Un uomo giace sul suo letto di morte. Accanto ha la moglie, inconsolabile tra i singhiozzi, i dottori, e colui che per anni è stato il suo capo e mentore. L’uomo morente è giovane, ha appena trentotto anni – è alto, biondo, di bell’aspetto, il viso dai lineamenti affilati. I gelidi occhi grigi socchiusi, un velo sta lentamente calando sulle pupille. L’uomo è sereno, rassegnato al suo destino “Il mondo è solo un organo nella mani del Signore; e noi dobbiamo danzare sulle note già scelte per noi” recita all’uomo accanto a lui, che fisicamente è tutto il contrario – basso, dai capelli scuri, gli occhi incorniciati da un elegante pince-nez, un baffetto sottile spuntato sopra il labbro.

I due uomini sono tra i più potenti del Terzo Reich – l’uomo in punto di morte è Reinhard Heydrich, governatore della Moravia per conto di Berlino, mentre colui accorso al suo capezzale è Heinrich Himmler, Reichsführer delle SS. Himmler se ne va nel momento in cui Heydrich scivola in un coma da cui non risveglierà più – è la sera del 3 giugno 1942, e il giorno seguente il biondo “Boia di Praga” esalerà l’ultimo respiro. Come si è arrivati a questo? Per capirlo occorre fare un passo indietro nel tempo di alcuni anni.
Reinhard Tristan Eugen Heydrich nacque nel 1904 a Halle, nella Germania centrale, figlio del compositore e cantante d’opera Richard Bruno Heydrich e di sua moglie Elisabeth Anna Maria Amalia Krantz. Proprio dai genitori il futuro gerarca nazista ereditò la passione per la musica, cominciando a suonare il violino in tenera età. Reinhard era inoltre un ragazzo fisicamente prestante ed eccelleva nelle attività sportive, soprattutto nell’atletica, nel nuoto e nella scherma. Appassionato alla vita militare, si unì giovanissimo ai Freikorps, organizzazioni paramilitari di orientamento nazionalista e conservatore create dai veterani dell’esercito tedesco dopo la fine della Grande Guerra.

Compiuti diciotto anni, nel 1922 Heydrich si arruolò nella Reichsmarine, la piccola marina della Repubblica di Weimar. Ebbe una carriera relativamente rapida e nel 1928 venne promosso sottotenente di vascello. Tuttavia già l’anno successivo venne congedato con disonore in quanto dopo aver avuto una relazione con la figlia di un suo superiore, la abbandonò per una donna più giovane. La figlia dell’ufficiale riferì l’accaduto al padre e Heydrich si ritrovò denunciato alla corte marziale per “condotta deplorevole per un ufficiale e per un gentiluomo”. Evidentemente non pago di tutto ciò, nel corso del processo Reinhard si comportò con una spavalderia tale da costargli anche l’accusa di insubordinazione.
Ormai perduta ogni possibilità di carriera in marina, nel dicembre del 1930 durante un ballo di un club di canottaggio a Kiel incontrò Lina von Osten, erede di una famiglia della piccola nobiltà tedesca. I due si piacquero subito e già il 18 dicembre annunciarono il loro fidanzamento convolando a nozze il 26 dicembre 1931, alcuni mesi dopo il definitivo licenziamento di Heydrich dalla marina.

Fu proprio la moglie a convincere Heydrich a unirsi alle SS (o Schultzstaffel, letteralmente «squadre di protezione» ) istituite da Hitler nel 1925 quale sua guardia personale. Il fratello di Lina – e quindi il cognato di Heydrich – Jürgen von Osten, si era già unito al movimento nazionalsocialista e convinse la sorella a fare altrettanto. Proprio nel 1931 Heinrich Himmler, comandante delle SS dal 1929, volle creare un’unità di controspionaggio interna all’organizzazione. Heydrich non aveva alcuna esperienza nel settore dello spionaggio, ma nella marina operava nel settore delle comunicazioni. Lina allora gli preparò le valigie e lo mandò a colloquio dal Reichsführer. Himmler a quanto pare rimase impressionato dal giovane ex-cadetto e, dopo averlo invitato ad accomodarsi, gli diede venti minuti per mettere nero su bianco le sue idee per il servizio di sicurezza interna delle SS, il Sicherheitdienst. Heydrich evidentemente si diede da fare e il suo scritto impressionò Himmler, al punto da offrirgli il lavoro sul momento: fu l’inizio di un’alleanza e di un’amicizia destinata a causare la morte di milioni di persone.
A questo punto facciamo un salto in avanti nel tempo di dieci anni. E’ il 1941 e l’Europa è in guerra da due anni, dopo che a partire dal 1939 la Germania nazista ha invaso uno dopo l’altro Polonia, Danimarca, Norvegia, Olanda, Belgio, Lussemburgo, Francia, Jugoslavia, Grecia e Unione Sovietica.

Il Terzo Reich si trovava all’apogeo della propria potenza e Heydrich ricopriva il grado di generale o meglio di Obergruppenführer – letteralmente “Comandante di Gruppo Superiore”, grado inferiore soltanto a quello di inferiore solo al Reichsführer-SS attribuito allo stesso Himmler – ed era un uomo potente e temuto. Zelante esecutore dei crimini voluti da Hitler sia contro oppositori politici ed ebrei sia contro i compagni accusati di tradimento come le SA, sterminate nella Notte dei Lunghi Coltelli.
Nel 1939 Himmler lo mise a capo del Reichssicherheitshauptamt o RSHA, vale a dire l’Ufficio Centrale per la Sicurezza del Reich, dipartimento da cui dipendevano tutte le polizie. In seguito organizzò l’attacco alla centrale radio di Gleiwitz, denominato “Operazione Himmler”, che diede il via alla seconda guerra mondiale. Come un novello e gotico Cesare Borgia, per Heydrich la guerra non era altro che un’occasione per guadagnare nuove glorie e promozioni.

Crudele ma logico e calcolatore, non si fermò davanti a nulla per ottenere l’agognata Croce di Ferro, una delle più prestigiose onorificenze militari tedesche. Perciò, contravvenendo agli ordini di Himmler, all’inizio della guerra entrò nei ranghi della Luftwaffe, partecipando ad alcune missioni di combattimento. Il suo spirito temerario lo portò ad essere abbattuto dalla contraerea sovietica e si salvò a stento dopo un atterraggio di fortuna dietro le linee nemiche. Dopo questo episodio, Hitler e Himmler gli vietarono categoricamente il volo in quanto sarebbe infatti un disastro se un uomo importante come lui fosse caduto vivo nelle mani del nemico.
Nel settembre del 1941 Heydrich venne nominato governatore del Protettorato di Boemia e Moravia, sostituendo Konstantin von Neurath – ex Ministro degli Esteri – giudicato da Hitler troppo “morbido” per aver tentato di porre un freno alle brutalità inflitte alla popolazione ceca dal suo capo della polizia, Karl Hermann Frank. Heydrich diventò il dittatore de facto della zona occupata, ordinando repressioni e persecuzioni contro ebrei e sinti, tanto da guadagnarsi l’appellativo di “Boia di Praga“, “Bestia Bionda” oppure “Giovane Dio Malvagio della Morte”. Heydrich intendeva fare della ex Cecoslovacchia una terra esclusivamente tedesca tanto che, dopo la nomina a governatore, disse ai suoi aiutanti: “Germanizzeremo i parassiti cechi”.

Nel suo nuovo ruolo, Heydrich utilizzò il metodo del bastone e della carota arrivando ad offrire ai lavoratori cechi salari e condizioni di lavoro al pari di quelli tedeschi. Nonostante le pubbliche dimostrazioni di buona volontà nei confronti della popolazione, in privato Heydrich fu molto chiaro su quale fosse il reale obiettivo della politica del Reich per la Boemia e la Moravia: “L’intera area un giorno sarà sicuramente tedesca e i cechi non hanno nulla da aspettarsi qui”. Alla fine fino a due terzi della popolazione sarebbero stati trasferiti nelle regioni orientali o sterminati dopo che la Germania avesse vinto la guerra. La Boemia e la Moravia a quel punto sarebbero state annesse direttamente al Reich tedesco.
Nonostante ciò, Heydrich appariva comunque molto più benevolo rispetto agli altri “viceré” nazisti, come ad esempio Hans Frank, governatore della Polonia occupata. Quest’ultimo infatti, quando Heydrich ordinò di far affiggere in tutta Praga dei manifesti che annunciavano l’impiccagione di dieci “nemici del Reich” pare avesse commentato in tono ironico: “Se dovessi far appendere dei manifesti ogni qual volta faccio impiccare dei polacchi, in Polonia non vi sarebbe più carta da un pezzo!”.

A questo punto però di fronte alle violenze e ai soprusi inflitti alla popolazione, il governo cecoslovacco in esilio a Londra decise che era giunto il momento di eliminare fisicamente Heydrich. Churchill e il governo inglese si dissero d’accordo, giudicando il gerarca nazista un uomo troppo pericoloso per essere lasciato in vita. Un commando di patrioti cecoslovacchi fu appositamente addestrato in Scozia dalla RAF per poi essere paracadutati tra il 28 e il 29 dicembre 1941 in territorio nemico. Gli attentatori sapevano di avere ben poche chance di sopravvivere comunque sarebbe andata. Questi eroi erano i caporalmaggiori Jan Kubiš e Jozef Gabčík, il tenente Adolf Opálka, il sergente Jaroslav Svarc e i caporali Josef Bublic e Jan Hruby. Il piano per eliminare Heydrich fu denominato “Operazione Antrhopoid”, in riferimento alla disumanità del gerarca nazista, che di umano poteva avere soltanto l’aspetto.

Jozef Gabčík e Jan Kubiš.
Dopo mesi passati a studiare i movimenti della loro vittima, mercoledì 27 maggio 1942 gli attentatori decisero di entrare in azione. Quel giorno Heydrich, a bordo della Mercedes Benz decapottabile d’ordinanza, si stava dirigendo all’aeroporto per volare a Berlino dove era stato convocato da Hitler che, a quanto pare, insoddisfatto della situazione nella Francia occupata, intendeva inviare sul posto “Reinhard il Terribile” a raddrizzare le cose.
I patrioti entrarono in azione in cima a una salita percorsa anche dai binari del tram, la via Holesovickach, nella zona di Praga Libeň, dove a causa di una curva ad angolo retto l’autista fu obbligato a rallentare. Al segnale convenuto Jozef Gabčík tentò di fare fuoco contro la vettura ma il suo Sten si inceppò. L’azione fu veloce e brutale, e proprio allora Heydrich commise un errore fatale: invece di fuggire, estrasse la pistola e ordinò al suo autista di fermarsi.

Allora Jan Kubiš lanciò un ordigno, una mina anticarro modificata, contro la Mercedes, che esplose. Pur contuso Heydrich saltò a terra pronto a far fuoco contro gli aggressori che fuggirono, convinti di avere fallito. Tuttavia di lì a poco il Boia di Praga crollò a terra svenuto. Trasportato all’ospedale, perì il 4 giugno successivo a causa una grave infezione del sangue, dovuta al contatto della milza con dei crini di cavallo dell’imbottitura dei sedili della sua Mercedes. Sembra che la decisione da parte dei medici che lo curavano di non somministrargli sulfamidici abbia contribuito al decesso. In onore di Heydrich fu celebrato un grandioso funerale a Berlino con tutte le più alte cariche del Reich. Hitler tuttavia commentò a riguardo del defunto «È stato stupido e idiota. Un uomo come lui non doveva esporsi a simili rischi».

La risposta dei nazisti fu violenta e brutale. Gli attentatori, nel frattempo, avevano trovato rifugio presso la chiesa di San Cirillo e Metodio in via Resslova. Una volta rintracciatili i tedeschi misero sotto assedio la cattedrale, facendo uso di gas lacrimogeni e infine allagando le catacombe per riuscire a stanarli. Tuttavia, piuttosto che farsi prendere vivi, Gabčík e Kubiš si tolsero la vita. La morte dei due patrioti non valse a placare la sete di sangue dei nazisti: secondo Hitler il popolo ceco doveva pagare per questo misfatto. Inizialmente il dittatore tedesco pretese la fucilazione di 10 mila cechi ma Himmler e Kurt Daluege – successore ad interim di Heydrich e capo della Ordnungpolizei – lo convinsero ad accontentarsi di una vendetta più “lieve”.
Avendo rintracciato presunti complici degli assassini nel villaggio di Lidice, il giorno dopo i funerali di Heydrich, 9 giugno 1942 le SS circondarono il paesino per poi abbandonarsi al massacro della popolazione. 192 uomini e ragazzi di età superiore ai 15 anni vennero fucilati mentre le 198 donne del villaggio vennero deportate nel campo di concentramento di Ravensbrück. Dei restanti 99 bambini, 17 vennero giudicati adatti alla per la “germanizzazione” e affidati a famiglie tedesche mentre gli altri 82 furono condotti al campo di sterminio di Chełmno, in Polonia, dove vennero uccisi nelle camere a gas. Soltanto 153 donne e 17 bambini riuscirono a fare ritorno a Lidice dopo la fine della guerra.

Qualche giorno dopo la strage di Lidice, durante una perquisizione a Ležáky, alcuni agenti della Gestapo trovarono l’attrezzatura radiofonica appartenente al commando che aveva teso l’agguato ad Heydrich. Il 24 giugno circa 500 SS circondarono Ležáky, rastrellarono tutti gli abitanti e distrussero tutte le case. Ležáky venne così cancellata dalle carte geografiche. Tutti i 33 adulti residenti vennero passati per le armi mentre dei 13 bambini, due sorelline furono affidate ad una famiglia per essere germanizzate, mentre i restanti 11 furono mandati a Chelmno, dove furono gassati nell’estate 1942.
Nonostante la sua morte, il più grande crimine di Heydrich andò avanti comunque senza di lui. Pochi mesi prima di essere ucciso infatti, il 20 gennaio 1942, la Bestia Bionda aveva infatti presieduto la conferenza di Wannsee, alle porte di Berlino, dove assieme ad altri gerarchi nazisti aveva discusso e pianificato la cosiddetta “Soluzione finale della questione ebraica” (Endlösung der Judenfrage), vale a dire il completo sterminio della popolazione ebraica europea. Anche dalle tenebre dell’aldilà, l’Angelo del Male continuò a mietere vittime.