemente proclamato Raja e governatore di Sarawak. Dietro pagamento di mille sterline nel 1842 Brooke ottenne la totale indipendenza del suo principato. Lord Brooke installò un governo dai tratti paternalistici, teso alla tutela della popolazione indigena, riformando l’amministrazione, emanando nuove leggi e combattendo senza quartiere la pirateria, che costituiva allora una minaccia continua. Quest’ultimo tratto fece sì che lo scrittore veronese Emilio Salgari si ispirasse a lui nella creazione dell’antagonista del suo eroe più famoso, il pirata Sandokan, la “Tigre della Malesia”.

Mappa che mostra il Regno di Sarawak all’inizio degli anni Ottanta del XIX secolo.

Rientrato temporaneamente in patria nel 1847 ottenne numerose onorificenze – fu creato Cavaliere dell’Ordine del Bagno e gli venne concesso il titolo onorifico di Lord con una rendita di 500 sterline annue – venendo inoltre nominato dalla regina Vittoria governatore e comandante in capo dell’isola di Labuan, ceduta dal Sultano del Brunei all’impero britannico nel 1846, grazie anche all’intercessione e a un intervento militare dello stesso Brooke.

Sir James Brooke morì in seguito a un attacco di cuore nel 1868, celibe e senza eredi legittimi. Anche per questo su di lui si rincorsero voci insistenti riguardanti la sua presunta omosessualità. Il titolo di “Rajah bianco di Sarawak” passo al nipote Charles Johnson-Brooke, figlio di sua sorella Emma, che regnò fino al 1917. Sotto il suo governo venne costruita la prima ferrovia e vennero sfruttati i primi giacimenti di petrolio. La dinastia dei “Raja bianchi” perdurò sul trono di Sarawak sino al 1942, quando il principato fu occupato dalle forze giapponesi. Liberato nel 1945, il territorio di Sarawak fu ceduto alla Gran Bretagna nel 1946 dall’ultimo Raja, Charles Vyner Brooke. Nel 1963 infine, Sarawak divenne indipendente come parte del nuovo stato della Malaysia.

Per saperne di più:

  • Steven Runciman, Il Raja bianco – La vera storia di James Brooke e della sua dinastia

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