Legio Patria Nostra!

Disperati e idealisti, balordi e sognatori, perseguitati e stravaganti. Quali che siano le loro origini o le loro motivazioni un comune denominatore ha identificato nel corso dei decenni i membri della Legione Straniera: uomini in fuga, chi da una rivoluzione fallita, chi dalla giustizia o più semplicemente dalla fame. A tutti costoro la Legione ha offerto la possibilità di ricominciare, offrendo una nuova patria e, talvolta, una nuova identità. Probabilmente proprio questo alone di mistero che caratterizza i legionari ha conferito loro quel fascino che ha ispirato numerose pellicole cinematografiche.

Luigi Filippo d’Orleans, Re dei Francesi tra il 1831 e il 1848. Sotto il suo regno venne fondata la Legione Straniera.

La nascita della Legione è inscindibilmente legata a una guerra che segna l’inizio della colonizzazione francese del Nord Africa. Nel 1830 il regime assolutista del Re Carlo X di Borbone stava attraversando una grave crisi di consenso. Il sovrano – fratello minore del ghigliottinato Luigi XVI – decise pertanto di risollevare le sorti della monarchia dando inizio all’invasione dell’Algeria, un’impresa che nei suoi piani avrebbe distratto l’opinione pubblica dai problemi interni del regno e contemporaneamente riaffermato il prestigio internazionale della Francia.

Il governo francese giustificò il proprio intervento con il fatto che l’Algeria, allora sotto la sovranità nominale dell’Impero ottomano, da secoli costituiva una base per i pirati barbareschi, i quali erano soliti depredare navi e coste europee allo scopo di catturare prigionieri destinati ad alimentare il fiorente traffico di schiavi attivo lungo le coste magrebine e del levante mediterraneo. Inoltre tre anni prima, nel 1827, il console francese ad Algeri era stato insultato dal Dey – comandante dei giannizzeri – ottomano, che lo aveva colpito al volto con uno scacciamosche.

Sbarcate in Africa, le truppe francesi conquistarono rapidamente Algeri, che cadde il 5 luglio 1830. Il successo tuttavia non bastò a Carlo X per salvare il suo traballante trono: alla fine di quello stesso mese di luglio la cittadinanza di Parigi si sollevò contro la politica reazionaria del sovrano e del suo Primo Ministro, il principe Polignac, e dopo cinque giorni di guerriglia urbana costrinse il Re alla fuga.

Mappa dell’Algeria del 1877 dei tre dipartimenti francesi di Algeri, Orano e Costantina.

I rivoluzionari offrirono la corona a Luigi Filippo d’Orleans, un esponente del ramo cadetto della dinastia noto per le sue simpatie liberali e che salì al trono con il titolo di “Re dei Francesi”. Nonostante la sua contrarietà alla campagna d’Algeria, il nuovo governo liberale fu indotto da considerazioni di politica interna e internazionale a mantenere la propria presenza militare sulla costa africana.

Dati gli alti costi umani derivanti dall’occupazione, nacque l’idea di fondare un corpo militare interamente composto da stranieri – comandati però da ufficiali francesi – cui affidare i compiti di presidio e contro-guerriglia in Algeria. Fu così che il 9 marzo 1831 Luigi Filippo e il suo Ministro della Guerra, l’ex Maresciallo napoleonico Soult, firmarono il decreto con cui nacque la Legione Straniera: essa avrebbe accolto tutti i volontari stranieri fra i 18 e i 40 anni che avessero soddisfatto i requisiti fisici e morali per l’arruolamento impegnandosi a servire in armi la Francia per almeno cinque anni. Altra peculiarità del nuovo corpo fu il fatto di consentire agli aspiranti legionari di non dichiarare la propria identità. Questo consentì l’arruolamento anche a sbandati, perseguitati politici o ricercati in fuga dalla giustizia, cui la Legione offriva una possibilità di ricominciare a patto di accettarne la durissima disciplina.

Soldati della Legione Straniera (ca. 1832)

In quei primi Anni Trenta del XIX secolo le prime reclute della Legione furono in massima parte cospiratori, patrioti ed esuli in fuga dalla repressione operata dalle forze della Santa Alleanza, garante dell’ordine europeo scaturito dal Congresso di Vienna del 1815. Tra i ranghi della Legione avremmo trovato spagnoli e italiani costretti all’esilio dopo il fallimento dei moti costituzionali del 1820-21 e del 1830-31, ex combattenti per l’indipendenza greca, polacchi reduci dal fallimento dell’insurrezione anti russa di Varsavia del 1830-31. Numerosi erano gli ex ufficiali e soldati delle armate napoleoniche, messi da parte dai nuovi regimi della Restaurazione. Si trattava quindi di uomini con una pregressa esperienza militare, dunque facilmente inquadrabili in un corpo armato, per i quali costituiva un onore servire la patria della Rivoluzione e dei principi di libertà e uguaglianza.

Nata per sostenere lo sforzo bellico della Francia in Algeria, la Legione ebbe il suo battesimo del fuoco proprio in Nord Africa a un anno dalla sua costituzione: il 27 aprile 1832 il 3° Battaglione – composto da volontari tedeschi e svizzeri – si impadronì del forte di Maison-Carrée (l’attuale località di El Harrach) a est di Algeri, scacciandovi i ribelli arabi.

Tre anni dopo la Legione trovò una nuova possibilità di impiego: la morte del Re di Spagna Ferdinando VII di Borbone aprì una grave crisi dinastica in seno alla casa regnante in quanto i diritti successori della Principessa delle Asturie Isabella, erano apertamente contestati da suo zio paterno Carlo Maria Isidro, che giunse ad autoproclamarsi Re di Spagna con il nome di Carlo V. Questi eventi segnarono l’inizio delle cosiddette “Guerre carliste” destinate ad insanguinare la Spagna per circa quarant’anni fino al 1876 e che videro contrapporsi i legittimisti, di tendenze liberali e sostenitori della Regina Isabella II, ai carlisti appunto, vale a dire i conservatori assertori dell’assolutismo monarchico sostenitori delle pretese di Don Carlos e successivamente dei suoi discendenti.

Compagnia della Legione Straniera al Campo di Marte a Parigi nel 1836 in un dipinto di Auguste Antoine Masse

Naturalmente le potenze europee finirono con lo schierarsi appoggiando l’una o l’altra delle fazioni in lotta. Mentre Austria, Prussia e Russia, fiere sostenitrici dell’assolutismo, si schierarono con i ribelli carlisti, Gran Bretagna e Francia presero posizione a favore dei legittimisti. Nel 1835 pertanto Luigi Filippo ordinò il trasferimento dei battaglioni della Legione Straniera dall’Algeria alla Spagna. Per la Legione l’esperienza della guerra carlista fu devastante: tre anni dopo, quando l’unità venne ritirata dalla Penisola Iberica, tra morti, feriti, prigionieri e disertori dei 5 mila uomini partiti dall’Algeria ne erano rimasti appena 500!

Inoltre per la prima volta la Legione si trovò a fronteggiare delle truppe europee. Questo poneva ai legionari il problema di dover combattere contro propri compatrioti. Tenendo conto che allora i legionari erano assegnati a battaglioni divisi per lingua e provenienza questo fece crescere nei comandi la preoccupazione per possibili ammutinamenti o diserzioni. Partendo da queste considerazioni già nel 1835 La Legione venne praticamente rifondata assumendo la fisionomia attuale: non più battaglioni “nazionali” ma reggimenti misti formati da volontari provenienti da Paesi diversi. Questo contribuì in prima battuta a rendere il francese obbligatorio per tutti e in secondo luogo generò, tra uomini uniti dalla disciplina militare, dall’orgoglio di appartenenza e dalla fedeltà alla Francia quel senso di coesione che la Legione non avrebbe mai perso.

Monumento ai morti della Legione straniera a Sidi-bel-Abbes. Dopo la fine del dominio francese in Algeria venne smontato e portato a Aubagne, presso la nuova casa madre della Legione.

All’inizio degli anni Quaranta questa nuova Legione fu inviata nuovamente in Algeria dove combatté i ribelli arabi dell’emiro di Mascara Abd-el-Kader. Nell’ambito di queste attività nel 1843 il generale Bugeaud ordinò la creazione di una stazione di rifornimento a Sidi-bel-Abbes, tra Orano e Tlemcen. Nel corso degli anni successivi quello sperduto posto di frontiera si trasformò grazie al lavoro dei legionari in una fiorente cittadina, un vero e proprio “angolo di Francia in mezzo al deserto” legando il suo nome a quello della Legione Straniera sino all’indipendenza dell’Algeria dalla Francia nel 1962.

Ormai inserita a pieno titolo nelle forze armate francesi, nel corso degli anni Cinquanta i legionari presero parte alla Guerra di Crimea (1853-56), distinguendosi alla battaglia dell’Alma e durante la presa di Sebastopoli, e successivamente alla Seconda guerra di indipendenza italiana (aprile-luglio 1859).

Le forze francesi conquistano Magenta durante la seconda guerra d’indipendenza italiana.

Nel 1863 la Legione varcò addirittura l’Atlantico partecipando all’intervento francese in Messico. La mossa era stata decisa dall’Imperatore dei Francesi Napoleone III il quale, d’accordo con Spagna e Gran Bretagna, intendeva fare pressione sul governo del Presidente Benito Juarez affinché onorasse il proprio debito estero nei confronti dei tre Paesi europei. Le truppe francesi – comprendenti anche unità della Legione – sbarcarono a Veracruz all’inizio di gennaio del 1862 e ai primi di giugno dell’anno successivo conquistarono Città del Messico. A quel punto Napoleone III pensò bene di sponsorizzare la costituzione di una monarchia cattolica subalterna agli interessi della Francia offrendo il trono al fratello minore dell’Imperatore Francesco Giuseppe d’Austria, l’Arciduca Massimiliano d’Asburgo, che venne proclamato Imperatore del Messico.

L’eroica resistenza dei legionari a Camerone, durante la spedizione francese in Messico.

Proprio nel corso di questa avventura la Legione scrisse con il sangue una delle pagine più gloriose della propria storia: la mattina del 30 aprile 1863 un plotone di 64 uomini della Legione Straniera al comando del capitano Jean Danjou fu attaccato presso il villaggio di Camarón de Tejeda da 2 mila ribelli messicani. Nonostante la schiacciante inferiorità numerica i legionari rifiutarono di arrendersi e resistettero per oltre 10 ore finché alle 18, una volta esaurite le munizioni, gli ultimi dodici legionari ancora in grado di battersi tentarono ancora un’ultima disperata carica alla baionetta. Costretti alla resa e condotti di fronte al comandante messicano Francisco de Paula de Milán questi esclamò “Costoro non sono uomini ma demoni!”. Ancora oggi quel giorno di gloria è ricordato come la festa del Corpo e la cerimonia della battaglia di Camerone si celebra annualmente a Aubagne, sede del comando della Legione. Da questo episodio deriva inoltre l’espressione “fare Camerone” usato dai legionari per indicare il dovere viene prima di tutto, la resistenza fino all’estremo sacrificio.

La mano di legno del capitano Jean Danjou, eroe della battaglia di Camerone, oggi conservata al Museo della Legione a Aubagne.

L’intervento francese in Messico finì presto per rivelarsi una trappola micidiale per le truppe di Napoleone III. La guerriglia scatenata dai repubblicani – che dal 1865 poterono giovarsi dei massicci aiuti in armi e denaro da parte degli USA, nel frattempo usciti dalla guerra civile – costrinse l’Imperatore francese a ritirare il proprio contingente lasciando indifeso Massimiliano d’Asburgo, che, fatto prigioniero dagli uomini di Juarez, fu fucilato il 19 giugno 1867 a Queretaro.

Rientrata alla casa madre di Sidi-bel-Abbes, per i successivi cinquant’anni, sino allo scoppio della Grande Guerra, la Legione fu impegnata tanto in Africa quanto in Asia nell’edificazione dell’impero coloniale francese. Oltre che contribuire alla definitiva pacificazione dell’Algeria, gli uomini della Legione furono schierati nell’Africa sub-sahariana, dove contribuirono alla definitiva sottomissione del Regno del Dahomey (1892-1894). Negli stessi anni i legionari vennero inviati sull’isola del Madagascar, divenuto nel 1896 un protettorato francese.

Manifesto che celebra la conquista francese del Madagascar.

Si trattò di campagne estremamente dispendiose dal punto di vista delle perdite umane. I nemici più insidiosi tuttavia non si rivelarono i combattenti locali ma le malattie tropicali, come la malaria, la dissenteria o la febbre tifoidea che imposero un pesante tributo di uomini alle truppe di Parigi. Per rendersi conto dell’incidenza delle malattie basta osservare la causa dei decessi tra i soldati francesi nel corso della campagna del Madagascar: ben 5 mila morirono di malattia contro gli appena 25 deceduti in combattimento!

Per quanto riguarda l’Asia, al momento della proclamazione della Terza Repubblica la Francia controllava le province meridionali dell’attuale Vietnam riunite nella colonia della Cocincina. La volontà di consolidare e allargare la propria presenza nella regione indocinese attraverso la sottomissione dell’Annam e del Tonchino – collocati rispettivamente nell’odierno Vietnam centrale e settentrionale – condusse Parigi allo scontro con l’impero cinese, al quale i regni indocinesi erano legati da rapporti di vassallaggio. 

L’intervento francese in Asia orientale si esplicò con l’invio in loco di un contingente di circa 10 mila soldati, tra cui figurava un battaglione della Legione straniera, considerata un complemento indispensabile delle truppe coloniali in campagne dagli esiti incerti o imprevedibili. Fu proprio nel corso della guerra del Tonchino che la Legione scrisse una delle pagine più gloriose della sua storia, tuttora ricordata in una delle strofe de Le Boudin, la marcia ufficiale della Legione. 

Stampa raffigurante i francesi mentre respingono l’attacco cinese contro la roccaforte di Tuyen Quang (marzo 1885).

Dal 24 novembre 1884 al 3 marzo 1885 la guarnigione francese di Tuyên Quang, composta da due compagnie della Legione, una di Tirailleurs Tonkinois, un distaccamento di genieri e di artiglieria per un totale di 619 uomini – di cui 390 legionari – resistette a ben sette assalti di forze cinesi soverchianti – circa 12 mila uomini – fino all’arrivo della colonna di soccorso guidata dal tenente colonnello Laurent Giovanninelli. Di lì a poco, il trattato di Tientsin del 9 giugno 1885 pose fine al conflitto, sancendo la rinuncia della Cina al Vietnam, che divenne un possesso coloniale francese. 

Secondo la legge la Legione Straniera non avrebbe mai potuto essere schierata sul territorio francese. Questa regola tuttavia incontrò una prima eccezione nel 1870, in occasione della guerra franco-prussiana. Il conflitto si rivelò fatale per la Francia e per Napoleone III, il quale, catturato dal nemico tedesco a Sedan finì col perdere il trono mentre a Parigi era proclamata la Terza Repubblica. Disperatamente a corto di soldati addestrati e impossibilitato a frenare l’avanzata dei prussiani, che giunsero ad assediare Parigi, il nuovo governo decise di richiamare per la prima volta delle unità della Legione sul territorio metropolitano.

Volontari statunitensi inquadrati nella Legione Straniera in trincea (ca. 1916)

Così l’11 ottobre 1870 due battaglioni della Legione sbarcarono a Tolone. I legionari come al solito si comportarono in maniera esemplare sul campo di battaglia riuscendo a riconquistare Orleans anche se non riuscirono a spezzare l’assedio di Parigi. Terminato il conflitto le unità legionarie contribuirono inoltre a stroncare nel sangue l’esperimento rivoluzionario della Comune di Parigi.

Nell’estate fatale del 1914 le migliaia di immigrati da tempo residenti in Francia scelsero per gratitudine di imbracciare le armi in difesa del Paese che li aveva accolti. A costoro si unirono i numerosissimi volontari che, provenienti da tutto il mondo, vollero contribuire alla difesa della patria della Rivoluzione e dei Diritti dell’uomo e del cittadino per un totale di 36 mila uomini giunti da ben 51 Paesi! 

Volontari del reggimento di marcia della Legione Straniera (RMLE) a Nancy, fine novembre 1918.

Questi vennero inquadrati nella Legione straniera in quattro appositi “reggimenti di marcia”, pensati cioè per un impiego temporaneo, limitato alla durata del conflitto. Il quarto era formato esclusivamente da italiani ed era guidato dal colonnello Giuseppe Garibaldi, meglio conosciuto col nomignolo di Peppino. Si trattava in effetti dell’omonimo nipote dell’Eroe dei Due Mondi, arruolatosi assieme ai fratelli Bruno, Costante – caduti sul fronte delle Argonne – Sante ed Ezio. I componenti della “Legione garibaldina” indossavano l’uniforme della fanteria francese sotto la quale portavano la celeberrima camicia rossa. Dopo aver sofferto pesanti perdite il corpo fu sciolto nella primavera del 1915. A quel punto, quando l’Italia entrò in guerra contro l’Austria, molti ex legionari italiani si arruolarono nel Regio Esercito. 

Il generale Paul-Frédéric Rollet (1875-1941), ispettore e riformatore della Legione straniera negli anni tra le due guerre mondiali.

Nel corso della Grande Guerra la Legione prese parte a molte battaglie cruciali sul fronte occidentale – la Marna, la Somme, Verdun, l’Aisne, Soissons – e nei Balcani – Gallipoli – pagando con un altissimo tributo di sangue – 139 ufficiali, 349 sottufficiali e 3.628 legionari – la propria fedeltà alla Francia. Nonostante ciò la Legione emerse dal conflitto come una delle unità più decorate dell’esercito francese. Tale era il prestigio del Corpo che nel 1919 il governo spagnolo decise di creare una propria Legione straniera – denominata Tercio de Extranjeros – modellandola su quella francese.

Negli anni del primo dopoguerra la Legione fu nuovamente impegnata nell’irrequieto Nordafrica e in Medio Oriente, dove la Francia aveva ottenuto il controllo dei territori ex ottomani della Siria e del Libano sotto forma di “mandati” della Società delle Nazioni. Dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale, nella primavera del 1940 la Legione fu inviata a Narvik, in Norvegia, nel tentativo di arrestare l’invasione tedesca del Paese scandinavo. In seguito alla capitolazione alle forze naziste nel giugno del 1940 la Legione si unì alle forze della “Francia Libera” guidate dal generale Charles De Gaulle.

Legionari in Nordafrica all’assalto delle posizioni italo-tedesche a Bir Hacheim (maggio-giugno 1941).

I legionari furono impiegati in Eritrea e poi tra Libia ed Egitto dove dovettero vedersela con i paracadutisti italiani della Divisione “Folgore” e l’Afrikakorps di Rommel nel corso della battaglia di El Alamein (ottobre-novembre 1942). Ottenuta la capitolazione delle forze dell’Asse in Africa, la Legione partecipò alla campagna d’Italia ed alla liberazione della Francia.

Al termine della seconda guerra mondiale la Legione si batté disperatamente nell’impossibile tentativo di conservare alla Francia il suo impero. Furono gli anni della Guerra d’Indocina: tra il 1946 e il 1954, i legionari dovettero fare i conti con l’implacabile guerriglia messa in atto dalle forze del Viet Minh, braccio armato del movimento per l’indipendenza del Vietnam fondato da Ho Chi Minh e diretto dal brillante generale Võ Nguyên Giáp. Fu questa la campagna più sanguinosa mai combattuta dai legionari – che vi persero circa 11 mila uomini contro i 9 mila del secondo conflitto mondiale – conclusasi con la disfatta di Dien Bien Phu il 7 maggio 1954 e la fine della presenza francese in Oriente.

Legionari in Indocina negli Anni Cinquanta.

Il vento anti coloniale soffiava furioso anche in Africa. Dopo l’indipendenza di Marocco e Tunisia (1956) la Francia si trovò invischiata in un’altra guerra di decolonizzazione in Algeria, la più antica colonia del suo impero, popolata da oltre un milione di coloni – i cosiddetti Pieds-noirs – e considerata come parte del territorio metropolitano.

L’esercito francese, memore della recente sconfitta subita in Indocina, mise a punto una nuova strategia caratterizzata da inedite tecniche di contro-guerriglia che facevano del controllo della popolazione la posta del conflitto. Dopo sette anni e mezzo di scontri senza esclusione di colpi – uso generalizzato della tortura, attentati e rappresaglie – i patrioti del Fronte di di Liberazione Nazionale algerino (FLN) conquistarono l’indipendenza, che fu proclamata il 5 luglio 1962.

Con l’indipendenza dell’Algeria per la Legione terminava un’epoca durata oltre cento trent’anni. Il Corpo fu costretto a trasferirsi sul suolo francese stabilendo il suo nuovo quartier generale a Aubagne, in Provenza, con altre basi nella Francia Continentale e a Calvi, in Corsica. Da allora i legionari sono stati impiegati in operazioni di di pronto intervento e di peacekeeping oltre i confini nazionali come in Ciad nel 1969-70 e e ancora nel 1978-88, a Gibuti, nel corso della crisi degli ostaggi di Loyada del 1976 e nello Zaire di Mobutu, dove nel 1978 a Kolwezi il lancio di seicento legionari del 2° reggimento paracadutisti valse a scongiurare il massacro di 3 mila residenti europei.

La 13e demi-brigade della Legione Straniera sfila tra le rovine romane a 
Lambaesis , Algeria (1958 circa).

Elementi della Legione sono stati poi inviati in Libano nel 1983 come parte del contingente multinazionale schierato nel Paese devastato dalla guerra civile. Negli Anni Novanta la Legione ha poi preso parte alla Guerra del Golfo contro l’Iraq di Saddam Hussein per poi essere inviata nella ex Jugoslavia nell’ambito della forza internazionale di mantenimento della pace (UNPROFOR) costituita nel febbraio 1992 in seguito all’adozione della risoluzione 743 del Consiglio di sicurezza. Il 2001 infine ha visto la partecipazione dei legionari alla missione Nato in Afghanistan contro i Talebani e al-Qaida all’indomani degli attentati dell’11 settembre.

Gli ultimi impegni internazionali della Legione sono stati legati alla lotta al terrorismo islamista sia sul territorio metropolitano francese sia nel Sahel, dove a partire dal 2014 la Francia ha lanciato l’Operazione Barkane in collaborazione con cinque Paesi africani: Burkina Faso, Ciad, Mali, Niger e Nigeria. Il contingente schierato ha raggiunto nel 2020 la consistenza di 5.100 uomini ed ha consentito, a fronte di perdite relativamente modeste (51 militari) di ridimensionare notevolmente i gruppi terroristici presenti nell’area. L’operazione si è conclusa con il ritiro francese nel febbraio 2022 sulla scia dei cambiamenti politici verificatisi in Mali, il cui governo ha assunto un atteggiamento sempre più ostile alla presenza francese.

Bibliografia:

  • Gianni Oliva, Fra i dannati della Terra – Storia della Legione Straniera
  • Domenico Vecchioni, Legione Straniera – Storia, regole, personaggi

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