L’offensiva delle Ardenne

A metà dicembre 1944 l’esercito tedesco lanciò improvvisamente un’offensiva partendo dalle proprie posizioni nelle Ardenne, da cui quattro anni prima la Wehrmacht aveva lanciato la propria vittoriosa offensiva che aveva portato al crollo della Francia. Favorite dall’effetto sorpresa – gli Alleati non si aspettavano un’offensiva – e dal maltempo, che impedì, almeno temporaneamente, agli anglo-americani di far valere la propria schiacciante superiorità aerea, le unità tedesche poterono avanzare di diverse decine di chilometri in territorio belga.

Un Bren Gun Carrier con soldati britannici e contrassegni statunitensi scorta una colonna di prigionieri tedeschi nei Paesi Bassi.

Tuttavia, a differenza di quanto accaduto nel 1940, questa volta il tempo e la superiorità in uomini e mezzi giocarono a favore degli Alleati. L’offensiva delle Ardenne costituì quindi il canto del cigno dell’esercito tedesco prima del l’inevitabile crollo del Terzo Reich, avvenuto nella primavera del 1945. Verso la fine dell’estate del 1944, infatti, la situazione bellica della Germania nazista era ormai del tutto compromessa. Anche il fronte dei suoi alleati andava sfaldandosi: in agosto la Romania chiese un armistizio all’Unione Sovietica e cambiò fronte, seguita di lì a poco dalla Bulgaria. Nei mesi seguenti anche la Finlandia e l’Ungheria si arresero alle forze sovietiche. In ottobre, mentre gli inglesi sbarcavano in Grecia, i partigiani jugoslavi, appoggiati dall’Armata Rossa entrarono a Belgrado liberata dai tedeschi. A occidente invece, dopo l’esito positivo dello sbarco in Normandia (operazione Overlord) nel corso dell’estate gli Alleati avevano liberato con grande rapidità la maggior parte del territorio franco-belga attestandosi sulla Linea Sigfrido, in corrispondenza dei confini occidentali della Germania.

Bombardiere Lancaster della RAF sorvola l’obiettivo durante un raid diurno su una raffineria di petrolio nella Ruhr il 12 ottobre 1944.

Anche se il territorio del Reich non era stato ancora toccato dagli eserciti nemici, esso era in ogni caso sottoposto a incessanti bombardamenti aerei. Forti di un dominio dei cieli ormai incontrastato, gli Alleati presero a scaricare sulla Germania centinaia di migliaia di tonnellate di bombe (900 mila nel solo 1944) allo scopo di paralizzare la produzione industriale e minare il morale della popolazione e la sua volontà di resistenza. Hitler tuttavia non era per niente intenzionato ad arrendersi ed anzi riteneva di poter ancora invertire le sorti della guerra. Visibilmente invecchiato, malato, e sempre più avulso dalla realtà, dopo il fallito attentato del 20 luglio 1944 il Führer era inoltre diventato ancora più sospettoso e paranoico e ormai non si fidava più di nessuno a parte pochi fedelissimi, come Wilhelm Keitel e Alfred Jodl, rispettivamente capo supremo e capo di Stato maggiore dell’Oberkommando der Wehrmacht (OKW), il generale Heinz Guderian, il padre della Blitzkrieg e l’architetto Albert Speer, il ministro degli armamenti.

Mappa generale delle operazioni degli Alleati nei Paesi Bassi meridionali tra il 16 ottobre e il 10 novembre 1944.

Intanto con l’approssimarsi dell’autunno il fronte, sostanzialmente, si stabilizzò, con gli americani duramente impegnati in cruenti combattimenti nella foresta di Hürtgen, nel tentativo di superare la Linea Sigfrido. Intanto i canadesi e i britannici riuscirono a liberare il porto di Anversa (4 settembre 1944), non riuscendo tuttavia a migliorare la situazione logistica dei rifornimenti, dato che il lungo estuario del fiume Schelda era ancora controllato da fortificazioni tedesche. Nel tentativo di superare l’impasse, il maresciallo britannico Bernard Montgomery persuase il comando supremo alleato ad autorizzare il lancio di unità paracadutiste nei Paesi Bassi, ad Arnhem, allo scopo di conquistare i ponti sul Reno e creare successivamente una testa di ponte al di là del fiume, in Germania.

Mitraglieri statunitensi impegnati nelle vie di Aquisgrana durante la liberazione della città.

L’operazione Market Garden ebbe così inizio il 17 settembre 1944, risolvendosi tuttavia in un sanguinoso fallimento in quanto i militari alleati si trovarono a fronteggiare non soldati demoralizzati e male armati, ma un corpo d’élite delle SS. Per ovviare a questa situazione venne dato il via all’Operazione Switchback da parte delle forze canadesi e polacche, che si concluse con una piena vittoria alleata. Il 21 ottobre gli americani dopo una dura battaglia riuscirono invece ad occupare la prima grande città tedesca, Aquisgrana. Nel frattempo la massiccia offensiva sovietica dell’estate 1944 si era esaurita nella Polonia orientale di fronte agli aspri contrattacchi tedeschi. Hitler pertanto poté dare seguito ai suoi ambiziosi piani di rivincita contro gli anglo-americani, ammassando a occidente truppe e materiali freschi e riuscendo a mantenere l’assoluto segreto su questi progetti. Il dittatore vagheggiava la possibilità di ripetere l’attacco a sorpresa sferrato quattro anni prima attraverso la regione delle Ardenne, che in poche settimane aveva portato al crollo della Francia e al drammatico reimbarco inglese di Dunkerque.

Il progetto strategico-operativo dell’alto comando tedesco per l’operazione Herbstnebel.

Ancora una volta l’avanzata in profondità dei panzer, questa volta d’inverno, secondo il Führer avrebbe inflitto una sanguinosa lezione agli americani – da lui grandemente sottovalutati come dei soldati dallo scarso valore combattivo e dal morale fragile – mentre un secondo accerchiamento delle truppe britanniche avrebbe forse potuto portare addirittura alla caduta del governo guidato da Churchill.

Il piano strategico tedesco (originariamente denominato in codice Wacht am Rhein, “Guardia sul Reno”, e successivamente Herbstnebel, “nebbia autunnale”) prevedeva di tagliare a metà lo schieramento alleato, penetrando attraverso le Ardenne per poi raggiungere in pochissimi giorni la Mosa e attraversarla e successivamente conquistare il fondamentale porto di Anversa. Secondo i piani di Hitler, l’intero 21º gruppo d’armate del maresciallo Montgomery e due delle tre armate del 12º gruppo del generale Omar Bradley (1ª Armata del generale Hodges e 9ª Armata del generale Simpson) sarebbero state isolate e poi distrutte capovolgendo il rapporto di forze sul fronte occidentale.

I feldmarescialli Walter Model (a sinistra) e Gerd von Rundstedt (al centro) con il generale Hans Krebs (a destra), durante una riunione del comando tedesco nell’autunno 1944 sul fronte occidentale.

Come detto il fattore sorpresa sarebbe stato decisivo. Poiché il territorio delle Ardenne è particolarmente aspro, segnato da alture e ricoperto di foreste – quindi apparentemente poco adatto per un attacco corazzato in forze – gli Alleati valutavano come estremamente improbabile un’offensiva tedesca in quel settore. Evidentemente la lezione del 1940 non era stata sufficiente come i fatti successivi avrebbero dimostrato. Nel complesso le forze tedesche schierate in prima linea erano costituite da sette divisioni corazzate, due divisioni paracadutisti e dodici divisioni Volksgrenadier: in totale circa 250 mila soldati appoggiati da 1.900 cannoni, 1.000 carri armati e quasi 1.500 aerei. Si trattava di una massa di uomini e mezzi senza dubbio importante ma decisamente carente dal punto di vista dei rifornimenti di carburante – le Panzer-Division entrarono in combattimento con solo due pieni di benzina invece dei cinque normalmente previsti – un fattore che, unito alle difficoltà di spostamento legate alla stagione invernale condizioneranno pesantemente la capacità di avanzata dei reparti.

Un cannone d’assalto Sturmgeschütz III delle Waffen-SS all’attacco nei primi giorni dell’offensiva.

Nei piani del comando supremo tedesco  il compito principale dell’offensiva era stato affidato, in linea anche con le preferenze ideologiche di Hitler, alle divisioni corazzate delle Waffen-SS, completamente ri-equipaggiate dopo le gravi perdite subite dopo lo sbarco alleato in Normandia. In particolare, il compito di sfondare le linee statunitensi spettava alle tre divisioni Volksgrenadier e alla divisione paracadutisti (Fallschirmjäger). L’attacco ebbe inizio alle 5:30 del mattino del 16 dicembre 1944 quando l’artiglieria tedesca iniziò a colpire le postazioni della 1° armata americana che in effetti fu colta completamente alla sprovvista. I militari statunitensi non mantenevano un dispositivo difensivo continuo ma erano attestati lungo una serie di piccoli capisaldi con un servizio di pattuglia non particolarmente vigile.

Una postazione difensiva statunitense nelle Ardenne.

Nel complesso tuttavia l’esercito statunitense nelle Ardenne non crollò affatto come previsto da Hitler. La 326ª Volksgrenadier-Division, appartenente al LXVII Armeekorps del generale Otto Hitzfeld, si scontrò con i reparti dell’esperta 2ª Divisione fanteria che reagirono efficacemente, mentre la 12ª e la 277ª divisione Volksgrenadier vennero arrestate da cinque battaglioni della 99ª Divisione di fanteria statunitense, i quali, superato l’iniziale sbandamento, si trincerarono presso i villaggi di Krinkelt e Rocherat, sbarrando la strada al crinale di Elsenborn, di decisiva importanza per aprire la strada ai panzer. Il 17 dicembre gli attacchi ripresero e il generale Priess decise di far intervenire direttamente anche la 12. SS-Panzer-Division “Hitlerjugend” che tuttavia non ottenne risultati migliori. Nella notte tra il 17 e il 18 dicembre la 99ª divisione americana ripiegò lungo il crinale di Elsenborn, dove, rafforzata da reparti della 2ª Divisione e dalla 1ª Divisione, andò a costituire uno sbarramento difensivo invalicabile. Tutti questi eventi comportarono di fatto il fallimento del piano di avanzata della 6ª Panzerarmee.

Soldati delle Waffen-SS in equipaggiamento invernale nel dicembre 1944.

Miglior fortuna ebbero i reparti tedeschi schierati più a sud, nell’importante settore del cosiddetto varco di Losheim, difeso solo dal debole 14º gruppo di cavalleria statunitense. Attaccate a nord a nord dalla 3. Fallschirmjäger-Division e a sud dalla 18ª Volksgrenadier-Division, le difese americane vennero sbaragliate già a mezzogiorno del 16 dicembre. Quella notte stessa la 1. SS-Panzer-Division “Leibstandarte SS Adolf Hitler” comandata dal tenente colonnello delle Waffen-SS Joachim Peiper poté quindi iniziare ad avanzare verso ovest. Nel corso della loro marcia gli uomini di Peiper si macchiarono di numerosi crimini e violenze contro i civili belgi e i soldati americani catturati. Particolarmente efferato fu il massacro di Malmedy, nel corso del quale i tedeschi trucidarono a sangue freddo 52 prigionieri statunitensi. L’avanzata di Peiper fu rallentata dalle azioni dei genieri statunitensi che sabotarono la maggior dei ponti sul fiume Ambleve. I tedeschi, ormai irrimediabilmente in ritardo sulla tabella di marcia, finirono per trovarsi isolati nel cuore del territorio nemico. Il grosso della “Leibstandarte”, rimasto indietro, venne attaccato dai reparti della 30ª divisione fanteria statunitense, impegnati con urgenza dal generale Courtney Hodges. Il 19 dicembre un battaglione del 117º reggimento fanteria americano riconquistò Stavelot, tagliando quindi le comunicazioni di Peiper e isolandolo dal resto della divisione.

Militari americani catturati dai tedeschi all’inizio dell’offensiva delle Ardenne.

Mentre Peiper procedeva con la sua puntata offensiva, la 5. Panzerarmee dell’abile generale Hasso von Manteuffel – che in origine era destinata a svolgere solo un compito di copertura e supporto sul fianco sinistro all’attacco principale dell’armata del generale Dietrich a nord – attaccò all’alba del 16 dicembre approfittando dell’oscurità senza preparazione di artiglieria e sfruttando il chiaro di luna artificiale creato dalla luce dei riflettori della contraerea: gruppi scelti di incursori si infiltrarono oltre le linee alleate allo scopo di facilitare l’avanzata del grosso delle truppe e aprendo la strada ai carri armati. Dopo una coraggiosa resistenza, la 28ª Divisione fanteria comandata dal maggior generale Norman Cota cedette lungo la linea del fiume Our. I tedeschi, occupata la cittadina di Marnach, continuarono ad avanzare anche nei giorni successivi superando abbastanza facilmente le resistenze opposte delle limitate riserve corazzate statunitensi schierate nella zona e puntando sul centro nevralgico di Bastogne. Von Manteuffel aveva fretta: consapevole della necessità di anticipare l’afflusso delle riserve alleate ordinò ai suoi sottoposti di continuare la propria marcia anche di notte, ignorando i nuclei di resistenza americani. 

Membri della 101a Divisione aviotrasportata escono da Bastogne per contrattaccare i tedeschi che li hanno assediati per dieci giorni.

Bastogne venne accerchiata il 21 dicembre dalla 26ª Volksgrenadier-Division e da un Kampfgruppe della Panzer-Lehr-Division che incominciarono ad attaccare i lati del perimetro difensivo, tenacemente difeso dai paracadutisti della 101ª Divisione aviotrasportata del generale di brigata Anthony McAuliffe. Il 22 dicembre le “Screaming Eagles” avevano ormai esaurito le scorte di munizioni e il maltempo impediva loro di ricevere aiuti dal cielo. Vista la situazione von Manteuffel intimò a McAuliffe di arrendersi ma questi rispose con la celebre esclamazione “Nuts!”, traducibile come “Andate al diavolo!”. Già il 23 il tempo migliorò e la 101ª ricevette consistenti rifornimenti di di cibo e, soprattutto, munizioni, con cui iniziò subito a bombardare le postazioni naziste.

Carta che rappresenta i contrattacchi alleati dal 26 dicembre al 25 gennaio 1945.

Il 24, la vigilia dell’ultimo Natale di guerra, i tedeschi si prepararono a sferrare l’attacco finale consapevoli di non avere più molto tempo a disposizione: il III Corpo d’armata statunitense – composto dalla 4ª Divisione corazzata e dalla 26ª e 80ª di fanteria – comandato dal “Generale d’acciaio” George Patton si stava infatti avvicinando a marce forzate per liberare Bastogne dall’accerchiamento. Il 19 dicembre, nel corso di una conferenza convocata appositamente dal comandante in capo generale Eisenhower per fare fronte all’offensiva tedesca presso il quartier generale alleato a Verdun, il risoluto Patton si era detto pronto ad attaccare immediatamente. In quell’occasione, rivolgendosi al collega Omar Bradley, dichiarò «Fritz si è cacciato nel tritacarne, e sarò io, adesso, a girare la manovella!». 

Mentre le truppe di von Manteuffel si ritiravano decimate da Bastogne, il gruppo da combattimento di Peiper, isolato tra i villaggi di Stoumont e La Gleize e rimasto senza carburante fu costretto a ripiegare a piedi sulle posizioni di partenza. In quegli stessi giorni di fine dicembre intanto il miglioramento delle condizioni atmosferiche consentì finalmente l’impiego dell’aviazione e la controffensiva alleata divenne inarrestabile. Il 12 gennaio 1945 l’Armata Rossa sovietica diede inizio all’offensiva sulla Vistola e in Prussia Orientale, che si sarebbe conclusa ai primi di maggio con la caduta di Berlino. L’attacco da oriente rappresentò la fine di qualsiasi progetto offensivo della Wehrmacht verso ovest. All’inizio di febbraio l’esercito tedesco sul fronte occidentale era ridotto a 60 deboli divisioni con meno di 500 mezzi corazzati contro i 6 mila schierati dalle sempre più numerose truppe alleate che godevano fra l’altro di un’ormai incontrastato dominio dei cieli.

Soldati statunitensi attraversano la Linea Sigfrido.

La battaglia delle Ardenne fu la più grande battaglia combattuta nel teatro europeo dall’esercito statunitense nella seconda guerra mondiale. Fu anche la più costosa in termini di perdite: circa 89.500 in totale di cui 19 mila caduti in combattimento, 47.500 feriti e circa altri 23 mila uomini catturati o dispersi. Andarono inoltre distrutti 800 carri armati e circa 650 aerei. Nonostante alcuni dolorosi cedimenti e le dure sconfitte iniziali, le forze americane si riebbero rapidamente dalla sorpresa, combattendo con coraggio anche in situazione di inferiorità, sorprendendo per la propria saldezza morale gli stessi comandi tedeschi. L’offensiva delle Ardenne non aveva fatto altro che consumare le ultime risorse militari a disposizione del Terzo Reich senza peraltro ottenere risultati apprezzabili. In sostanza nei mesi successivi la Wehrmacht non sarebbe più stata in grado di resistere validamente alla straripante potenza militare degli Alleati. Una volta respinta l’ultima offensiva tedesca della guerra, gli anglo-americani poterono riprendere la loro avanzata in direzione della Germania. 

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