Lucrezia Borgia, femme fatale del Rinascimento?

Lucrezia Borgia è forse una delle donne più diffamate della Storia. Per secoli è stata accusata di essere una sadica, un’incestuosa con il padre Rodrigo – il Pontefice Alessandro VI – e il fratello Cesare – il celebre “Duca Valentino”- nonchè un’avvelenatrice professionista.

Un bicchiere di vino con Cesare Borgia di John Collier. Cesare offre del vino ad un ospite. Accanto a lui vi sono Lucrezia e Alessandro VI.

Tale immagine è divenuta così ben radicata da diventare la principale di Lucrezia nell’immaginario collettivo – e quest’immagine è decisamente fittizia. Le voci scandalose su Lucrezia e il resto della sua famiglia abbondano, ma poche sono effettivamente fondate – le altre famiglie nobiliari, che sparsero queste voci, di certo non amavano i Borgia – anche per il fatto che erano spagnoli – i nobili italiani risentivano del fatto che gli stranieri esercitassero così tanto potere nel loro paese.

La gelosia, il risentimento e la rappresaglia per offese reali e immaginarie erano principalmente responsabili delle voci, delle allusioni e delle menzogne aperte sui Borgia che perdurano fino ad oggi. Ora, non commettiamo l’errore di dipingere i Borgia come vittime innocenti – nell’ambito della politica e delle lotte di potere dell’Italia dell’epoca atti efferati erano all’ordine del giorno per le famiglie nobiliari, e i Borgia non erano da meno – il capofamiglia Rodrigo e il figlio Cesare incarnavano al meglio questo modo di fare politica.

Ritratto di Flora. Dipinto di Bartolomeo Veneto. Per alcuni studiosi è un ritratto di Lucrezia Borgia.

In quanto a Lucrezia, la sua vita fu manipolata e usata per scopi altrui fin dalla più tenera età: nel 1493, quando aveva appena tredici anni suo padre fece in modo che Lucrezia sposasse il Signore di Pesaro Giovanni Sforza – un lontano cugino del Duca di Milano Francesco Sforza – più anziano di Lucrezia di ben quattordici anni e già vedovo da tre della prima moglie Maddalena Gonzaga. Tuttavia non passò molto tempo prima che Alessandro si rendesse conto che l’alleanza con gli Sforza non gli giovava molto, e decidesse pertanto di sbarazzarsi di Giovanni.

Dopo aver tentato di far assassinare il Signore di Pesaro, allo scopo di ottenere la separazione il Papa asserì che il matrimonio tra Lucrezia e Giovanni non era valido perché all’epoca delle nozze la ragazza era già stata promessa al signore di Procida Gaspare d’Aversa e che, in ogni caso, lo Sforza sarebbe stato impotente e quindi impossibilitato a consumare le nozze, condizione che consentiva di avviare un processo per annullamento. Giovanni Sforza, ferito nell’orgoglio, si vendicò dell’affronto spargendo la famosa voce sulle pratiche incestuose dei Borgia, dicendo che il papa avesse annullato il suo matrimonio con Lucrezia «per avere la libertà di divertirsi con la propria figlia».

Moneta del XVI secolo raffigurante Giovanni Sforza, Signore di Pesaro.

Il clamore suscitato dall’annullamento delle sue nozze comportò un alto prezzo per la reputazione di Lucrezia: in pochi credevano all’impotenza del conte di Pesaro e all’idea ch’ella fosse vergine: prese così piede l’accusa d’incesto rivolta verso la famiglia Borgia. Pochi mesi più tardi, Lucrezia fu coinvolta in un nuovo scandalo. Il 14 febbraio 1498 fu infatti ritrovato nel Tevere il cadavere di Pedro Calderón detto Perotto, giovane servitore spagnolo e favorito del Papa. Secondo il maestro delle cerimonie papali Burcardo il giovane «era caduto nel Tevere non certo di sua iniziativa», aggiungendo che «in città si è fatto un gran parlare». 

Rifugiatasi a Roma nel convento di San Sisto per sfuggire al clamore suscitato dalla sua vicenda matrimoniale Lucrezia fu raggiunta dalla notizia della morte di suo fratello Giovanni, Duca di Gandia e amatissimo dal padre Rodrigo, assassinato la notte del 14 giugno 1497 e i cui autori e mandanti non furono mai ufficialmente scoperti. In seguito a questo delitto il fratello maggiore di Lucrezia, Cesare – creato cardinale dal padre nel 1493 ad appena diciott’anni –  chiese e ottenne dal padre Alessandro VI la dispensa dalla vita ecclesiastica deponendo la porpora cardinalizia per dedicarsi alla carriera militare al posto del fratello defunto. Così il ventitreenne Borgia venne nominato Gonfaloniere di Santa Romana Chiesa, vale a dire comandante in capo delle milizie pontificie.

Ritratto di Alfonso d’Aragona a sette anni realizzato dal Pinturicchio.

In quello stesso 1498, il 21 luglio, Lucrezia si risposò con Alfonso d’Aragona, Duca di Bisceglie e Principe di Salerno, figlio illegittimo di Alfonso II di Napoli. La cerimonia si svolse nell’Appartamento Borgia davanti a pochi intimi. Il nuovo progetto matrimoniale, che avrebbe avvicinato i Borgia al trono di Napoli, prevedeva inoltre le nozze fra Cesare e Carlotta d’Aragona, cugina di primo grado dello stesso Alfonso. Tuttavia il matrimonio di Cesare con la principessa d’Aragona non ebbe luogo con gran disappunto del Papa. Così Cesare, recatosi alla corte di Luigi XII di Francia, sposò Charlotte d’Albret, sorella di Giovanni III di Navarra.

Le nuove nozze matrimonio sembrava essere stato sinceramente desiderato da entrambi, ed entrambi avevano circa la stessa età – Lucrezia aveva diciott’anni e il suo consorte Alfonso, leggermente più giovane, era considerato colto e di bell’aspetto. L’unione sembrò felice e Lucrezia diede alla luce un figlio, chiamato Rodrigo dal nome del nonno, nel 1499. Ma la felicità coniugale fu di breve durata. Manovre dinastiche presto avvelenarono le prospettive della giovane coppia – Alfonso fu attaccato da una banda di uomini armati e si salvò a malapena. Lucrezia vegliò giorno e notte su di lui e implorò il padre di fornirle uomini da mettere a guardia del marito – errore fatale, perché non appena questa richiesta fu accettata Alfonso venne strangolato nel suo letto.

Pala raffigurante, ai lati della Madonna, Lucrezia Borgia (a sinistra) con Rodrigo (a destra accanto a lei) e Alfonso d’Aragona (a destra)

Lucrezia ne fu distrutta. Furiosa con il padre e il fratello, Lucrezia fu lasciata sola a piangere con Sancha e venne colta da un’altissima febbre con delirio, rifiutando persino di mangiare. A causa del suo ostentato dolore, il padre iniziò a trattarla freddamente. In lutto e stanca delle continue manipolazioni, cercò di distanziarsi dal padre e dal fratello scrivendo loro lettere in cui si firmava come “La Infelicissima” e trasferendosi a Nepi.

Molti storici sono d’accordo nell’affermare che questo periodo sia stato fondamentale per Lucrezia: comprese che era il tempo di lasciare l’ambiente romano, ormai troppo opprimente e privo della sicurezza di cui aveva bisogno, cercando qualcuno che potesse controbilanciare la forza dei suoi parenti. Tornata a Roma, fu chiamata in Vaticano e le fu fatta la proposta di matrimonio da parte del duca di Gravina, già suo pretendente nel 1498. Lucrezia però declinò l’offerta e, come riferisce il cronista veneziano Sanudo, alla domanda del papa sul perché avesse rifiutato lei rispose a gran voce e alla presenza di altre persone «perché i miei mariti sono malcapitati».

Ritratto del Duca di Ferrara Alfonso I d’Este col suo cannone, attribuito a Sebastiano Filippi.

Le aspirazioni di Lucrezia si realizzarono quando iniziarono le trattative per il matrimonio con Alfonso d’Este, figlio di Ercole Duca di Ferrara, allo scopo di rafforzare il potere di Cesare in Romagna. Grazie a questo matrimonio Lucrezia sarebbe entrata a far parte di una delle casate più antiche d’Italia. Trasferitasi sulle rive del Po, Lucrezia finalmente trovò un po’ di serenità – proprio mentre il padre Rodrigo moriva e il fratello Cesare era costretto a riparare in Spagna, perseguitato dai suoi nemici.

Va da sé che queste vere e proprie diffamazioni oscurarono e oscurano un ruolo lodevole e non indifferente giocato da Lucrezia una volta sposatasi con Alfonso d’Este e trasferitasi a Ferrara, lontani dai giochi di potere che piagavano Roma e in cui la sua famiglia era coinvolta – un ruolo come cultrice, protettrice e mecenate delle arti e della cultura. Nel nuovo ambiente e nella sua nuova posizione come Duchessa consorte di Ferrara, Lucrezia infatti si trovò libera di perseguire quegli interessi a cui non aveva potuto dedicare molto tempo fino ad allora – si dedicò a una ricerca interiore e spirituale, passando periodi più o meno lunghi in ritiro spirituale in un convento femminile.

Dipinto raffigurante Castello Estense, reggia dei Duchi di Ferrara. Nel capoluogo estense Lucrezia trovò finalmente un po’ di serenità nel ruolo di Duchessa consorte.

Ma la nuova vita di Lucrezia non consisteva solo in ritiri spirituali – si rese infatti protagonista di un rinnovamento culturale all’interno della corte estense, e si fece promotrice e protettrice della cultura rinascimentale – dedicava tempo e risorse economiche a poeti, letterati pittori e musicisti. Dei poeti che frequentavano la corte, Ludovico Ariosto fu uno dei suoi più sinceri ammiratore e decantò la ”fama onesta” e la magnanimità nei suoi versi. Allo stesso modo Lucrezia colpì positivamente gli umanisti Gian Giorgio Trissino, Ercole Strozzi e Pietro Bembo – con quest’ultimo intrattenne un sodalizio intellettuale e teneramente romantico che culminò quando quest’ultimo le dedicò il trattato in tre libri Gli Asolani, e Lucrezia ne fu talmente grata da regalargli una treccia dei suoi capelli color dell’oro, tutt’ora ben conservata in un piccolo contenitore di cristallo.

Lucrezia non fu solo protettrice della cultura, ma anche una governante saggia e benevola. Non lasciò che alcuni lutti familiari – tra cui la morte del fratello Cesare nel 1507, al quale era rimasta sinceramente affezionata, e la morte del ”duchino”, suo figlio Rodrigo – le impedissero di governare con serenità e saggezza nei periodi d’assenza del marito Alfonso, tale che venne scritto di lei ”Bellissima di corpo e di soavissimi modi dotata, [a Ferrara] l’animo si guadagnò ancora de’ più restii”. Nel ruolo di donna di cultura, Lucrezia mantenne una vivace amicizia-rivalità con la più grande ”autorità” culturale del momento, Isabella d’Este, al punto che volle che la figlia a cui diede la luce poco prima di morire per complicazioni legate al parto a soli 39 anni venisse chiamata Isabella Maria.

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